Alle Forze dell'Ordine
Come giudice per le indagini e per l'udienza preliminare ho lavorato con voi per anni, quindici
anni in prima linea, con buone sinergie e affiatamento, con la consapevolezza che eravamo
impegnati nella stessa direzione, per gli stessi valori e finalità. Ne ho ricavato esperienze
straordinarie, anche sul piano umano, ottimi risultati investigativi e processuali. Il giudice
deve soltanto coronare e premiare i sacrifici delle Forze dell'Ordine, dare loro soddisfazione
per l'impegno profuso in indagini talvolta di estrema difficoltà e pericolo. Conservo dei ricordi
meravigliosi di quegli anni, in cui arrivavamo tutti assieme a fare giustizia. Il lavoro di giudice
e quello delle Forze dell'Ordine devono integrarsi con sintonia, in modo complementare.
Improvvisamente, sono stata strappata con violenza dal mio ufficio, ero un giudice scomodo,
per anni sono stata impegnata, con grandi sofferenze, in severe battaglie per difendermi da
quelle stesse Istituzioni che avevo servito per anni con dedizione e sacrificio. E' successo ad
altri magistrati, perseguitati perché la loro efficienza era sgradita, pericolosa.
Poi vi ho ritrovati, mi avete accolto con affettuosa solidarietà e incoraggiamento.
Ma presto ho capito che qualcosa era cambiato in questi anni: si era spezzato qualcosa di quel
cruciale rapporto che avevo visto da sempre tra Forze dell'Ordine e magistratura. I tempi
sono cambiati, e sono venuti meno quei valori preziosi che, un tempo, legavano saldamente
l'operato della magistratura e quello delle Forze dell'Ordine. La magistratura è cambiata, vi
sentite soli e incompresi, non sostenuti. Il che è grave perché in questi anni vi è stato un salto
di qualità del contesto criminale. Ora abbiamo una illegalità ancora più pericolosa perché
silente e infiltrata negli apparati dello Stato, nell'economia, nella finanza.
Se ne è andata una intera generazione di magistrati eccezionali, carismatici, sempre fianco a
fianco delle Forze dell'Ordine. Le nuove leve non hanno la cultura della magistratura
coraggiosa di una volta, e del ruolo fondamentale delle Forze dell'Ordine. Troppo spesso
manca una magistratura appassionata, indignata, reattiva e forte, arrabbiata.
Sono addolorata di questa situazione, capisco la vostra solitudine, il vostro senso di non
essere capiti, sostenuti. Percepisco in voi un senso di frustrazione, di crisi del vostro ruolo, e
questo è inaccettabile.
Vorrei lasciarvi una riflessione: questa situazione è un grave segnale di calo di legalità, diffusa
anche nelle Istituzioni, di abbassamento della risposta dello Stato contro la nuova criminalità.
Se voi siete soli, il cittadino è in pericolo.
Lavorate con il vostro continuo impegno, diffondente il buon esempio, non fatevi distogliere
dagli obiettivi, cercate sempre il dialogo con la magistratura, il vostro sacrificio darà risultati
nel tempo.
Ognuno deve seguire la propria coscienza, il proprio senso del dovere, anche se è solo,
incompreso, non sostenuto. Non dovete aspettarvi il plauso e l'aiuto dagli altri, dovete
soltanto sentire dentro di voi che avete sempre fatto il vostro dovere, che la vostra coscienza è
pulita e in ordine, con voi stessi e con gli altri. Quello che ho sempre fatto anch'io, pur subendo
per anni attacchi e tentativi di delegittimazione. Ma sono rimasta fermamente convinta della
mia correttezza e legalità, e questa interiore convinzione mi ha aiutato a resistere.
Buon lavoro, e avanti sempre, Cecilia Carreri
21 gennaio 2018
21 gennaio 2018