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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06753
Atto n. 4-06753
Pubblicato il 20 dicembre 2016, nella seduta n. 735
GIARRUSSO , DONNO , GIROTTO , PUGLIA , CAPPELLETTI , CASTALDI , PAGLINI , MORONESE - Ai Ministri dell'interno, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della giustizia. -
Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
da quanto riportato dal sito internet del Corpo forestale dello Stato e da numerose fonti di stampa, si apprende che in data 23 luglio 2013 il Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli e con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT), coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Firenze, avrebbe eseguito la perquisizione di oltre 100 siti, tra aziende e domicili privati, in 10 regioni (Toscana, Abruzzo, Campania, Veneto, Lombardia, Umbria, Lazio, Trentino Liguria ed Emilia-Romagna), vedendo impegnati oltre 450 uomini del Corpo forestale dello Stato; gli indagati risulterebbero essere oltre 60;
i diversi gruppi criminali individuati sarebbero stati dediti a realizzare un traffico ingente di rifiuti verso Paesi come la Cina e la Tunisia: scarti delle lavorazioni della plastica, che venivano riciclati e di rifiuti tessili;
sarebbero state disposte due misure di custodia cautelare a due esponenti della criminalità organizzata, con base operativa a Prato, Vincenzo e Ciro Ascione, rispettivamente padre e figlio (di origine campana), titolari di un'azienda con sede a Prato, che si occuperebbe di spedizione e di trattamento rifiuti;
le indagini avrebbero portato alla scoperta di una rete di associazioni a delinquere operanti in varie parti d'Italia ed in particolare nel territorio toscano, con un traffico stimato in migliaia di tonnellate di rifiuti plastici e tessili, commercializzati illecitamente, in violazione del decreto legislativo n. 152 del 2006, recante "Norme in materia ambientale";
un filone dell'indagine riguarderebbe i rifiuti tessili che in totale assenza delle dovute normative, avrebbe trovato collocazione sul mercato nazionale degli indumenti usati (cosiddetto vintage), in violazione delle norme del settore, comportando rischi per la salute e l'incolumità degli ignari acquirenti;
questo filone si inserirebbe sulla precedente indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico, relativa al monopolio nel commercio degli indumenti usati nell'area fra Prato e Montemurlo, acquisito dal clan Birra di Ercolano;
la presenza della criminalità organizzata campana, ed in particolare del clan Birra, nella provincia di Prato, risulterebbe essere presente da già diversi anni; infatti nel 1999 il clan Birra di Ercolano si sarebbe reso partecipe dell'omicidio di Ciro Cozzolino, conosciuto all'interno dell'ambiente malavitoso con lo pseudonimo di "Ciro u' pazz";
inoltre, risulta agli interroganti che l'indagine partita nel 2010, grazie a una segnalazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, avrebbe ulteriormente dato prova della presenza camorristica, tuttora molto forte, nel territorio di Prato e precisamente dei clan camorristici Birra - Iacomino e Ascione - Saurino, come anche confermato grazie alla testimonianza del collaboratore di giustizia signor Gerardo Sannino, killer di Ciro Cozzolino;
l'altro filone, relativo al settore dei rifiuti industriali, in violazione della normativa che disciplina il traffico transfrontaliero degli stessi, avrebbe dato vita ad un vasto traffico di spedizioni intercettate, che avrebbero avuto come destinazione i Paesi del nord Africa e dell'estremo Oriente (Cina) per il tramite dell'Est Europa;
a giudizio degli interroganti, è importante far presente che, in merito alla sinergia criminale italo-cinese nell'ultimo decennio, sono state condotte rilevanti indagini, che si sono occupate del traffico di rifiuti dal nostro Paese con la Cina, tra le quali l'inchiesta "Grande Muraglia" nel 2006, l'inchiesta "Ombre cinesi", sempre nel 2006, l'operazione "Mesopotamia" nel 2007 e poi ancora "Grande Muraglia 2" e l'operazione "Iron" nel 2008. Quello della movimentazione illecita di rifiuti tra l'Italia e la Cina è infatti un settore tenuto sotto osservazione, che smuove un giro d'affari di milioni di euro, con carichi che partono da tutta Italia, arrivano in Cina-India-Malesia e poi rientrano nel nostro Paese sotto forma di utensili (giocattoli, ma anche contenitori per il cibo o biberon per i neonati) realizzati con plastica inquinata da ogni tipo di sostanza, come ha messo ben in evidenza Claudia Salvestrini, responsabile del Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene (Polieco), durante l'audizione del 23 aprile 2015 della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e come è stato ribadito anche nel recente forum internazionale Polieco e nei "Report on environmental crime" editi dall'Agenzia dell'Unione europea EUROJUST (European union's judicial cooperation unit);
le indagini, inoltre, avrebbero fatto emergere la coesistenza di un'attività di usura ed estorsione condotta parallelamente alla gestione illecita di rifiuti, consumatasi a danno di imprenditori locali; infatti la Polizia Giudiziaria avrebbe proceduto per il reato di cui all'art. 644 del codice penale per usura pluriaggravata con finalità mafiosa;
considerato che:
sarebbero stati individuati diversi gruppi organizzati e strutturati in base ad una precisa ripartizione dei ruoli dei singoli associati, volta a realizzare, in maniera continuativa e professionale, con finalità di ingiusto profitto (attraverso la reiterata violazione degli obblighi e delle garanzie previste dalla legge), un traffico ingente di rifiuti; infatti: "Oltre al traffico illecito di rifiuti di cui all'art. 260 del Testo Unico Ambientale è stato contestato anche l'art. 416 associazione a delinquere" (dal sito internet "corpoforestale" del luglio 2013);
l'operazione, alla quale veniva dato grande risalto sui quotidiani locali e nazionali, per la tipologia di reati e l'importanza delle tematiche trattate, sarebbe basata su indagini tecniche complesse ed articolate, nonché sull'utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali, apposizione di GPS (global positioning system) ed il probabile apporto di consulenti tecnici esterni, che avrebbero comportato spese rilevanti;
considerato inoltre che:
l'operazione sarebbe stata condotta nel luglio 2013, e ad oggi non si hanno notizie del fascicolo, e non risulterebbero informazioni sugli sviluppi giudiziari;
la critica situazione relativa alla presenza dei clan camorristici in territorio toscano, in merito alla gestione dei rifiuti, è stata negli anni seguita anche dalla fondazione "Antonino Caponnetto", che, nei relativi report sui rifiuti in Toscana, ha posto l'attenzione alle numerose indagini che vedono attivo, seppur ancora poco adeguatamente attenzionato, l'operato delle mafie in questa regione,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritengano opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, affinché sia fatta al più presto luce sugli sviluppi delle indagini, che riguarderebbero l'illecito mercato dei rifiuti tessili di Prato, gestito dalla criminalità organizzata;
se intendano, conseguentemente, per quanto di competenza, vigilare, affinché non si arrivi ad una prescrizione dei reati a carico dei diversi gruppi criminali organizzati ed in particolare di soggetti legati a clan, come quello dei Casalesi, la cui presenza fattiva in Toscana e la cui leadership nel settore rifiuti è ormai consolidata da decenni.
Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...