Atto n. 4-05971
Pubblicato il 21 giugno 2016, nella seduta n. 641
LUMIA – Al Ministro dell’interno. –
Premesso che secondo quanto risulta all’interrogante:
come si apprende da diverse notizie di stampa, nel trapanese ci sono stati ben 3 incendi dolosi nel bene confiscato all’imprenditore agricolo Vito Marino, figlio del boss di Paceco Girolamo Marino, attualmente latitante e ricercato per la condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Milano a proposito del triplice omicidio della famiglia Cottarelli compiuto a Brescia nel 2006;
un doppio incendio doloso è avvenuto il 6 e 7 giugno 2016 in contrada Sarbucella, nelle campagne tra Paceco e Trapani, lungo la strada che porta a Salemi. Sono stati presi di mira dei terreni, tra la frazione di Dattilo e il capoluogo, coltivati a grano, che erano stati confiscati all’imprenditore agricolo Vito Marino;
il 6 e 7 giugno, due roghi dolosi sono stati appiccati in pieno giorno, intorno alle ore 15, con l’utilizzo di liquido infiammabile, in zone centrali dei terreni. Gli esecutori non si sono fermati sul ciglio della strada ma si sono addentrati, incuranti che qualcuno avrebbe potuto anche vederli. A bruciare sono stati 20 ettari di terreno, in particolare è stata interamente bruciata una produzione di grano per circa 40 quintali. Secondo la ricostruzione, il 7 giugno è stato acceso un nuovo incendio dopo che il giorno precedente, a causa del vento, le fiamme erano rimaste circoscritte nella parte già bruciata;
non ci sono stati solo questi due incendi: anche un terzo episodio si è verificato in una zona poco distante, non confinante con i terreni dei Marino: è stato incendiato un altro terreno seminativo di proprietà dell’operaio che si prendeva cura dei terreni dei Marino su incarico degli amministratori giudiziari. “Segnale chiaro – dicono gli investigatori -, con lo Stato non si può collaborare”. Le indagini sono condotte dai Carabinieri e gli amministratori giudiziari hanno anche informato il Tribunale delle misure di prevenzione;
fra venerdì e sabato 11 giugno, un nuovo raid ha colpito nuovamente il grande terreno confiscato a Vito Marino, portando alla devastazione altri 15 ettari. Le incursioni sono state eseguite in maniera precisa e capillare, il terreno è stato fatto bruciare in 3 punti diversi, affinché il fuoco distruggesse tutto. Il terreno, attualmente gestito da un amministratore giudiziario, fino a pochi mesi fa, era uno dei gioielli dell’imprenditore, a cui la finanza e la Polizia di Stato ha sequestrato un patrimonio di circa 13 milioni di euro. Dopo qualche giorno dai precedenti atti incendiari, altri 2 roghi sono stati accesi sullo stesso terreno. Per tale ragione, Don Ciotti, fondatore di “Libera”, ha deciso di organizzare un sit-in assieme alle cooperative “Pio La Torre” e “Placido Rizzotto”, al consorzio “Libera Terra Mediterraneo” cooperativa sociale onlus, alla “Calcestruzzi Ericina” e alla presenza del presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, Piero Grillo, e del prefetto Leopoldo Falco, che si è svolto il 16 giugno 2016, durante il quale hanno partecipato alla mietitura del grano rimasto indenne dopo i ripetuti incendi dolosi che in diversi momenti hanno distrutto gran parte delle colture;
Marino ha subito da parte della magistratura trapanese la confisca dei beni per l’indagine su una maxi truffa. Era a capo di una holding imprenditoriale con diverse aziende agricole ed è accusato di aver messo in atto una truffa di decine di milioni di euro nei confronti di Stato, Regione e Unione europea con soldi destinati agli investimenti produttivi nel settore strategico del vitivinicolo che invece venivano fatti sparire con una serie di raggiri contabili. Angelo Cottarelli sarebbe stato uno dei fornitori di fatture false a Marino e quando tra i due è insorto il contrasto, ad avere la peggio è stato Cottarelli, assieme alla moglie e al figlio diciassettenne, tutti uccisi nella loro casa. Marino è stato ritenuto il colpevole assieme al cugino Salvatore, anche lui ricercato. Va anche ricordato che in una cantina di cui è titolare Vito Marino, si imbottigliava un vino denominato significativamente “Baciamo le mani”,
si chiede di sapere:
come il Ministro in indirizzo intenda proteggere i terreni confiscati a Vito Marino per garantire una produzione di qualità, per fare in modo che questo possa produrre reddito e lavoro a servizio della legalità e dello sviluppo del territorio;
quali siano le cause che hanno prodotto la latitanza di Vito Marino visto che, ad avviso dell’interrogante, era risaputo il suo status di indagato e il collegamento con il contesto mafioso che, nella provincia di Trapani, è sempre strettamente controllato dal famoso latitante Matteo Messina Denaro.