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INTERROGAZIONE GIARRUSSO SU BOSS SIRACUSA ED 'NDRANGHETA CHE PARLANO IN CARCERE

ePub Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06487 Atto n. 4-06487 Pubblicato il 12 ottobre 2016, nella seduta n. 698 GIARRUSSO , CAPPELLETTI , DONNO , LEZZI , AIROLA , SERRA , BUCCARELLA , MORONESE , PUGLIA , GAETTI , BLUNDO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, per quanto risulta agli intrerroganti: ril boss Antonino Pinuccio Trigila (detto Pinuccio Pinnintula) è attualmente detenuto e sta scontando una condanna all'ergastolo, a seguito di sentenza definitiva con cui è stato riconosciuto capo dell'omonimo clan mafioso (il clan Trigila), nonché responsabile di gravissimi reati, anche di sangue; analogamente, il boss della 'ndrangheta Francesco Sergi, capo indiscusso dell'omonimo clan (la 'ndrina Sergi), da anni saldamente radicato in provincia di Milano, è attualmente detenuto per scontare una condanna definitiva all'ergastolo inflittagli per 5 omicidi e traffico internazionale di stupefacenti; secondo quanto riportato da un'inchiesta del giornalista Paolo Borrometi pubblicata sul sito "LaSpia", e ripresa da alcuni organi di informazione nazionali, i boss Sergi e Trigila, approfittando della detenzione in celle attigue presso la casa circondariale di Biella, avrebbero organizzato dal carcere un traffico di stupefacenti con l'aiuto dei familiari, dei congiunti e degli affiliati; in particolare il giornalista Borrometi riporta, all'esito dell'operazione della Polizia di Avola (Siracusa) "Ultimo Atto", che l'intero traffico sarebbe stato organizzato dall'interno del carcere dei boss: per quanto riguarda Trigila, sia direttamente che tramite la moglie Nunziatina Bianca, il genero Graziano Buonora ed il fratello Gianfranco Trigila; per quanto riguarda Sergi, tramite Giuseppe Zavettieri (cognato) e Domenico Sergi (figlio); stando all'articolo, il genero del boss Trigila, Graziano Buonora, la moglie Nunziatina Bianca e il fratello Gianfranco avrebbero pagato direttamente la droga a Domenico Sergi, consegnandogli il denaro, anche all'interno della sala d'aspetto del carcere di Biella; secondo quanto riportato dalla stampa, in un'occasione, addirittura, Buonora sarebbe entrato in carcere con 40.000 euro e li avrebbe consegnati a Domenico Sergi; sarebbe lo stesso Antonino Trigila ad indicare ai familiari le modalità di pagamento ed a rassicurarli degli accordi presi all'interno con il pari grado capomafia, nonché ad informare i sodali delle modalità del "taglio" della droga e a suggerirne il prezzo; così come è lo stesso Francesco Sergi, nei colloqui, a raccomandarsi con i suoi familiari (Zavettieri e Domenico Sergi) di non "fargli fare cattiva figura" invitandoli ad incontrarsi con i familiari del Trigila per rassicurarli sulle modalità di pagamento; considerato che: quanto descritto sarebbe stato messo in atto da due pericolosi soggetti detenuti che scontano condanne all'ergastolo per reati di mafia e traffico di droga; risulta agli interroganti che, malgrado l'evidentissima pericolosità sociale e malgrado il loro ruolo apicale, sia Antonino Trigila che Francesco Sergi non siano più sottoposti al regime del 41-bis dell'ordinamento penitenziario; secondo le risultanze di un'indagine della Polizia, già nel 2013, il boss Antonio Trigila avrebbe corrotto un cancelliere del Tribunale di Catania per avere notizie sulle indagini in corso, notizie poi comunicate agli affiliati del suo clan a mezzo di colloqui avvenuti in carcere; in data 26 settembre 2016, infine, la Polizia di Avola, nell'ambito dell'operazione "Ultimo Atto", avrebbe tratto in arresto la signora Nunziatina Bianca e il signor Gianfranco Trigila; costoro, malgrado siano accusati di traffico di droga e di aver avuto un ruolo determinante nel portare fuori dal carcere gli ordini ricevuti, non risultano imputati di associazione mafiosa, ma solo di traffico di droga aggravato dal metodo mafioso, col risultato, a parere degli interroganti aberrante, di non essere detenuti in carcere, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti; se non ritenga opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive di propria competenza previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento, nonché verificare: le ragioni che hanno comportato l'uscita dal regime del 41-bis di due pericolosi capi mafia condannati all'ergastolo e se nel farlo siano state rispettate le disposizioni normative al riguardo; se vi siano i presupposti per riportare in regime 41-bis i due capimafia, Antonino Trigila e Francesco Sergi, vista l'oggettiva, acclarata e attuale pericolosità dei soggetti, i quali hanno utilizzato il regime carcerario loro applicato per organizzare un traffico di droga e gestire con tutta tranquillità le proprie cosche; come sia possibile che due membri di un clan abbiano potuto organizzare un traffico di droga e non sia stato loro contestato il reato previsto dall'art. 416-bis del codice penale, ma solo la semplice aggravante e, di conseguenza, non si trovino in stato di detenzione; quali azioni di propria competenza intenda intraprendere, affinché siano favorite e sollecitate nuove indagini che possano liberare il territorio siracusano e milanese da fenomeni mafiosi così pervasivi.

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