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FONDAZIONE CAPONNETTO - CALAMIA UNO DI NOI E TUTTI NOI CON CALAMIA

Con orgoglio Pasquale Calamia da tempo rappresenta la Fondazione Caponnetto  Castelvetrano. Pasquale è uno di noi e noi siamo e saremo sempre al suo fianco.
Le intercettazioni di cui sotto relative ad episodi di alcuni anni fa (2013-2014) evidenziano come il suo costante lavoro sul territorio sia importante e che a Castelvetrano non sono amate dai mafiosi le voci fuori dal coro.
Come Fondazione Caponnetto ci siamo abituati ad essere fuori dal coro.
L'impegno di Calamia, oramai sempre più orientato al nazionale, tra cui il 24mo vertice antimafia a Napoli, e della Fondazione Caponnetto con lui continuerà con la schiena dritta.

Salvatore Calleri Presidente
Tutto il consiglio direttivo
Tutto l'ufficio di Presidenza





"Il danneggiamento nei confronti del Consigliere comunale Pasquale Calamia.
L’attività di indagine compendiata nel presente procedimento ha consentito di ricostruire altro inquietante egravissimo episodio di danneggiamento commesso nei confronti di Pasquale Calamia, esponente politico di Castelvetrano, protagonista negli scorsi anni di iniziative mirate a screditare pubblicamente addirittura Matteo Messina Denaro e a invocarne al più presto l’arresto. Proprio per queste ragioni, già nel 2008 l’associazione mafiosa aveva incendiato l’abitazione estiva della famiglia del Calamia, fatto per il quale era stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere e poi sentenza definitiva di condanna, per il reato di danneggiamento aggravato ai sensi dell’art.7 d.l.152 del1991, nei confronti degli associati mafiosi Giovanni Risalvato, Lorenzo Catalanotto e Marco Manzo; come accertato nel processo, tale danneggiamento aveva trovato ragione nelle frasi pronunciate dal Calamia durante una seduta del Consiglio comunale di Castelvetrano, in cui egli aveva auspicato la cattura del latitante. All’indomani della deposizione testimoniale del Calamia durante il sopra indicato processo e della pubblicità che tale vicenda aveva assunto sia a livello locale sia a livello nazionale, Pasquale Calamia nel 2013 riceveva numerose attestazioni di stima e considerazione dalla comunità locale; veniva quindi rieletto al Consiglio comunale di Castelvetrano e ricopriva l’incarico di Capo di Gabinetto vicario presso l’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente della Regione Sicilia. Evidentemente l’associazione mafiosa, lungi dal ritenere sopita la volontà ritorsiva nei confronti del Calamia, ha programmato un nuovo inquietante atto intimidatorio nei confronti dell’esponente politico; questa volta per mano di uno degli attuali componenti della famiglia mafiosa di Castelvetrano, ovverosia Giuseppe Paolo Bongiorno. E infatti, durante la notte del 27.9.2013, l’autovettura Alfa147 di Pasquale Calamia è stata danneggiata, come da lui denunciato il 28.9.2013 presso il Commissariato di Castelvetrano, che nell’immediatezza ha svolto i primi accertamenti. Tuttavia, l’identificazione dell’autore del danneggiamento nel Bongiorno è stata resa possibile solo in data 11.10.2014 grazie alle intercettazioni disposte nel presente procedimento: quel giorno sono state ascoltate diverse conversazioni fra Tilotta e Bongiorno in ordine a un danneggiamento perpetrato tempo prima; tali conversazioni, analizzate unitamente alle videoriprese, hanno consentito di correlare il danneggiamento oggetto di conversazione proprio con quello di cui era rimasto vittima il Calamia il 27.9.2013. Tali conversazioni, registrate all’interno dell’autovettura del Tilotta,vengono suscitate dalla visione per le strade di Castelvetrano di Pasquale Calamia. Egli era intento a parlare con personale della Polizia di Stato proprio davanti all’agenzia funebre del Tilotta quando, nelfrattempo, arriva lo stesso Tilotta con la propria Seat Leon, su cui poi sale anche Bongiorno; i due quindi si
lasciano andare a dei commenti dai quali emerge con chiarezza la paternità del danneggiamento subito dal Calamia il 27.9.2013. I due, infatti, commentando negativamente la presenza delle forze di polizia (“si sono presi l'abitudine di camminare pure in borghese...”) nonché la vicinanza delle stesse al Calamia, manifestano inizialmente la necessità di dare a quest’ultimo un ulteriore segnale facendogli “saltare” la macchina (Tilotta: “noi, lo sai che dovremmo fare?Gli dovremmo far saltare la macchina a questo merda... per farlo insegnare...per farlo ridere come dico io…devi vedere che macchina ha…Questo inverno... si ci da fuoco. L'hai capito?”), macchina che Bongiorno per altro ben conosce e della quale conosce anche il luogo di sosta. E la confessione da parte del Bongiorno giunge proprio in tale frangente, quando dice “la..56...nera...quando gli ho tagliato le gomme me ne sono accorto...” e, infatti, quando i due fanno il giro di piazza Regina Margherita e transitano nuovamente nei pressi dell’agenzia funebre, lo stesso Bongiorno indica al Tilotta la macchina del Calamia, pronunciando neanche in parte i numeri di targa (Bongiorno: “qua è... guarda dov'è... La vedi?” questa di fronte..”; Tilotta: “quant'è?...144...!!”) in perfetta coincidenza con quelli dell’autovettura del Calamia, targata CG144FH. Peraltro, a ulteriore riscontro di quanto confessato dal Bongiorno durante la conversazione citata, deve rilevarsi che, come emerge dagli accertamenti della p.g. svolti nell’immediatezza sull’Alfa147 del Calamia, all’autovettura erano state effettivamente squarciate le quattro gomme. Nessun dubbio sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in capo al Bongiorno in ordine all’avvenuto danneggiamento dell’autovettura del Calamia, reato da ritenersi senz’altro aggravato ai sensi dell’art.7 d.l.152 del1991, in ragione dell’evidente finalità del delitto di avvantaggiare l’associazione mafiosa nella comunità di Castelvetrano, finalità disvelata dall’intenzione di ridurre al silenzio qualunque voce critica e di aperto dissenso, con ciò contribuendo a creare quel clima di terrore e di omertà
nel quale cosa nostra vive e prospera. Deve anche sottolinearsi che il ripetuto ricorso ai danneggiamenti nei confronti del Calamia è di per se’ atto delittuoso certamente idoneo a creare nella vittima prescelta un assoluto senso di smarrimento e di incertezza in merito alla propria personale sicurezza sia con riferimento alla propria famiglia che ai propri beni, con la conseguenza che l’atto intimidatorio raggiunge quasi sempre un effetto che va ben oltre il danno patrimoniale cagionato: esso incide infatti sui diritti di libertà del cittadino e sulla sua stessa capacità di  autodeterminazione e, quando questi svolge attività politica o istituzionale, lo stesso atto ha l’obiettivo di condizionarne pesantemente le scelte e le decisioni. Sul punto pertanto non può che rimandarsi alle motivazioni della sentenza definitiva di condanna pronunciata in relazione al precedente danneggiamento commesso nel 2008 nei confronti dello stessopolitico, che, con le medesime argomentazioni sopra esposte ha riconosciuto la sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art 7 dl 152 del 1991"

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