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DIA TRAPANI: SEQUESTRO DA 10 MILIONI


DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
                                 Centro Operativo di Palermo


COMUNICATO STAMPA

AGGRESSIONE AI PATRIMONI MAFIOSI
A TRAPANI  LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
SEQUESTRA BENI PER OLTRE 10 MILIONI DI EURO
AD UN  IMPRENDITORE DI ALCAMO (TP)

Nel quadro delle attività istituzionali tese all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, la Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ha sequestrato beni per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.
Il Tribunale di Trapani – Sez. Misure di Prevenzione, accogliendo la  proposta di misura di prevenzione patrimoniale avanzata d’iniziativa dal Direttore della D.I.A., ha disposto il sequestro dei beni riconducibili a MONTALBANO Giuseppe, 44 enne, di Alcamo (TP), imprenditore nel settore edile, ritenendo ricorrenti, a carico dello stesso, i presupposti richiamati nel combinato disposto degli artt. 4, comma 1, lett. a)  del D.lgs. 159/2011, in quanto:
indiziato di appartenenza all’associazione di tipo mafioso, di cui all’art. 416 bis c.p., denominata “Cosa nostra”, operante nella provincia di Trapani;
titolare, anche per interposta persona, di beni in valore sproporzionato al reddito dallo stesso dichiarato ai fini delle imposte sul reddito delle persone fisiche, ovvero all’attività economica svolta.
Circa la personalità del proposto, incontrovertibili risultanze giudiziarie consentono di inserire MONTALBANO Giuseppe nel novero dei soggetti indiziati di appartenenza ad una associazione a delinquere di tipo mafioso.
MONTALBANO Giuseppe è  figlio di Pietro, anziano uomo d’onore della “famiglia” mafiosa di Alcamo (TP), nonché nipote di MONTALBANO Nunzio, cl.1943, indiziato mafioso ucciso  in Alcamo (TP), la sera del 26.04.1991.
Il MONTALBANO era ritenuto fiancheggiatore nonché prestanome di latitanti alcamesi, inserito nella cosca capeggiata dall’allora noto capo mafia alcamese, MILAZZO Vincenzo, classe 1956 (ucciso nel 1994 insieme alla fidanzata BONOMO Antonella). .
Sul finire degli anni 90’, la D.I.A., nel condurre articolate indagine aventi ad oggetto proprio l’agguerrito sodalizio mafioso operante nel mandamento di Alcamo (TP), eseguiva un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 43 soggetti, indagati a vario titolo per una serie di efferati delitti tra, cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidi, sequestro di persona, estorsioni, riciclaggio di denaro di provenienza illecita, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi.
Tra i destinatari del predetto provvedimento restrittivo, oltre ad alcuni esponenti di primissimo piano della cosca, posti al vertice dell’organigramma mafioso, ispiratori di quelle strategie criminali che hanno insanguinato, per più di un decennio il territorio della provincia trapanese, vi era anche MONTALBANO Giuseppe, tratteggiato come soggetto di particolare valenza strategica per l’organizzazione, a cui “cosa Nostra” affidava compiti di supporto logistico a latitanti e l’esecuzione di danneggiamenti finalizzati all’attività estorsiva.
In particolare, al MONTALBANO Giuseppe veniva contestato di aver predisposto quanto necessario per garantire rifugio ed assistenza a vari appartenenti all’organizzazione “cosa nostra”, al tempo latitanti, tra cui MILAZZO Vincenzo, ALCAMO Antonino, INTERDONATO Pietro e DI LIBERTO Vito, fungendo da tramite tra costoro ed altri appartenenti all’organizzazione mafiosa, per il recapito di messaggi, fornendo agli uomini d’onore, anche di propria iniziativa, informazioni e notizie comunque utili al perseguimento dei fini dell’associazione “cosa nostra”.
In occasione dell’arresto  dei latitanti Melodia Vincenzo, Alcamo Antonino, Interdonato Pietro e Di Liberto Vito Orazio, avvenuto in Calatafimi (TP) nel 1993, veniva rinvenuto un cellulare che si accertava avere avuto numerosi contatti telefonici con un cellulare in uso  a MONTALBANO Giuseppe.
Inoltre, lo stesso veniva  ritenuto responsabile, unitamente ad altri, di un attentato incendiario dell’abitazione di un sottufficiale della Guardia di Finanza e di aver illegalmente detenuto, e portato in luogo pubblico, tre candelotti esplosivi avvolti con nastro adesivo con innesco formato da miccia catramata, innestata all’interno di un pacco.

Sotto il profilo patrimoniale,  il Tribunale di Trapani - Sez. M.P. - ha ritenuto illeciti i flussi patrimoniali e finanziari, accogliendo appieno la rilevanza   macroscopica, accertata dalla D.I.A., di  sperequazione patrimoniale in capo al MONTALBANO Giuseppe.

Il sequestro ha interessato ditte individuali e società di capitali, appezzamenti di terreno, fabbricati, veicoli industriali, autovetture e disponibilità finanziarie.

In particolare, con l’operazione odierna, sono stati sequestrati:
nr.   8 appezzamenti di terreno;
nr. 38 fabbricati di recente realizzazione;
nr.   7 autoveicoli/autocarri/betoniere;
nr.   3 compendi aziendali;
Nr.   7 quote societarie;
nr. 10 deposti bancari;
nr.   3 polizze assicurative.

Il valore complessivo dei beni in sequestro è  stato stimato in oltre 10  milioni di euro.

Palermo, 30 settembre 2013.

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