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DIA CATANZARO: COMUNICATO SU OPERAZIONE SEQUESTRO 100 MILIONI

DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA Sezione Operativa di Catanzaro COMUNICATO STAMPA LA D.I.A. DI CATANZARO SEQUESTRA CENTO MILIONI DI EURO ALL’IMPRENDITORE COSENTINO PIETRO CITRIGNO CONDANNATO PER USURA. DUE CLINICHE FRA I BENI SEQUESTRATI Questa mattina gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro hanno eseguito un decreto di sequestro del patrimonio riconducibile al sessantunenne, Pietro CITRIGNO, noto imprenditore del capoluogo bruzio, editore del quotidiano “L’Ora della Calabria” (gruppo editoriale non colpito dal provvedimento in esame) tratto in arresto e condannato in via definitiva a quattro anni ed otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata (art. 644 c.p., commi 1 e 5 n. 3 e n. 4) nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “TWISTER”. Il provvedimento di sequestro disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza sulla base di un’articolata proposta avanzata ai sensi del c.d. codice antimafia (decreto legislativo n.159/11) dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Dott. Arturo De Felice, e di capillari e complesse indagini patrimoniali svolte dagli uomini della Sezione Operativa di Catanzaro, colpisce una serie composita di cespiti a cui si è ritenuto di attribuire un valore di circa cento milioni di euro. L’attività della D.I.A ha consentito di individuare e sequestrare: capitale sociale ed intero compendio aziendale della “EDERA srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili; capitale sociale ed intero compendio aziendale della “MERIDIANA srl”, con sede in Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura; capitale sociale ed intero compendio aziendale della “RIACE srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; 23,33% del capitale sociale della “MONACHELLE srl” con sede in Rossano (CS) e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali R.S.A; 25% del capitale sociale della “SAN FRANCESCO srl” con sede in Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale; 37 fabbricati, tra i quali spiccano per ovvia importanza le cliniche “ Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo (CS) e “Villa Adelchi” di Longobardi (CS), entrambe strutture sanitarie accreditate dal Servizio Sanitario Calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna; 5 terreni; Fra i presupposti del sequestro si riporta l’attenzione su come in seno al procedimento penale denominato “TWISTER”, tra l’altro, è stato evidenziato “ … non solo il consolidato ed allargato sistema di usura posto in essere dal Citrigno almeno già dagli anni settanta, ma altresì la contiguità del medesimo ad alcuni esponenti di spicco delle consorterie criminose operanti nel territorio cosentino …”. Ulteriormente, le sopra citate risultanze investigative, hanno consentito di qualificare l’odierno proposto come “… soggetto equidistante da entrambi i clan di spicco operanti nel territorio cosentino, che aveva bisogno di protezione a livello delinquenziale, al fine di tutelare le proprie attività imprenditoriali, …”. Le inquietanti ombre rilevate sull’origine del cospicuo patrimonio ascrivibile a Citrigno Pietro, unitamente alla pendenza presso il Tribunale di Paola (CS) di un procedimento penale per estorsione (art. 629 c.p.), hanno indotto gli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro a ritenere tali obiettivi accadimenti come seri indizi da cui desumere che il proposto avesse condotto un tenore di vita superiore alle proprie possibilità economiche. In altri termini, la considerazione che dal sistematico svolgimento delle suddette attività delittuose, ovviamente remunerative, possano essere derivate risorse utili all’acquisizione di una rilevante mole di beni, è stato ritenuto sufficiente per avviare i conseguenti accertamenti. Pertanto, al fine di dare concretezza all’ipotesi investigativa e quindi opportunamente supportare la conseguente richiesta di aggressione patrimoniale, la D.I.A. di Catanzaro ha eseguito puntuali e rigorosi accertamenti che hanno riguardato, per un arco temporale compreso tra il 1988 ed il 2011, tutti i cespiti in qualunque modo riconducibili al Citrigno, l’analisi dei bilanci aziendali, copiosa documentazione bancaria, allo scopo di documentare la sproporzione del loro valore rispetto al reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette o alle attività economiche esercitate o, in alternativa, di appurarne l’illecita provenienza. Le investigazioni hanno consentito di ritenere “ … ragionevolmente probabile che Citrigno Pietro abbia posto in essere una condotta simulatoria, che si è esplicitata attraverso lo strumento della fittizia intestazione dei beni ai propri congiunti, ovvero a società costituite e di proprietà di tali prossimi congiunti ed affini …”. A rendere, se possibile, ancor più arduo il lavoro degli investigatori si evidenzia che “ … alcuni immobili, in precedenza di proprietà dei familiari del Citrigno, siano stati successivamente alienati a società pur sempre riconducibili al nucleo familiare del medesimo, e ciò nell’ambito di una fitta trama di partecipazioni societarie chiaramente finalizzate ad evitare la riconducibilità di tali beni proprio al Citrigno…”. Al riguardo, il Collegio adito, ha puntualizzato che nel caso di specie “… i componenti la famiglia di Citrigno Pietro hanno sempre dichiarato, almeno fino al 2005, redditi non elevati; tuttavia essi sono risultati possessori di beni immobili ed aziende di valore oltremodo rilevante e cospicuo. …”. Più esplicitamente,“ … verificata la capacità reddituale del nucleo familiare del proposto (in ragione della nota presunzione di disponibilità in capo al prevenuto convivente) e, parallelamente, la consistenza dell’asse patrimoniale accumulato dallo stesso nucleo nel corso degli anni, al netto di eventuali atti di donazione, e tenuto conto della spesa familiare annua mediamente sostenuto secondo gli indici ISTAT, si è evidenziato un dato chiaramente sperequativo. …”. Muovendo dall’esito degli accertamenti condotti dalla D.I.A. di Catanzaro, il Tribunale della Prevenzione ha concluso che “ … mai dal 1981 al 2005 il nucleo familiare Citrigno ha prodotto lecitamente un reddito pari o prossimo al valore dei beni entrati nel suo patrimonio. …”. L’odierno risultato operativo conseguito dalla D.I.A. si inquadra, in un più vasto e complesso progetto da tempo avviato e coordinato personalmente dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Dott. Arturo De Felice, che, attraverso una mirata azione di intelligence, mira a contrastare l’illecita accumulazione di ricchezze da parte delle organizzazioni criminali calabresi, a ragione ritenute tra le più pervasive ed opprimenti il tessuto socio economico. Catanzaro, 28 gennaio 2014

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