ePub
Versione per la stampa
Mostra rif. normativi
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06602
Atto n. 4-06602
Pubblicato il 3 novembre 2016, nella seduta n. 714
GIARRUSSO , BUCCARELLA , DONNO , AIROLA , CAPPELLETTI , LEZZI , BERTOROTTA , PUGLIA , SANTANGELO , MORONESE - Ai Ministri dell'interno e della difesa. -
Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:
si apprende da un articolo del quotidiano "la Repubblica" del 2 novembre 2016 dell'esistenza di un'informativa redatta dai Carabinieri di Marsala (Trapani) oltre 10 anni fa contenente una lista di nomi, tra cui quelli di personaggi potenti ed insospettabili del trapanese che costituirebbero la rete segreta di protezione del capo mafia e latitante Matteo Messina Denaro;
l'informativa, secondo "la Repubblica" mai trasmessa alle autorità giudiziarie, sarebbe stata consegnata solo poche settimane fa alla Procura della Repubblica di Palermo che coordina le indagini sulla latitanza del boss Matteo Messina Denaro;
a consegnare l'informativa alla Procura di Palermo sarebbe stato il generale dei Carabinieri Nicolò Gebbia (oggi in pensione), ex comandante della compagnia dei Carabinieri di Marsala (che indagava anche su Matteo Messina Denaro) ed ex comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo;
secondo le notizie di stampa, il generale Gebbia, interrogato sulla questione dalla Procura di Palermo, avrebbe svelato «di avere avuto quell'informativa poco prima di lasciare il comando provinciale di Palermo per assumere quello di Venezia e di averla consegnata (...) al generale Gennaro Niglio allora comandante della Regione Carabinieri Sicilia» e che «da allora di questa informativa nessuno ha saputo più niente»;
secondo quanto riportato, l'informativa conterebbe nomi di personaggi finora mai finiti nel mirino degli investigatori, i quali si sarebbero prestati a fare da corrieri per fare arrivare o ricevere i pizzini con gli ordini e le raccomandazioni di Matteo Messina Denaro ad altri boss siciliani;
inoltre, conterebbe il suggerimento ai Carabinieri «di non coinvolgere nelle indagini le forze dell'ordine che allora operavano nella provincia di Trapani per evitare fughe di notizie ed informazioni che sarebbero potute arrivare proprio al boss Matteo Messina Denaro che probabilmente disponeva di qualche "talpa" tra gli investigatori trapanesi»;
nell'informativa vi sarebbe un riferimento al sequestro del suocero di Nino Salvo, l'esattore Luigi Corleo, rapito il 17 luglio 1975 dai corleonesi e il cui cadavere (mai ritrovato) sarebbe stato sepolto in una campagna di proprietà di uno dei favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro;
si riporterebbe anche una presunta telefonata da parte di Nino Salvo (potentissimo esattore di Salemi condannato per associazione mafiosa), al Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Giulio Andreotti, telefonata in cui sollecitava un permesso al boss Gaetano Badalamenti, che si trovava al confino nel Nord Italia, per consentirgli di rientrare in Sicilia ed attivarsi per favorire la liberazione del suocero,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali azioni intendano intraprendere, nell'ambito delle proprie funzioni e nei limiti delle prerogative previste dalla legge, affinché sia fatta al più presto luce sull'"insabbiamento" dell'informativa;
se tale "insabbiamento" abbia favorito in qualche modo la latitanza del boss Matteo Messina Denaro e, in tal caso, quali provvedimenti intendano adottare nei confronti degli eventuali responsabili.
Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...