L'UMBRIA NON E' TERRA DI MAFIA MA LA MAFIA C'E' E FA OTTIMI AFFARI
ANALISI INFILTRAZIONI CRIMINALI UMBRIA
La Fondazione Antonino Caponnetto, da quando è nata, segue con attenzione i fenomeni criminali ed esamina i fatti di cronaca avvenuti. Dalle attività svolte emerge una situazione delicata in merito alla presenza di organizzazioni mafiose attive in Umbria.
L'analisi che segue, di natura socio-politica, basata sull'osservazione del territorio, si auspica possa servire a contrastare i fenomeni criminali, sia comuni che mafiosi, servendo da sprone a tutti e a ciascuno, per non far mai abbassare la guardia davanti a questi avvenimenti.
Non si può non notare che i segnali presenti da tempo in Umbria sono probabilmente stati sottovalutati, confidando nel fatto che tale territorio, storicamente non mafioso, possedesse un tessuto sociale in grado di respingere i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Diversi fattori devono essere presi in considerazione. I primi contatti sono avvenuti con tutta probabilità attraverso soggetti appartenenti a organizzazioni criminali inviati in Umbria in soggiorno obbligato.
Scelgono altresì l'Umbria sodalizi mafiosi in fuga od in cerca di silenzio per la tranquillità che tale territorio offre e per la facilità nel riciclaggio del denaro sporco. Inoltre il dramma del terremoto ha permesso ad imprese mafiose provenienti da altre regioni di infiltrarsi nella ricostruzione. A preoccupare negli ultimi anni è soprattutto la possibilità e la capacità delle mafie italiane di realizzare sodalizi affaristici anche con le mafie straniere presenti sul territorio.
Il tutto s'inserisce in un quadro economico internazionale che mostra una ripresa instabile, con la possibilità di rischi recessivi. La crescita degli Stati Uniti risulta essere lenta e l’incertezza sulla possibilità di tenuta di economie trainanti quali quelle emergenti dipinge un affresco economico globale ancora fragile.
In Europa ha particolarmente pesato il debito pubblico dei singoli stati membri che ha costretto ad interventi di rientro dai disavanzi. Anche l’Italia ha fortemente risentito di una manovra finanziaria decisamente restrittiva.
L’analisi della situazione sullo stato economico della regione Umbria considerando le rilevazioni Istat, mostra come siano state le imprese artigiane quelle maggiormente investite dalla crisi, le quali pur tornando a crescere nel 2010 non sono riuscite a compensare la flessione iniziale. Anche il settore edile ha attraversato un periodo assai negativo e la produzione industriale registra una situazione di difficoltà. Non stanno meglio il settore agricolo e quello turistico anche se quest'ultimo è in leggera ripresa.
Tale quadro economico in crisi rappresenta il terreno ideale per l'infiltrazione criminale di tipo mafioso mirante all'investimento di soldi provenienti dalle attività illegali.
Altro fattore di debolezza è la propensione al consumo delle droghe da una parte della popolazione. Ciò comporta, oltre agli inevitabili problemi di gestione sociale del problema il finanziamento diretto delle organizzazioni criminali organizzate mafiose e non da parte dei consumatori spesso vittime di overdose.
GRUPPI PRESENTI SUL TERRITORIO
I sodalizi criminali presenti sul territorio sono numerosi. In particolare risultano presenti: Cosa Nostra, l'ndrangheta, i Casalesi, i colombiani, gli albanesi, i rumeni, i nigeriani, i nordafricani ed i cinesi.
Siamo quindi di fronte alla classica situazione dei territori in origine non mafiosi dove, in mancanza di un gruppo autoctono, convivono diversi sodalizi venuti da fuori.
In particolare i rapporti della DIA segnalano già da diversi anni la presenza mafiosa di esponenti campani collegati agli Schiavone, di Calabresi del gruppo Farao, di pugliesi e siciliani. I Casalesi per la DIA hanno una capacità criminale elevata in Umbria.
Non mancano i traffici di donne e di droga gestiti dagli albanesi ed i traffici internazionali gestiti da colombiani e nordafricani. Tutti questi gruppi si mimetizzano molto bene in un contesto tranquillo.
Il rapporto AISI del 2010 mostra, tra i suddetti sodalizi, in ascesa l'ndrangheta.
Il rapporto del DIS di inizio 2011 rileva un'influenza notevole delle varie forme di mafia con un'attenzione particolare all'arrivo dei cinesi in grado di approfittare della situazione economica arrivando ad impiantare imprese commerciali pulite anche in centri minori. Tale criminalità crea insediamenti propri ma mira al contempo ad imporsi nel controllo di tutte le attività economiche dei cinesi mettendo in difficoltà gli onesti. Sempre in questo rapporto in Umbria Cosa Nostra viene data in difficoltà, l'ndrangheta viene considerata solida ed i Casalesi in declino. Inquieta inoltre il fatto che le cosche italiane per rafforzarsi mirano ad infiltrarsi negli appalti pubblici nel comparto sanitario, agrituristico e nell'energia oltre che nelle grandi opere. (Perugia-Ancona?) Le mafie straniere vengono definite dal rapporto maggiormente dinamiche ed in grado di ricorrere spesso a gang giovanili per condizionare la concorrenza.
OPERAZIONI ANTIMAFIA
Le numerose operazioni contro la mafia in tutte le sue forme messe assieme danno un quadro della situazione sul territorio.
1.Febbraio 2008. Operazione “Naos” dei R.O.S., coordinata dalla DDA di Perugia, ha evidenziato la presenza di una sorta di alleanza sinergica tra camorra e l 'ndrangheta mirante ad impadronirsi di aziende pulite. In questo modo i sodalizi espandevano le proprie attività e miravano ad occuparsi di ambiziosi progetti infrastrutturali relativi ad appalti pubblici, anche per il tramite di politici “amici”. Il sodalizio mafioso era collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della 'ndrangheta dei Morabito – Palamara -Bruzzaniti.
2.Ottobre 2008. Operazione dei CC a Terni con l'arresto del latitante DI CATERINO inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, appartenente alla fazione stragista dei casalesi
3.Maggio 2009. Operazione DIA /CC relativa ad un ingente quantitativo di droga proveniente dall'Afghanistan all'Umbria e gestito da gruppi napoletani ed albanesi
4.Giugno 2009. Operazione contro il clan Terracciano della camorra, del valore di oltre 20 milioni di euro (immobiliare e non). Le città coinvolte sono: Perugia, Città di Castello e Monteleone di Orvieto.
5.Gennaio 2010. Operazione Pandora contro il clan Gallo della camorra. I camorristi in un'intercettazione ritenevano che in Umbria gli affari sono buoni. Il valore dell'operazione è di svariati milioni di euro.
6.Febbraio 2010. Dal rapporto DIA. Sequestro a Spoleto di un appezzamento di terreno e relativo casolare di proprietà di un ergastolano mafioso di Agrigento.
7.Febbraio 2010. Dal rapporto DIA. Coclusione indagini “Little”, “Smeraldo 1” e “Smeraldo 2” su traffico droga criminalità albanese.
8.Marzo 2010. Dal rapporto DIA. Sequestro a Foligno di alcuni beni e di una società di costruzioni riconducibili ad un mafioso di Carini.
9.Marzo 2010. Operazione DIA/CC contro il clan di Cosa Nostra di Lo Cricchio collegato ai Lo Piccolo. Beni confiscati pari ad un milione e mezzo di euro. Alcuni dei quali a Terni.
10.Marzo 2010. Dal rapporto DIA. Operazione “Iktus” inerente la criminalità rumena dedita alle truffe informatiche.
11.Agosto 2010. Operazione CC/GDF di Montepulciano. Due residenti a Spoleto fra gli arrestati avevano messo una base dell'ndrangheta in Umbria per invadere la Toscana. Indagini partite da un incendio nel senese.
12.Dicembre 2010. Aperta indagine su infiltrazione 'ndrangheta negli alberghi in Umbria collegata alle vicende che hanno portato l'ex senatore De Girolamo in carcere.
13.Febbraio 2011. Operazione PS Black Passenger. Scoperto traffico di droga gestito da nigeriani passanti per l'Olanda.
14.Febbraio 2011. Arrestato ad Orvieto Maurizio Sangermano esponente in passato collegato alla banda della magliana.
15. Febbraio 2011. Arrestato in Romania grazie ai contatti che teneva a Terni il latitante dell'ndrangheta Cosimo Scaglione.
ATTIVITA' SCELTE
Dai capitoli pregressi si evince che le attività scelte dalle organizzazioni criminali variano in più settori. Il sistema di libero mercato non ne trae in alcun modo beneficio, anzi al contrario ne è notevolmente danneggiato. Nel corso del tempo il sistema delle economie mafiose è cambiato; esso è complesso, quanto “virtuosamente” sinergico. Il mafioso non agisce personalmente e per il suo diretto profitto, ma operando attraverso dei prestanome, e richiamando l’intervento di specialisti dei vari settori economico – amministrativi crea una vera e propria impresa a partecipazione mafiosa. Nasce così, un'azienda apparentemente legale, i cui capitali mafiosi attraverso i prestanome, tramite l'acquisto di azioni e quote societarie, penetrano nell'impresa. In questo modo la mafia si presenta sul mercato con un aspetto legale, avvalendosi del “know-how” che l'impresa mafiosa, rispetto alla normale azienda, non possiede. Così facendo, la mafia altera le regole del mercato, mirando ad avere il monopolio o l'oligopolio in particolari settori e ambiti territoriali.
In particolare le attività predilette sono:
1.Night/Locali notturni. Sinergia tra casalesi e calabresi.
2.Sfruttamento prostituzione. Soprattutto albanesi.
3.Riciclo denaro sporco. Tutti i gruppi presenti.
4.Traffico di rifiuti. Soprattutto i camorristi come si evince da numerose inchieste ed in particolare da quella di Bonini del 2008 su “La Repubblica”. Degne di nota anche le dichiarazioni del collaboratore di giustiza di Cosa Nostra relativamente ad un traffico di rifiuti proveniente da Trapani.
5.Agriturismi ed alberghi. Cosche italiane.
6.Appalti pubblici. Cosa Nostra ed 'ndrangheta.
7.Narco traffico. Tutti i gruppi presenti.
8.Ambiente ed Energia. Cosche italiane.
LUOGHI COMUNI
In un'apparente isola felice come l'Umbria è importante conoscere quali sono I luoghi comuni sulla mafia.
Vediamo quali sono.
1) la mafia non esiste. Oramai è stato appurato il contrario. Ma fino al maxiprocesso del 1986 di Caponnetto era il più diffuso.
2) la mafia se esiste è puramente un fenomeno criminale. Persiste ancora e favorisce la sottovalutazione del problema. Se fosse un puro e semplice fenomeno criminale sarebbe stata già debellata da tempo.
3) si ammazzano tra di loro a noi non interessa. Errato. Quando c'è una guerra di mafia chi rimane vivo rafforza il proprio gruppo ed aumentano i problemi.
4) di mafia non bisogna parlarne perché si rovina la reputazione di un territorio. Errore gravissimo che tuttora persiste in quasi tutto il nord ed in parte del centro e del sud. Non parlare della mafia significa aiutare la sua espansione.
5) teoria dell'isola felice. Non esistono luoghi nel nostro paese ed in Europa ove la mafia in qualche sua forma non sia presente. Questo errore di valutazione ad oggi persiste specialmente nel centro nord.
6) la mafia nasce dalla povertà. Al contrario la mafia nasce nei territori potenzialmente ricchi e li rende poveri. In Sicilia Cosa Nostra ha iniziato nella conca d'oro con il traffico di limoni.
7) teoria della totale sconfitta dopo gli ultimi arresti. Errore strategico già commesso nel 1996. Mai vendere prima della sua morte la pelle dell'orso.
8) la mafia una volta era buona. Falso non lo è mai stata.
9) di mafia straniera non bisogna parlarne perchè si rischia il razzismo. Errore grave perchè parlarne significa aiutare gli stranieri onesti.
10) non si fanno passi avanti. Falso in Italia ne sono stati fatti molti. Non bastano però in quanto bisogna agire sul piano internazionale. In Europa sono messi peggio.
11) ci prendiamo solo i soldi del riciclo dei mafiosi. Tanto i mafiosi non arrivano. Falso. I mafiosi dopo arrivano.
12) la mafia è invincibile. Non è vero. I danni che ha subito sono notevoli.
La mafia è un virus. Un virus mutante. Superare i luoghi comuni è come un vaccino e rappresenta un primo passo per sconfiggerla.
CONCLUSIONI
L'Umbria per fortuna è una regione non abituata alla mafia. L'Umbria per fortuna non è un territorio mafioso, ma purtroppo la mafia c'è e non va in alcun modo sottovalutata.
L'analisi contenuta nel dossier, che si fonda solo su notizie basate su rapporti pubblici o su fonti giornalistiche, serve a puntare l'attenzione sui fenomeni mafiosi presenti in regione.
Al momento si può considerare verosimile un fatturato delle organizzazioni criminali pari a c.a. 2 miliardi di euro e pertanto, se non si interviene in tempo, l'economia di una bellissima regione come l'Umbria rischia di essere divorata dalla mafia. Non siamo ancora a questo punto ma vista la crisi economica attuale bisogna intervenire.
A tal proposito è importante il fatto che il consiglio regionale si sia dotato di una commissione antimafia interna.
ANALISI INFILTRAZIONI CRIMINALI UMBRIA
La Fondazione Antonino Caponnetto, da quando è nata, segue con attenzione i fenomeni criminali ed esamina i fatti di cronaca avvenuti. Dalle attività svolte emerge una situazione delicata in merito alla presenza di organizzazioni mafiose attive in Umbria.
L'analisi che segue, di natura socio-politica, basata sull'osservazione del territorio, si auspica possa servire a contrastare i fenomeni criminali, sia comuni che mafiosi, servendo da sprone a tutti e a ciascuno, per non far mai abbassare la guardia davanti a questi avvenimenti.
Non si può non notare che i segnali presenti da tempo in Umbria sono probabilmente stati sottovalutati, confidando nel fatto che tale territorio, storicamente non mafioso, possedesse un tessuto sociale in grado di respingere i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Diversi fattori devono essere presi in considerazione. I primi contatti sono avvenuti con tutta probabilità attraverso soggetti appartenenti a organizzazioni criminali inviati in Umbria in soggiorno obbligato.
Scelgono altresì l'Umbria sodalizi mafiosi in fuga od in cerca di silenzio per la tranquillità che tale territorio offre e per la facilità nel riciclaggio del denaro sporco. Inoltre il dramma del terremoto ha permesso ad imprese mafiose provenienti da altre regioni di infiltrarsi nella ricostruzione. A preoccupare negli ultimi anni è soprattutto la possibilità e la capacità delle mafie italiane di realizzare sodalizi affaristici anche con le mafie straniere presenti sul territorio.
Il tutto s'inserisce in un quadro economico internazionale che mostra una ripresa instabile, con la possibilità di rischi recessivi. La crescita degli Stati Uniti risulta essere lenta e l’incertezza sulla possibilità di tenuta di economie trainanti quali quelle emergenti dipinge un affresco economico globale ancora fragile.
In Europa ha particolarmente pesato il debito pubblico dei singoli stati membri che ha costretto ad interventi di rientro dai disavanzi. Anche l’Italia ha fortemente risentito di una manovra finanziaria decisamente restrittiva.
L’analisi della situazione sullo stato economico della regione Umbria considerando le rilevazioni Istat, mostra come siano state le imprese artigiane quelle maggiormente investite dalla crisi, le quali pur tornando a crescere nel 2010 non sono riuscite a compensare la flessione iniziale. Anche il settore edile ha attraversato un periodo assai negativo e la produzione industriale registra una situazione di difficoltà. Non stanno meglio il settore agricolo e quello turistico anche se quest'ultimo è in leggera ripresa.
Tale quadro economico in crisi rappresenta il terreno ideale per l'infiltrazione criminale di tipo mafioso mirante all'investimento di soldi provenienti dalle attività illegali.
Altro fattore di debolezza è la propensione al consumo delle droghe da una parte della popolazione. Ciò comporta, oltre agli inevitabili problemi di gestione sociale del problema il finanziamento diretto delle organizzazioni criminali organizzate mafiose e non da parte dei consumatori spesso vittime di overdose.
GRUPPI PRESENTI SUL TERRITORIO
I sodalizi criminali presenti sul territorio sono numerosi. In particolare risultano presenti: Cosa Nostra, l'ndrangheta, i Casalesi, i colombiani, gli albanesi, i rumeni, i nigeriani, i nordafricani ed i cinesi.
Siamo quindi di fronte alla classica situazione dei territori in origine non mafiosi dove, in mancanza di un gruppo autoctono, convivono diversi sodalizi venuti da fuori.
In particolare i rapporti della DIA segnalano già da diversi anni la presenza mafiosa di esponenti campani collegati agli Schiavone, di Calabresi del gruppo Farao, di pugliesi e siciliani. I Casalesi per la DIA hanno una capacità criminale elevata in Umbria.
Non mancano i traffici di donne e di droga gestiti dagli albanesi ed i traffici internazionali gestiti da colombiani e nordafricani. Tutti questi gruppi si mimetizzano molto bene in un contesto tranquillo.
Il rapporto AISI del 2010 mostra, tra i suddetti sodalizi, in ascesa l'ndrangheta.
Il rapporto del DIS di inizio 2011 rileva un'influenza notevole delle varie forme di mafia con un'attenzione particolare all'arrivo dei cinesi in grado di approfittare della situazione economica arrivando ad impiantare imprese commerciali pulite anche in centri minori. Tale criminalità crea insediamenti propri ma mira al contempo ad imporsi nel controllo di tutte le attività economiche dei cinesi mettendo in difficoltà gli onesti. Sempre in questo rapporto in Umbria Cosa Nostra viene data in difficoltà, l'ndrangheta viene considerata solida ed i Casalesi in declino. Inquieta inoltre il fatto che le cosche italiane per rafforzarsi mirano ad infiltrarsi negli appalti pubblici nel comparto sanitario, agrituristico e nell'energia oltre che nelle grandi opere. (Perugia-Ancona?) Le mafie straniere vengono definite dal rapporto maggiormente dinamiche ed in grado di ricorrere spesso a gang giovanili per condizionare la concorrenza.
OPERAZIONI ANTIMAFIA
Le numerose operazioni contro la mafia in tutte le sue forme messe assieme danno un quadro della situazione sul territorio.
1.Febbraio 2008. Operazione “Naos” dei R.O.S., coordinata dalla DDA di Perugia, ha evidenziato la presenza di una sorta di alleanza sinergica tra camorra e l 'ndrangheta mirante ad impadronirsi di aziende pulite. In questo modo i sodalizi espandevano le proprie attività e miravano ad occuparsi di ambiziosi progetti infrastrutturali relativi ad appalti pubblici, anche per il tramite di politici “amici”. Il sodalizio mafioso era collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della 'ndrangheta dei Morabito – Palamara -Bruzzaniti.
2.Ottobre 2008. Operazione dei CC a Terni con l'arresto del latitante DI CATERINO inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, appartenente alla fazione stragista dei casalesi
3.Maggio 2009. Operazione DIA /CC relativa ad un ingente quantitativo di droga proveniente dall'Afghanistan all'Umbria e gestito da gruppi napoletani ed albanesi
4.Giugno 2009. Operazione contro il clan Terracciano della camorra, del valore di oltre 20 milioni di euro (immobiliare e non). Le città coinvolte sono: Perugia, Città di Castello e Monteleone di Orvieto.
5.Gennaio 2010. Operazione Pandora contro il clan Gallo della camorra. I camorristi in un'intercettazione ritenevano che in Umbria gli affari sono buoni. Il valore dell'operazione è di svariati milioni di euro.
6.Febbraio 2010. Dal rapporto DIA. Sequestro a Spoleto di un appezzamento di terreno e relativo casolare di proprietà di un ergastolano mafioso di Agrigento.
7.Febbraio 2010. Dal rapporto DIA. Coclusione indagini “Little”, “Smeraldo 1” e “Smeraldo 2” su traffico droga criminalità albanese.
8.Marzo 2010. Dal rapporto DIA. Sequestro a Foligno di alcuni beni e di una società di costruzioni riconducibili ad un mafioso di Carini.
9.Marzo 2010. Operazione DIA/CC contro il clan di Cosa Nostra di Lo Cricchio collegato ai Lo Piccolo. Beni confiscati pari ad un milione e mezzo di euro. Alcuni dei quali a Terni.
10.Marzo 2010. Dal rapporto DIA. Operazione “Iktus” inerente la criminalità rumena dedita alle truffe informatiche.
11.Agosto 2010. Operazione CC/GDF di Montepulciano. Due residenti a Spoleto fra gli arrestati avevano messo una base dell'ndrangheta in Umbria per invadere la Toscana. Indagini partite da un incendio nel senese.
12.Dicembre 2010. Aperta indagine su infiltrazione 'ndrangheta negli alberghi in Umbria collegata alle vicende che hanno portato l'ex senatore De Girolamo in carcere.
13.Febbraio 2011. Operazione PS Black Passenger. Scoperto traffico di droga gestito da nigeriani passanti per l'Olanda.
14.Febbraio 2011. Arrestato ad Orvieto Maurizio Sangermano esponente in passato collegato alla banda della magliana.
15. Febbraio 2011. Arrestato in Romania grazie ai contatti che teneva a Terni il latitante dell'ndrangheta Cosimo Scaglione.
ATTIVITA' SCELTE
Dai capitoli pregressi si evince che le attività scelte dalle organizzazioni criminali variano in più settori. Il sistema di libero mercato non ne trae in alcun modo beneficio, anzi al contrario ne è notevolmente danneggiato. Nel corso del tempo il sistema delle economie mafiose è cambiato; esso è complesso, quanto “virtuosamente” sinergico. Il mafioso non agisce personalmente e per il suo diretto profitto, ma operando attraverso dei prestanome, e richiamando l’intervento di specialisti dei vari settori economico – amministrativi crea una vera e propria impresa a partecipazione mafiosa. Nasce così, un'azienda apparentemente legale, i cui capitali mafiosi attraverso i prestanome, tramite l'acquisto di azioni e quote societarie, penetrano nell'impresa. In questo modo la mafia si presenta sul mercato con un aspetto legale, avvalendosi del “know-how” che l'impresa mafiosa, rispetto alla normale azienda, non possiede. Così facendo, la mafia altera le regole del mercato, mirando ad avere il monopolio o l'oligopolio in particolari settori e ambiti territoriali.
In particolare le attività predilette sono:
1.Night/Locali notturni. Sinergia tra casalesi e calabresi.
2.Sfruttamento prostituzione. Soprattutto albanesi.
3.Riciclo denaro sporco. Tutti i gruppi presenti.
4.Traffico di rifiuti. Soprattutto i camorristi come si evince da numerose inchieste ed in particolare da quella di Bonini del 2008 su “La Repubblica”. Degne di nota anche le dichiarazioni del collaboratore di giustiza di Cosa Nostra relativamente ad un traffico di rifiuti proveniente da Trapani.
5.Agriturismi ed alberghi. Cosche italiane.
6.Appalti pubblici. Cosa Nostra ed 'ndrangheta.
7.Narco traffico. Tutti i gruppi presenti.
8.Ambiente ed Energia. Cosche italiane.
LUOGHI COMUNI
In un'apparente isola felice come l'Umbria è importante conoscere quali sono I luoghi comuni sulla mafia.
Vediamo quali sono.
1) la mafia non esiste. Oramai è stato appurato il contrario. Ma fino al maxiprocesso del 1986 di Caponnetto era il più diffuso.
2) la mafia se esiste è puramente un fenomeno criminale. Persiste ancora e favorisce la sottovalutazione del problema. Se fosse un puro e semplice fenomeno criminale sarebbe stata già debellata da tempo.
3) si ammazzano tra di loro a noi non interessa. Errato. Quando c'è una guerra di mafia chi rimane vivo rafforza il proprio gruppo ed aumentano i problemi.
4) di mafia non bisogna parlarne perché si rovina la reputazione di un territorio. Errore gravissimo che tuttora persiste in quasi tutto il nord ed in parte del centro e del sud. Non parlare della mafia significa aiutare la sua espansione.
5) teoria dell'isola felice. Non esistono luoghi nel nostro paese ed in Europa ove la mafia in qualche sua forma non sia presente. Questo errore di valutazione ad oggi persiste specialmente nel centro nord.
6) la mafia nasce dalla povertà. Al contrario la mafia nasce nei territori potenzialmente ricchi e li rende poveri. In Sicilia Cosa Nostra ha iniziato nella conca d'oro con il traffico di limoni.
7) teoria della totale sconfitta dopo gli ultimi arresti. Errore strategico già commesso nel 1996. Mai vendere prima della sua morte la pelle dell'orso.
8) la mafia una volta era buona. Falso non lo è mai stata.
9) di mafia straniera non bisogna parlarne perchè si rischia il razzismo. Errore grave perchè parlarne significa aiutare gli stranieri onesti.
10) non si fanno passi avanti. Falso in Italia ne sono stati fatti molti. Non bastano però in quanto bisogna agire sul piano internazionale. In Europa sono messi peggio.
11) ci prendiamo solo i soldi del riciclo dei mafiosi. Tanto i mafiosi non arrivano. Falso. I mafiosi dopo arrivano.
12) la mafia è invincibile. Non è vero. I danni che ha subito sono notevoli.
La mafia è un virus. Un virus mutante. Superare i luoghi comuni è come un vaccino e rappresenta un primo passo per sconfiggerla.
CONCLUSIONI
L'Umbria per fortuna è una regione non abituata alla mafia. L'Umbria per fortuna non è un territorio mafioso, ma purtroppo la mafia c'è e non va in alcun modo sottovalutata.
L'analisi contenuta nel dossier, che si fonda solo su notizie basate su rapporti pubblici o su fonti giornalistiche, serve a puntare l'attenzione sui fenomeni mafiosi presenti in regione.
Al momento si può considerare verosimile un fatturato delle organizzazioni criminali pari a c.a. 2 miliardi di euro e pertanto, se non si interviene in tempo, l'economia di una bellissima regione come l'Umbria rischia di essere divorata dalla mafia. Non siamo ancora a questo punto ma vista la crisi economica attuale bisogna intervenire.
A tal proposito è importante il fatto che il consiglio regionale si sia dotato di una commissione antimafia interna.