Passa ai contenuti principali

INTERROGAZIONE GIARRUSSO SU AGIRA (ENNA)

SUCCEDE AD AGIRA (EN)

Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02557

GIARRUSSO ed altri
 - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che, secondo gli elementi informativi che risultano all'interrogante:
in occasione delle consultazioni amministrative del 2015, nel corso del comizio svolto il sabato 22 maggio 2015 presso Agira (Enna), veniva documentata fotograficamente nella sede del comitato elettorale del candidato sindaco del PD la presenza della candidata sindaco Maria Greco e del signor Giuseppe Giannitto;
secondo un articolo apparso sul quotidiano "la Repubblica" del 24 ottobre 2005, il signor Giuseppe Giannitto sarebbe stato arrestato in occasione di un blitz dei Carabinieri presso un casolare situato nelle campagne di Agira nell'ottobre 2005, mentre cenava con il boss Umberto Di Fazio, all'epoca inserito nella lista dei 30 più pericolosi latitanti d'Italia, ritenuto dagli investigatori il reggente del clan Santapaola di Catania e attualmente all'ergastolo per l'omicidio dell'ispettore di Polizia Lizzio;
il signor Giuseppe Giannitto, inoltre, risulterebbe imparentato con la famiglia Scaminaci, ben nota alle forze dell'ordine.
In particolare, a partire dal 2009, quando la squadra mobile della Questura di Enna ed il commissariato di pubblica sicurezza di Leonforte eseguirono circa 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice indagine preliminare, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, per i reati di concorso e associazione per delinquere di stampo mafioso nell'ambito della "operazione Green Line". In tale occasione, furono arrestati Antonio Scaminaci, del 1961, già pregiudicato e Giovanni Scaminaci, del 1966, anch'egli già pregiudicato, con l'accusa di fare parte di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, ex art. 416-bis del codice procedura penale, nonché di aver commesso altri reati loro ascritti, e per questo condannati in secondo grado a 9 anni e 8 mesi il primo e 6 anni il secondo, condanna confermata successivamente anche dalla I Sezione penale della suprema Corte di cassazione, con sentenza n. 903/2013;
più recentemente, la famiglia Scaminaci si è ritrovata coinvolta in una nuova operazione, denominata "Nickname", intrapresa dagli agenti del commissariato di Polizia di Leonforte, che hanno condotto all'arresto, in data 20 giugno 2013, come si legge sul sito della Polizia di Stato, di Massimiliano Scaminaci, considerato a capo di un'organizzazione dedita allo smercio di sostanze stupefacenti e condannato recentemente in primo grado a 10 anni con l'accusa di aver commesso i reati di detenzione, spaccio e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga;
inoltre, come l'interrogante ha appreso da numerosi articoli di stampa locale, membri della famiglia Scaminaci figurano anche nell'ancora più attuale operazione "Shod Horse", dove sono stati tratti in arresto, con ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, i fratelli Antonino e Giuseppe Gaetano Scaminaci, rispettivamente del 1983 e 1984, per essersi resi responsabili di una serie di furti effettuati agli sportelli bancomat e a danno di attività commerciali, come pure del reato di spaccio di sostanze stupefacenti;
il signor Giannitto, oltre alle citate pericolose frequentazioni, risulterebbe essere dipendente del Comune di Agira, cosa che, a giudizio dell'interrogante, dovrebbe suscitare un serio allarme in ordine ai possibili condizionamenti dell'attività amministrativa;
considerato che, per quanto risulta all'interrogante:
la neo eletta sindaco di Agira risulterebbe politicamente vicina al più influente politico della provincia di Enna, nonché compagno di partito ossia a Vladimiro Crisafulli;
Crisafulli fu estromesso dalle liste elettorali del PD in occasione delle consultazioni politiche del 2013 in quanto definito "impresentabile";
stando all'articolo pubblicato su "la Repubblica" del 26 luglio 2006, nel dicembre 2001 Crisafulli sarebbe stato ripreso ed intercettato dagli investigatori insieme al signor Raffaele Bevilacqua (considerato dalla magistratura il capo della mafia di Enna, all'epoca indagato per associazione mafiosa ed oggi detenuto in regime di 41-bis) presso l'hotel "Garden" di Pergusa (Enna) mentre era intento a discutere, in maniera del tutto conviviale, di affidamento di appalti pubblici e di giunte comunali;
un'informativa dei Carabinieri di Enna del 2008, oggetto di una recente interrogazione parlamentare (4-04853), riporta con dovizia di particolari, mediante chiarissime intercettazioni, appostamenti e riprese video, dell'esistenza di «una struttura i cui partecipanti sono imprenditori, politici e pubblici amministratori che attraverso la turbativa d'asta, la corruzione ed altri reati contro la Pubblica Amministrazione, monopolizza le attività economiche e sociali». Secondo il citato rapporto il sodalizio incentrava la sua attività sul «reciproco vantaggio tra il gruppo imprenditoriale che ottiene la promessa di aggiudicarsi cospicui appalti nella zona del Dittaino da una parte e dall'altra il commercialista, nella veste di attivista politico dei D.S., si assicura un considerevole numero di voti nell'aidonese». In tale sodalizio figurava sovente anche l'allora direttore generale del Consorzio ASI (Area di sviluppo industriale) di Enna, ed oggi deputato regionale di stretta osservanza "crisafulliana", il quale si sarebbe occupato di organizzare i lavori che l'ASI avrebbe poi affidato ad imprese precedentemente individuate, sulla base di criteri personalistici, ed operando frequentemente con il sistema della somma urgenza e/o comunque turbando le gare per l'attuazione di opere, talvolta mai realizzate, a fronte di stanziamenti già erogati per il compimento delle stesse. In merito ad una gara relativa al potenziamento del servizio idrico e della rete fognante, dell'illuminazione, del miglioramento dei collegamenti stradali interni, i Carabinieri sono riusciti ad effettuare una ripresa mentre venivano aperte le buste con le offerte: nello studio di Rabbito, vi erano anche Crisafulli e l'allora direttore generale del Consorzio ASI; gli interlocutori parlavano delle offerte pervenute ed addirittura analizzavano i documenti, che venivano quindi consultati non nella sede istituzionale e ad opera dei funzionari preposti, bensì in un locale privato e alla presenza di estranei. In tale circostanza, le microspie registravano distintamente la voce di Crisafulli intento a dettare i nomi dei potenziali aggiudicatari degli incarichi. Infine, sempre nella medesima informativa, i Carabinieri ravvisavano condotte suscettibili di essere comprese nella fattispecie di reato prevista all'art. 416 ter c.p.p.: invero, in un'intercettazione telefonica tra il noto imprenditore mafioso Angelo Gangi e un imprenditore locale, venivano espressamente date delucidazioni in merito al complicato «meccanismo di voto di scambio che permette di ottenere in cambio di un supporto elettorale a questo gruppo di potere, dei consistenti favori sotto forma di lavori pubblici, di fatto gestiti da questi ultimi»,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
qualora non sia stato informato degli accadimenti che hanno interessato il Comune di Agira, se non intenda attivarsi, al fine di verificare quali siano le ragioni per le quali gli organi investigativi preposti non abbiano provveduto ad effettuare le dovute segnalazioni;
se non voglia disporre l'invio presso il Comune di Agira di una commissione prefettizia di accesso, al fine di verificare se sussistano infiltrazioni e/o elementi di condizionamento dell'amministrazione da parte di cosche mafiose.

Post popolari in questo blog

Oro Rosso: rubano 15 chilometri di rame da una linea elettrica, denunciate 5 persone

  Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...

ANCORA CONTROLLI DELLA TASK FORCE COORDINATA DALLA POLIZIA DI STATO NELLE STALLE E NEGLI ALLEVAMENTI: DENUNCIATO UN UOMO PER MALGOVERNO DI ANIMALI E SEQUESTRATO UN CAVALLO. SOTTOPOSTO A SEQUESTRO SANITARIO ANCHE UN INTERO ALLEVAMENTO DI ANIMALI A VACCARIZO A CATANIA

  La Polizia di Stato ha denunciato per malgoverno di animali un catanese di 50 anni e ha sequestrato un cavallo maltrattato, affidandolo in giudiziale custodia. Nell’ambito dei controlli che vengono effettuati ogni settimana per la prevenzione e la repressione del fenomeno delle corse e della macellazione clandestina, i poliziotti della Squadra a Cavallo della Questura di Catania, unitamente ai medici del Dipartimento di Prevenzione – Servizio Veterinari – dell’Asp di Catania, hanno proceduto al controllo di una stalla in via Castromarino, in pieno centro storico. I poliziotti hanno rintracciato il proprietario del fatiscente box abusivo, che era stato adibito a stalla, priva di acqua e luce, al cui interno vi era un cavallo in evidenti condizioni di maltrattamento. L’equide era molto sporco e maleodorante, in condizioni igienico sanitarie estremamente precarie, senza cibo e acqua sufficienti, ed il box non aveva alcuna apertura per l’areazione degli ambienti. Unitamente ai polizi...

Tentarono un furto in banca

  Comando Provinciale di  Savona   -   Varazze (SV) , 30/05/2025 11:41 Al termine di una complessa ed articolata attività d’indagine durata sette mesi e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Savona, i Carabinieri della Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Savona, con il supporto dei colleghi dei comandi territorialmente competenti, hanno arrestato quattro persone, residenti in provincia di Torino, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal GIP del Tribunale di Savona. I soggetti sono ritenuti responsabili del tentato furto aggravato avvenuto nel settembre 2024 all’interno della filiale dell’istituto di credito Banca Intesa - Sanpaolo di Varazze.