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OPERAZIONE DIA SU PORTI PALERMO: COMUNICATO




DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
Centro Operativo di Palermo


COMUNICATO    STAMPA

PALERMO: LE MANI DELLA MAFIA SUI PORTI DI PALERMO  E TERMINI IMERESE (PA).
SEQUESTRO DI BENI PER 30 MILIONI DI EURO.


Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione – (Presidente D.ssa Silvana Saguto) condividendo e riunendo le proposte per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nonché personale nei confronti i di taluni soggetti, avanzate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo  (Proc.Agg. dr Vittorio Teresi)   e dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia (dr Arturo De Felice), ai sensi della vigente normativa antimafia,  con il provvedimento nr. 263/11 R.M.P. del 28/02/2013,  ha disposto:
il sequestro della totalità delle quote sociali e dei beni aziendali delle seguenti società:
“New Port S.pA.” –con sede a Palermo;

“Portitalia S.r.l. “ –con sede a Palermo;

“TCP – Terminal Containers Palermo S.r.l.” -,  con sede a Palermo;

C.S.P. Compagnia Servizi Portuali S.r.L. a socio unico, con sede a Palermo;

C.L.P. G. Tutrone Società Cooperativa a r.L., con sede a Palermo.

Società nella disponibilità effettiva degli appartenenti e/o contigui all’associazione criminosa denominata “cosa nostra”:

           SPADARO Antonino, nato a Palermo il 3.10.1956;
SPADARO Antonino, nato a Palermo il 04.07.1948;
GIOE’ Maurizio, nato a Palermo il 7.1.1959;
BUCCAFUSCA Girolamo, nato a Palermo il 6.4.1957.
La  “ NEW PORT. S.p.A.” che  nasce   dalla  trasformazione delle Compagnie Portuali in società, statuito con  la legge nr. 84 del 28 gennaio 1994,  caratterizzata da un ampio oggetto sociale nel settore portuale, aeroportuale e ferroviario ed attività correlate opera, di fatto,  in situazione di monopolio  all’interno degli spazi portuali di Palermo e Termini Imerese.
La Società ha monopolizzato, di fatto, il trasporto, la logistica e la distribuzione delle merci nei due principali scali portuali dell’area palermitana fino alla prima metà del 2011  quando, nel mese di giugno, la New Port S.p.A., a seguito dei provvedimenti interdittivi emessi dalla Prefettura di Palermo, ha ceduto i propri rami d’azienda a due nuove società, la Portitalia  S.r.L. e la TCP Soc. Coop. a r.L.
La ricostruzione storica delle vicende societarie dell’azienda ha permesso di evidenziare il vero livello di influenza e di condizionamento esercitato dalla stessa all’interno del porto di Palermo.
In effetti, a mezzo di successive acquisizioni e partecipazioni societarie, tra le quali quella strategica della “MEDLOG – Percorsi Mediterranei – società consortile per azioni” – ,  la “NEW PORT S.p.A.”  aveva costituito  un network capace di garantire  il collegamento tra i vari soggetti,  nei punti strategici del Mediterraneo, quali i porti di Savona, Genova, Palermo, Termini Imerse (PA) e Valencia,  in Spagna.

Un’attenta analisi  dei vari  passaggi che avevano  caratterizzato la trasformazione della vecchia cooperativa  lavoratori portuali, fino alla creazione della “NEW PORT S.p.A”,  evidenzia che il cambiamento della ragione sociale, di fatto, non ha mutato la reale composizione dei titolari delle quote azionarie,  con riferimento a quei  soggetti,  coinvolti  a vario titolo,  in vicende di mafia.

Nel corso dei vari accertamenti è altresì emersa una singolare procedura di restyling, nel corso della quale sono stati allontanati, formalmente, alcuni soggetti pregiudicati per reati di criminalità organizzata di tipo mafioso, nonché  persone con legami di parentela od affinità ad elementi inseriti in  “cosa nostra”, nella convinzione, da parte dei  componenti il Consiglio di Amministrazione della “ New Port S.p:A.”, che tale procedura potesse, concretamente,  risolvere il problema dell’infiltrazione mafiosa nell’impresa, aggirando i provvedimenti interdittivi emessi dalla locale Autorità di Governo.
La New Port  annovera  fra i soci, anche lavoratori,  numerosi soggetti pregiudicati per vari reati, nonché personaggi sodali e/o contigui a “cosa nostra”, tra i quali:

SPADARO Antonino, nato a Palermo il 3.10.1956 - nell’ambito del sodalizio criminoso “cosa nostra”, si inquadra quale presunto affiliato della “famiglia mafiosa” della Kalsa, con intese criminali con le famiglie di Corso dei Mille e Brancaccio. La sfera di influenza territoriale della famiglia di appartenenza coincide con l’omonimo quartiere, comprendente il rione prospiciente l’area portuale.
Detta particolare dislocazione urbana, in passato,  ha favorito lo sviluppo dell’attività del contrabbando , grazie alla quale la cosca ha costruito, nel tempo, oltre alle proprie fortune economiche, anche una fitta rete di contatti di varia natura con altre organizzazioni criminali operanti nel bacino del mediterraneo.

SPADARO Antonino, nato a Palermo il 04.07.1948 - , lo stesso risulta:
essere stato denunciato per associazione per delinquere nel 1982;
figlio di Vincenzo, nato a Palermo il 2.1.1925, condannato in via definitiva, per associazione di tipo mafioso alla pena di anni 11 e mesi 6 di reclusione (Corte d’Assise di Palermo del 10.12.1990);
cugino del sopracitato SPADARO Antonino cl. 56, nonché nipote del noto esponente di cosa nostra SPADARO Tommaso cl. 37.
GIOE’ Maurizio, nato a Palermo il 07.01.1959, lo stesso risulta essere:
figlio di Filippo, nato a Palermo il 13.03.1920, schedato mafioso ed ucciso in Palermo, in data 16.09.2001;
genero di SAVOCA Vincenzo, nato a Lampedusa (AG) il 16.7.1933, avendo sposato la figlia Rosaria, nata a Palermo il 16.1.1965;
nipote acquisito di SAVOCA Giuseppe, nato a Lampedusa (AG) il 10.09.1934, fratello di Vincenzo;
fratello  GIOE’ Gaetano, nato a Palermo il 2.1.1945, indiziato di essere un fiancheggiatore della “mafia” per i rapporti d’affari intrattenuti, tra l’altro,   con i fratelli GRAVIANO,  noti capi della “famiglia di Brancaccio” per conto dei quali  riciclava denaro;

BUCCAFUSCA Girolamo, nato a Palermo il 06.04.1957 - lo stesso risulta:
affiliato, assieme ai cugini Buccafusca Vincenzo, nato a Palermo il 1.6.1955, Girolamo, nato a Palermo il 24.3.1951 e Salvatore, nato a Palermo il 27.4.1953, alla famiglia mafiosa della Kalsa;
con precedenti per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, associazione di tipo mafioso ed estorsione; è stato condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici;

in  data 27.07.2001 (già sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere con ordinanza del 14.4.2000) veniva condannato giusta Sentenza del GUP presso il Tribunale di Palermo, emessa a seguito del Giudizio abbreviato, alle pena di anni otto di reclusione, per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. ( in Palermo fino all’aprile 2000), nonché per tentata estorsione ai danni di locali imprese commerciali, aggravata dall’appartenenza e dalla finalità di agevolazione della associazione mafiosa (in Palermo, nel marzo – aprile 1999), ed ancora per il delitto di cui all’art. 74, commi 1, 2 e 5 del D.P.R. 309/90 (in Palermo ed altrove dall’estate al dicembre del 1999).
Dalle risultanze investigative, supportate  da diverse intercettazioni ambientali captate tra il marzo ed il giugno del 1999, prodromiche sia all’Ordinanza Custodiale, sia all’ordinanza del GUP, veniva accertato l’inserimento del BUCCAFUSCA nell’associazione mafiosa “ cosa nostra” ed in particolare la sua appartenenza al mandamento di “ Porta Nuova”;

I soci dell’azienda in parola, che in gran parte sono anche lavoratori della stessa, hanno ottenuto la proprietà delle quote in forza di un atto di trasferimento delle medesime, operato dalle disposizioni normative succedutesi nel tempo.

Appare indubbio come l’intrinseco valore economico delle singole quote non sia significativo. Le stesse non rappresentano un “valore economico” di rilievo, ma rivestono una significativa valenza  che si riflette sul diritto di essere parte di un’azienda che opera negli spazi portuali.

Detta valenza, altresì, assume anche un forte impatto simbolico, attesa  la quasi impermeabilità alla cessione delle quote che “storicamente” sono in capo sempre agli stessi soci, con intuibili conseguenze nel caso in cui taluni di essi, anche se in grande minoranza rispetto al numero complessivo dei soci, sono sodali, organici e/o in qualche modo risultano avere collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso come gli Spadaro Antonino, Gioè Maurizio e Buccafusca Girolamo, che rappresentano i “dominus” delle intere quote sociali delle imprese operanti in ambito portuale.

E’ infatti notorio che l’obiettivo di “cosa nostra” è il  controllo del territorio, dal quale ne discerne successivamente anche il vantaggio economico.

Sebbene la New Port avesse provveduto attraverso mirate operazioni  di restyling ad allontanare i soggetti di cui sopra, nonché a cedere il ramo d’azienda alle altre due società  appena costituite: PORTITALIA S.r.l. – T.C.P.  soc. coop. r.l., le relative modalità di pagamento della cessione, che prevedendo in entrambi i casi il limite temporale di 18 anni per il saldo del prezzo di vendita, apparivano chiaramente calibrate per una operazione di riassetto formale ed al fine di eludere  l’interdittiva Prefettizia.
 L’odierno provvedimento di sequestro ha interessato nella totalità le quote sociali ed i beni aziendali delle predette società, per un  valore complessivo di oltre  30 milioni di euro.
Palermo, 19 marzo 2013.




                                         

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