Atto n. 4-05962
Premesso che:
San Fratello, in provincia di Messina, è una cittadina stupenda, ricca di fermenti culturali e sociali. Città attiva ed operosa, sul piano sia professionale che imprenditoriale, con una forte e qualificata tradizione storica, culturale ed artistica;
San Fratello è una comunità bilingue con una sua identità e una tradizione particolare, che si caratterizza come una minoranza etnico-culturale, che ne fa ununicum nel panorama territoriale dei Nebrodi, dove insiste uno dei parchi tra i più grandi d’Italia, con una varietà e una biodiversità che ne fanno un polmone ambientale di notevole importanza nel contesto siciliano, nazionale ed internazionale;
a San Fratello e nei comuni dei Nebrodi agisce anche la mafia. Negarla o minimizzarla fa solo del male al territorio e soprattutto alle nuove generazioni, che devono ben comprendere questa presenza e sapere che con essa non si può convivere e che tanto meno va tollerata. È una presenza devastante, ma che non può cancellare il positivo presente, né oscurarlo, ma semmai deve responsabilizzare all’impegno, in un’azione antimafia capace di agire sul versante preventivo e repressivo con l’obiettivo di costruire e saldare l’inscindibile dimensione della legalità e dello sviluppo;
nell’ottobre 2013 il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha nominato presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, con un mandato ben preciso: chiamare a raccolta i sindaci interessati con le loro comunità per aggredire la presenza mafiosa e aprire il territorio a dinamiche moderne di crescita e di lavoro. Un’azione che il presidente Antoci ha svolto con il contributo attivo di tutti i sindaci, consapevoli della minaccia mafiosa e resi partecipi di un impegno di rottura col passato chiaro ed esplicito. In una manifestazione pubblica del settembre 2014, organizzata nel corso dell’ormai famosa e partecipata mostra dei cavalli Sanfratellani, alla presenza del sindaco e di tanti cittadini onesti di San Fratello, furono dal firmatario del presente atto di sindacato ispettivo indicati i nomi dei bossmafiosi, tanto che molti di loro, presenti in quell’occasione, furono costretti ad allontanarsi precipitosamente dalla manifestazione;
a seguito di questa attività, il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, ha subìto un vile attentato, con un’operazione militare che stava efficacemente raggiungendo l’obiettivo di colpire Antoci e i due agenti di scorta. Solo grazie all’intervento prodigioso del vicequestore, Daniele Manganaro, e dell’agente di Polizia che lo accompagnava, si è potuto sventare l’attentato, ingaggiando un conflitto a fuoco, che ha pochi precedenti nella scia dei sanguinosi attentati di mafia;
la reazione dello Stato non si è fatta attendere, con un dispiegamento di forze speciali senza precedenti, che naturalmente potevano essere impiegate prima, visto che la presenza della mafia era stata più volte segnalata, anche dall’interrogante attraverso atti di sindacato ispettivo, in cui sono stati indicati i nomi dei boss mafiosi e dei loro interessi;
a parere dell’interrogante accanto all’azione repressiva è necessaria una mobilitazione sociale e culturale delle comunità locali con in testa i loro sindaci, che devono avere il coraggio di guidare questo percorso progettuale senza quei negazionismi sulla presenza della mafia, che rischiano di fare solo un regalo alla mafia, che agisce nel controllo degli appalti, dei terreni pubblici, degli allevamenti e nel ciclo delle carni, così come nel campo della droga e di determinati affari pubblici e privati;
il sindaco, il presidente del Consiglio comunale e altri amministratori di San Fratello si sono lamentati pubblicamente di una denuncia che l’interrogante ha esposto sulla presenza della mafia nei diversi comuni dei Nebrodi, compreso San Fratello, con il classico corredo di retorica e di richiami alla onestà e all’assenza della mafia nel territorio. Sul primo punto si è concordi, sul secondo, naturalmente, è necessario contrastare il rifiuto più o meno responsabile di una tale sottovalutazione, che spesso è l’anticamera di altri e più gravi comportamenti;
a San Fratello la mafia c’è e non è difficile ricostruire tale presenza, perché alcuni boss sono conosciuti attraverso operazioni di polizia e della magistratura, a cui si è data ampia comunicazione pubblica;
un esempio per tutti è il bosspluripregiudicato Filadelfio Favazzo, allevatore, che è stato interessato nell’operazione di mafia della Direzione distrettuale antimafia di Messina, con tanto di 416-bis, sia in “Marenostrum”, sia nella più recente operazione “Montagna”. Ilboss è il punto di riferimento locale della mafia di Cesarò, guidata dai Pruiti, Conti Taguali, Foti Belligambi e dagli altri tortoriciani, notoriamente rappresentati dalla presenza di famiglie mafiose, come quella dei Giordano Galati, Bontempo Scavo, dei Batanesi e dei Foraci. Lo stesso dicasi per l’altroboss, Basilio Sgrò, allevatore, pluripregiudicato, anche lui coinvolto nell’operazione antimafia “Montagna”, nel reato di mafia del 416-bis e notoriamente collegato alclan Santapaola di Catania, che guida ancora oggi la Cosa nostra della zona orientale della Sicilia;
si ricorda anche che nel centro del comune di San Fratello opera Giuseppe Bontempo nella gestione di un patronato, figlio di Sebastiano, detto il biondino, nipote del bossGino Bontempo, ritenuto attualmente capo della famiglia mafiosa tortoriciana. Delle infiltrazioni mafiose in appalti pubblici, la comunità ne è venuta a conoscenza, dato che la Direzione distrettuale antimafia di Messina e la Direzione investigativa antimafia hanno sequestrato un cantiere di lavoro post frana per infiltrazioni mafiose, riconducibili a Cosa nostra barcellonese, che, con le famiglie di Tortorici, si sono sempre contesi la guida della mafia nella provincia di Messina. È risaputo che una decina di emergenti, proprio di San Fratello, i Mangioni, i Manasseri, i Mancuso, i Versaci tengono frequenti rapporti con le famiglie mafiose dell’hinterland e sono in contato con le altre famiglie mafiose della ‘ndrangheta, per diversi traffici a partire da quello di droga e di animali, così anche i notiboss mafiosi dei Bontempo e dei Pruiti sono soliti farsi vedere con loro e frequentare il centro urbano;
basterebbero queste indicazioni per fare assumere alle istituzioni locali un altro passo di denuncia e di consapevole preoccupazione contro le mafie. Se l’elencazione della presenza mafiosa non dovesse essere sufficiente per richiamare al proprio dovere di responsabilità di denuncia e di guida di un percorso di legalità e sviluppo, altri fatti ed indicatori potrebbero essere altrettanto chiarificatori: di recente un’altra infiltrazione mafiosa nel sistema degli appalti si è avuta nei lavori di metanizzazione del comune di San Fratello, venuta alla luce con la richiamata operazione “Montagna”, portata avanti dai raggruppamenti operativi speciali dei Carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina; il noto boss mafioso Foti Belligambi si sarebbe recato proprio al Comune di San Fratello, presso l’ufficio del sindaco per chiedere l’assegnazione diretta dei terreni comunali, che sono alla base del grande affare di mafia del territorio e oggetto di denuncia del presidente del parco, motivo per il quale è stato di vittima di attentato. Non risulta che la richiesta del boss sia stata esaudita, ma non risulta neanche una denuncia di un tentativo di infiltrazione mafiosa così eclatante;
da decenni le aziende agricole di proprietà dei cittadini di San Fratello, operanti nel territorio del comune, ma anche nei comuni vicini di Cesarò, Maniaci, Capizzi e Caronia, sono letteralmente in ginocchio, in quanto vengono rubati animali e mezzi agricoli e sottoposti al micidiale rito estorsivo del “cavallo di ritorno”. Molti allevatori onesti sono stati costretti ad abbandonare i propri pascoli e a svendere i terreni, tanti altri sono stati minacciati con teste di animali sgozzati, altri ancora sono stati raggiunti da colpi di fucile dietro i loro cancelli e molti di questi sono ancora costretti a dormire, per proteggere le loro aziende, in campagna, rischiando la propria vita in situazioni estreme, spesso senza corrente e senza i più elementari servizi igienici;
negli ultimi decenni, a San Fratello, sono ben 3 gli imprenditori morti uccisi a fucilate. Sono diversi i cittadini Sanfratellani che hanno scoperto che i terreni di loro proprietà venivano utilizzati da terzi “mafiosi” per truffare le risorse pubbliche della Comunità europea, chiedendo contributi ed affitti falsi;
tutta questa elencazione non dovrebbe sorprendere chi guida le istituzioni locali, come se fossero presenze oscure e prive di rilevanza pubblica. Qualcuno di questi può sfuggire, ma nel suo insieme la presenza mafiosa è chiara, dura da anni ed è una minaccia continua per i cittadini onesti, per la bella e nobile storia, che questa comunità rappresenta e soprattutto per le potenziali opportunità di sviluppo che essa offre, qualora le risorse del territorio venissero utilizzate in favore dei giovani locali talentuosi e spesso disoccupati,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda intraprendere, oltre a quelle già in atto nei Nebrodi, per colpire le ricchezze dei boss mafiosi, così da spogliarli di tutti i loro patrimoni e metterli al servizio dei percorsi di sviluppo e di lavoro degli imprenditori, degli allevatori onesti e dei giovani di San Fratello;
quali azioni ritenga di mettere in atto per richiamare ai propri doveri istituzionali chi è alla guida della comunità, per garantire una presa di coscienza e un impegno progettuale antimafia, per le competenze che ricadono nei doveri degli amministratori locali;
quali scelte economiche e sociali il Governo intenda promuovere al fine di rilanciare lo sviluppo culturale ed economico di San Fratello e del territorio dei Nebrodi, compreso il finanziamento conclusivo delle opere di ripristino dell’agibilità idrogeologica del territorio aggredito da una devastante attività franosa negli anni scorsi.