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Torino: operazione “Garden” 6 arresti e 2 milioni di euro di merce sequestrata

 


 

Associazione per delinquere finalizzata al furto e alla ricettazione di ingenti quantità di ricambi e componenti, è questa l’accusa di cui dovranno rispondere sei persone finite in carcere e un’altra destinataria dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria al termine dell’operazione “Garden”.

Le indagini dei poliziotti del compartimento Polizia stradale di Torino nascono nel febbraio di due anni fa, quando non passa inosservato un incremento di furti di merci su veicoli commerciali in sosta notturna.

I furti, tutti consumati nelle aree di sosta della tangenziale nord di Torino, sono stati messi a segno con la tecnica del “taglio del telone” e hanno riguardato principalmente ricambi di autoveicoli.

Attraverso l'utilizzo di strumenti per il monitoraggio degli spostamenti dei veicoli, i poliziotti hanno individuato alcuni sospettati, scoperto il coinvolgimento di persone e società del settore automobilistico attive su diverse piattaforme per la compravendita online e localizzato alcuni magazzini in provincia di Torino utilizzati per lo stoccaggio dei “pezzi” di provenienza illecita in attesa di essere venduti, in alcuni casi dopo essere stati alterati.

Marmitte, autoradio, pneumatici, componenti di motore, elettronici e del sistema multimediale per un valore commerciale di oltre 2 milioni di euro, sono stati sequestrati agli indagati, alcuni dei quali risultano sconosciuti all’anagrafe tributaria e privi di attività lavorativa.

Un aspetto non trascurabile di questo tipo di attività criminale, attiene alla sicurezza: l’immissione sul mercato di ricambi contraffatti potrebbe pregiudicare la sicurezza del veicolo ed essere causa di incidenti stradali con danni gravi agli occupanti e a terzi coinvolti.   

Le parti del mercato parallelo alimentano quei settori dell’economia sommersa che sono origine dei fenomeni di evasione fiscale; a tal proposito, l’indagine ha evidenziato come l’organizzazione utilizzasse l’emissione di false fatture da parte di imprese compiacenti che attestavano operazioni inesistenti per immettere sul mercato gli autoricambi illeciti.

Infine, i ricambi trattati nei circuiti non ufficiali non vengono smaltiti nel rispetto delle rigide normative vigenti creando un danno ambientale rilevante.

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