Passa ai contenuti principali

LUMIA SU CASO MANCA

LUMIA - Al Ministro della giustizia. – Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: Attilio Manca nasce a San Donà di Piave (Venezia) il 20 febbraio 1969 da genitori siciliani, Angelina Gentile e Gino Manca; il padre di Attilio è un insegnante che risiede per motivi lavorativi dal 1968 a Caorle (Venezia). Nel 1974 la famiglia Manca torna in Sicilia nella città di origine: Barcellona Pozzo di Gotto (Messina); nel 1987 Attilio si diploma brillantemente al liceo classico e successivamente supera la prova selettiva per l'ammissione alla facoltà di medicina dell'Università Cattolica di Roma. Nel 1995 si laurea in medicina ottenendo il massimo dei voti. Quello stesso anno entra nella scuola di specializzazione di urologia diretta dal professor Gerardo Ronzoni. Il professore, colpito delle sue grandi qualità, lo fa subito lavorare nel suo studio privato e nel contempo lo avvia immediatamente alla chirurgia; Attilio Manca viene ritrovato morto nella sua abitazione di Viterbo alle 11 di mattina del 12 febbraio 2004. Comincia così il mistero che ruota attorno a quello che frettolosamente viene definito un suicidio. Nel suo braccio sinistro furono trovati le tracce di due punture, mentre sul pavimento furono rinvenute due siringhe. Secondo le indagini effettuate subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione da subito fu contestata dai genitori: Manca, infatti, era mancino e dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. L'autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un'overdose e poi classificato come suicidio. I genitori si opposero all'archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso, ipotizzando, fra le possibili cause, che Attilio Manca fosse stato coinvolto in un intervento chirurgico subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia; nel gennaio 2005 infatti furono rese pubbliche le intercettazioni di Francesco Pastoia e i genitori di Attilio Manca, leggendo dell'operazione chirurgica per l'asportazione di un tumore alla prostata di Provenzano a Marsiglia, ricordarono di un viaggio nel sud della Francia da parte del loro figlio per motivi di lavoro nell'autunno 2003. Il 28 gennaio 2005 Pastoia fu trovato impiccato nella sua cella. In base all'inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica di Palermo, risultò che il boss Bernardo Provenzano era stato operato alla prostata in una clinica privata nei dintorni di Marsiglia. Durante il viaggio dell'autunno 2003, secondo la ricostruzione dei genitori di Manca, l'urologo barcellonese, fra i primi in Italia a praticare la prostatectomia laparoscopica, potrebbe essere entrato in contatto con il capomafia Provenzano. Questa versione è stata tuttavia, allo stato, respinta superficialmente e senza fare tutti gli accertamenti ripetutamente richiesti; il legale della famiglia, l'avvocato Fabio Repici, il 17 giugno 2009 ha dichiarato a Radio24 che le indagini svolte dalla procura di Viterbo sono state lacunose, sia dal punto di vista del controllo delle telefonate, sia dal punto di vista delle indagini vere e proprie, che avrebbero trascurato il ruolo del cugino della vittima Ugo Manca, con precedenti penali legati anche alla criminalità organizzata barcellonese, sia, infine, all'assenza di ogni accertamento su quanto avvenuto nelle ultime 30 ore di vita di Attilio Manca. Intanto, alla fine del 2008 il Gip di Viterbo aveva rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ordinato nuove indagini, si chiede di sapereLUMIA - Al Ministro della giustizia. – Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: Attilio Manca nasce a San Donà di Piave (Venezia) il 20 febbraio 1969 da genitori siciliani, Angelina Gentile e Gino Manca; il padre di Attilio è un insegnante che risiede per motivi lavorativi dal 1968 a Caorle (Venezia). Nel 1974 la famiglia Manca torna in Sicilia nella città di origine: Barcellona Pozzo di Gotto (Messina); nel 1987 Attilio si diploma brillantemente al liceo classico e successivamente supera la prova selettiva per l'ammissione alla facoltà di medicina dell'Università Cattolica di Roma. Nel 1995 si laurea in medicina ottenendo il massimo dei voti. Quello stesso anno entra nella scuola di specializzazione di urologia diretta dal professor Gerardo Ronzoni. Il professore, colpito delle sue grandi qualità, lo fa subito lavorare nel suo studio privato e nel contempo lo avvia immediatamente alla chirurgia; Attilio Manca viene ritrovato morto nella sua abitazione di Viterbo alle 11 di mattina del 12 febbraio 2004. Comincia così il mistero che ruota attorno a quello che frettolosamente viene definito un suicidio. Nel suo braccio sinistro furono trovati le tracce di due punture, mentre sul pavimento furono rinvenute due siringhe. Secondo le indagini effettuate subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione da subito fu contestata dai genitori: Manca, infatti, era mancino e dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. L'autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un'overdose e poi classificato come suicidio. I genitori si opposero all'archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso, ipotizzando, fra le possibili cause, che Attilio Manca fosse stato coinvolto in un intervento chirurgico subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia; nel gennaio 2005 infatti furono rese pubbliche le intercettazioni di Francesco Pastoia e i genitori di Attilio Manca, leggendo dell'operazione chirurgica per l'asportazione di un tumore alla prostata di Provenzano a Marsiglia, ricordarono di un viaggio nel sud della Francia da parte del loro figlio per motivi di lavoro nell'autunno 2003. Il 28 gennaio 2005 Pastoia fu trovato impiccato nella sua cella. In base all'inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica di Palermo, risultò che il boss Bernardo Provenzano era stato operato alla prostata in una clinica privata nei dintorni di Marsiglia. Durante il viaggio dell'autunno 2003, secondo la ricostruzione dei genitori di Manca, l'urologo barcellonese, fra i primi in Italia a praticare la prostatectomia laparoscopica, potrebbe essere entrato in contatto con il capomafia Provenzano. Questa versione è stata tuttavia, allo stato, respinta superficialmente e senza fare tutti gli accertamenti ripetutamente richiesti; il legale della famiglia, l'avvocato Fabio Repici, il 17 giugno 2009 ha dichiarato a Radio24 che le indagini svolte dalla procura di Viterbo sono state lacunose, sia dal punto di vista del controllo delle telefonate, sia dal punto di vista delle indagini vere e proprie, che avrebbero trascurato il ruolo del cugino della vittima Ugo Manca, con precedenti penali legati anche alla criminalità organizzata barcellonese, sia, infine, all'assenza di ogni accertamento su quanto avvenuto nelle ultime 30 ore di vita di Attilio Manca. Intanto, alla fine del 2008 il Gip di Viterbo aveva rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ordinato nuove indagini, si chiede di sapere
se il Ministro in indirizzo ritenga di verificare, mediante un'attività ispettiva, se l'Autorità giudiziaria abbia provveduto a identificare e interrogare i componenti dell'équipe sanitaria che risultò aver provveduto all'intervento chirurgico su Bernardo Provenzano nell'ottobre 2003; se non si ritenga opportuno verificare le denunciate mancanze e la denunciata superficialità di chi ha effettuato le indagini sulla morte di Attilio Manca, con particolare riferimento alle ultime 30 ore di vita, controllando le sue chiamate o le celle del cellulare, per avere un responso certo del luogo dove si trovava.

Post popolari in questo blog

Truffa del "Finto Medico": con la scusa di una visita di controllo raggirano anziana

  Comando Provinciale di  Reggio Emilia   -   Reggio Emilia , 21/11/2025 13:42 Nonostante i continui inviti a diffidare dagli estranei ad opera dei carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia - che al riguardo hanno anche più volte ricordato i consigli della campagna antitruffa “Non aprite quella porta” – non si fermano i truffatori che con pretestuose richieste o controlli raggirano e derubano gli anziani dei loro averi. Proprio questo è accaduto il 20 novembre scorso a Reggiolo, quando due uomini intorno alle 13:00 circa, suonavano al citofono di casa di un’anziana 81enne, e qualificandosi come operatori sanitari, riferivano all’anziana donna che le avrebbero dovuto effettuare una visita domiciliare. I due falsi operatori sanitari dunque, avuto accesso all’abitazione, con artifizi e raggiri, si impossessavano di due collanine in oro di grande valore affettivo, custodite su un mobile della cucina, e successivamente si dileguavano immediatamente. L’anziana d...

Furti di metalli nella valle Telesina

  Comando Provinciale di  Benevento   -   Telese Terme (BN) , 09/12/2025 16:12 A San Lorenzo Maggiore, un quarantunenne di Telese Terme, gravato da precedenti specifici, è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita che lo sorprendevano mentre nascondeva all'interno della propria autovettura materiale ferroso dal peso complessivo di circa 400 kg, appena asportati da un cantiere edile. L’autore, bloccato dai militari, veniva condotto in Caserma, dove, al termine di tutte le formalità di rito, veniva sottoposto alla misura degli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, come disposto dal Pubblico Ministero di turno. Ad Amorosi, sulla SS Fondovalle Isclero, un quarantanovenne proveniente dalla provincia di Benevento, e già gravato da precedenti specifici, è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita che lo sorprendevano mentre nascondeva all'interno della propria autovettura due matasse di cavi di r...

ANCORA CONTROLLI DELLA TASK FORCE COORDINATA DALLA POLIZIA DI STATO NELLE STALLE E NEGLI ALLEVAMENTI: DENUNCIATO UN UOMO PER MALGOVERNO DI ANIMALI E SEQUESTRATO UN CAVALLO. SOTTOPOSTO A SEQUESTRO SANITARIO ANCHE UN INTERO ALLEVAMENTO DI ANIMALI A VACCARIZO A CATANIA

  La Polizia di Stato ha denunciato per malgoverno di animali un catanese di 50 anni e ha sequestrato un cavallo maltrattato, affidandolo in giudiziale custodia. Nell’ambito dei controlli che vengono effettuati ogni settimana per la prevenzione e la repressione del fenomeno delle corse e della macellazione clandestina, i poliziotti della Squadra a Cavallo della Questura di Catania, unitamente ai medici del Dipartimento di Prevenzione – Servizio Veterinari – dell’Asp di Catania, hanno proceduto al controllo di una stalla in via Castromarino, in pieno centro storico. I poliziotti hanno rintracciato il proprietario del fatiscente box abusivo, che era stato adibito a stalla, priva di acqua e luce, al cui interno vi era un cavallo in evidenti condizioni di maltrattamento. L’equide era molto sporco e maleodorante, in condizioni igienico sanitarie estremamente precarie, senza cibo e acqua sufficienti, ed il box non aveva alcuna apertura per l’areazione degli ambienti. Unitamente ai polizi...