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Antimafia, si chiudono i lavori della Commissione. Bilanci e prospettive DI GIUSEPPE LUMIA

Oggi si sono chiusi i lavori programmati della Commissione parlamentare antimafia. Stamani sono state approvate le ultime tre relazioni d’inchiesta. La prima sul caso dell’omicidio di Mico Geraci, l’amministratore locale e sindacalista di Caccamo con cui ho condiviso un intenso percorso di legalità e sviluppo. Con questa relazione la Commissione fornisce un ulteriore materiale d’inchiesta alla Procura antimafia di Palermo per valutare una possibile riapertura delle indagini. La seconda relazione approvata è quella sul caso Attilio Manca, il giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto trovato senza vita nella sua casa a Viterbo dove esercitava la sua professione. Una vicenda ancora aperta e tutta da chiarire su cui non bisogna porre la parola fine. Ho chiesto, infatti, alla Commissione di non chiudere il caso e di sollecitare la magistratura ad andare fino in fondo per fare piena luce sulla possibile causale mafiosa. L’ultima relazione approvata è quella sul furto del quadro del Cavaraggio da parte della mafia. L’opera fu rubata nel 1969 nell’oratorio di San Lorenzo, a piazza San Francesco, nel cuore di Palermo. Caso che merita un ulteriore approfondimento giudiziale. Oggi è stata anche la giornata nella quale si è presentata alle istituzioni e alla società civile impegnata nell’antimafia la relazione conclusiva della Commissione guidata dell’on. Bindi. Una relazione ponderosa, perché ha dovuto riassumere ed elaborare le varie attività d’inchiesta svoltesi lungo tutta l’attuale legislatura parlamentare. Mafia e massoneria, stragi del ‘92/‘93 sono solo alcuni dei punti delicatissimi e rischiosissimi su cui soffermarsi nella lettura della relazione, dove sono stati recepiti anche dei miei contributi. Forse è presto per fare un primo bilancio della mia lunga attività in Commissione antimafia. Molti si soffermano sui diversi traguardi che ho ottenuto: il primo siciliano a presiedere la Commissione; il parlamentare più longevo nella sua storia, visto che sono stato componente di questo organismo ininterrottamente dal 1996 ad oggi; sono stato il presidente che ha consentito di utilizzare i potenti poteri della magistratura per fare luce sul caso Impastato. Ma la cosa più importante, tra quelle che mi vengono riconosciute, è quella di un parlamentare che ha accumulato una conoscenza profonda del fenomeno mafioso e di aver offerto tutto se stesso, compreso la sua vita, per servire il Paese in una lotta che crea rischi mortali, dissapori, solitudine, attacchi e “mascariamenti” di ogni tipo. Nel mio intervento finale traccio il cammino del lavoro svolto e soprattutto provo a delineare il nuovo percorso che bisognerebbe fare per eliminare le mafie e provare finalmente a vincere questa sfida storica. Lo affido alla vostra lettura e al vostro contributo, per segnalare comunque la disponibilità a camminare insieme. Lo farò lungo i nostri territori e nel contesto globale, facendo tesoro dei successi, delle sconfitte e della mia scelta di fondo: combattere le mafie sino in fondo con tutto me stesso, costi quel che costi sul piano esistenziale, ma anche ricercando una progettualità strategica e con la dimensione del “Noi’. Sempre nella relazione finale avanzo una serie di riflessioni sui pericoli che corre il nostro Paese nel continuare a minimizzare la presenza delle mafie, sulle nuove sfide da intraprendere e le insidie disseminate lungo il travagliato impegno dell’antimafia. Il mio pensiero va a tutte le vittime, soprattutto a quelle poco conosciute che hanno donato la propria vita senza spesso avere avuto una giustizia piena e i dovuti riconoscimenti. Due proposte finali. La prima è rivolta al Parlamento, perchè è ormai maturo il tempo per fare un salto di qualità, dedicando una sessione specifica dei lavori parlamentari alla lotta alle mafie. La seconda all’Onu, per riorganizzare un secondo vertice mondiale a 20 anni dal primo che si è tenuto proprio in Italia, a Palermo, durante la mia presidenza, al fine di verificare i risultati ottenuti e per mettere a fuoco e indirizzare una più moderna e incisiva lotta alle mafie.

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