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INTERROGAZIONE LUMIA SU MAFIA NEI MERCATI E NEI TRASPORTI A VITTORIA

ePub Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03593 Atto n. 3-03593 Pubblicato il 16 marzo 2017, nella seduta n. 787 LUMIA - Ai Ministri dell'interno e delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che secondo gli elementi informativi acquisiti dall'interrogante,: Vittoria, in provincia di Ragusa, rappresenta un tessuto produttivo di notevole valore per le imprese e le maestranze, soprattutto nel settore agricolo, capaci di raggiungere risultati ragguardevoli nel contesto regionale, nazionale ed internazionale. Un contesto economico e produttivo che va protetto e salvaguardato dall'aggressione criminale e mafiosa, in particolare, in questa fase di crisi che indebolisce le "difese immunitarie" delle aziende e degli imprenditori. Già nel passato, l'aggressione mafiosa ha raggiunto livelli drammatici, basti ricordare la famosa strage di Capodanno, avvenuta nel gennaio del 1999, dove furono colpiti dai killer mafiosi oltre ad Angelo Mirabella, ritenuto all'epoca il reggente della stidda di Vittoria, il cognato Claudio Motta, il ventisettenne Rosario Nobile e altri due ragazzi, che casualmente si trovarono quella tragica sera nella stazione di servizio, Salvatore Ottone e Rosario Salerno. La comunità ebbe un sussulto. Si raccolse intorno alle Istituzioni e, sotto la guida del sindaco pro tempore, seppe reagire e, grazie alle forze dell'ordine e alla magistratura si definirono ben 3 processi che colpirono i responsabili; oggi, ad avviso dell'interrogante, si presenta uno scenario altrettanto preoccupante, con un tessuto democratico sfibrato e un contesto economico più debole, attraversato da una crisi, sia economico - finanziaria, che di rappresentanza sociale. Si è pertanto ripresentata un'emergenza per la recrudescenza criminale e mafiosa che la riguarda e che, grazie all'operato delle forze dell'ordine e della magistratura, si è impedito che potesse esplodere nuovamente in tutta la sua virulenza. A denunciare tale situazione sono da segnalare le diverse inchieste giornalistiche di Paolo Borrometi, riprese da alcuni telegiornali e dalle principali testate nazionali; nell'ultimo periodo, diverse sono state le operazioni delle forze dell'ordine, sotto la guida qualificata della Procura distrettuale antimafia di Catania e della Procura di Ragusa. Un contributo importante lo sta fornendo l'associazione antiracket locale, che combatte pur tra mille difficoltà, con serietà e rigore la ripresa del fenomeno mafioso; si è quindi dinanzi ad una realtà mafiosa in evoluzione, che va colpita sistematicamente, per evitare che possa frenare o continuare a condizionare pesantemente l'economia legale e produttiva, che in questa provincia trova realtà economiche sane, di alto livello ed innovative. Aprire gli occhi è pertanto indispensabile, così come conoscere bene il fenomeno, far crescere una cultura della responsabilità e contrastare atteggiamenti "negazionisti" o "minimalisti" della presenza mafiosa. Combattere la mafia presente nel territorio costituisce pertanto un approccio responsabile ed in grado di tutelare lo sviluppo e quella parte onesta così diffusa e radicata in tutta la provincia di Ragusa; per comprendere la minaccia mafiosa in questa parte della Sicilia, è utile partire da quanto emerge dall'inchiesta del giornalista Borrometi: secondo alcuni dati della Banca d'Italia, la provincia di Ragusa gode del privilegio di poter contare su uno sportello bancario ogni 2.000 persone, qualora si dovessero comprendere in tale calcolo anche i bambini (per l'esattezza 2.040). Sembra quasi una sorta di "El Dorado" che va ben al di là della pur ricca e consistente economia ragusana. In sostanza, non risultano ricchezze tali da giustificare un rapporto abitanti/banche ben superiore anche al capoluogo di Regione (a Palermo uno sportello ogni 2.827 abitanti). Sembra configurarsi, ad avviso dell'interrogante, una sorta "di isola nell'isola", che, secondo quanto risulta all'interrogante medesimo, negli anni ha visto attrarre investimenti di imprenditori in odor di mafia (come Oliviero Tognoli) e di mafiosi veri e propri, che l'hanno considerata come una "terra loro", a cominciare dai conosciuti cugini Salvo di Salemi che, dalla lontana provincia di Trapani, negli anni '70, sono venuti ad investire nel ragusano. Così anche dalla provincia di Palermo, sempre a partire da quegli anni, arrivavano imprenditori coinvolti in rapporti con boss del calibro di Provenzano, i Castello, i Gambino ed i Lo Piccolo; a Vittoria è presente il mercato ortofrutticolo, fra i più importanti d'Italia, ricco di professionalità e capacità imprenditoriali, come pure di esponenti che sono direttamente o indirettamente legati al contesto criminale e mafioso. In questo ambiente, operano professionalità elevate in tutte le forze dell'ordine, ma che risultano al di sotto per numero, visti gli impegni crescenti, in cui sono assorbiti per i continui sbarchi di immigrati nel vicino porto di Pozzallo; dal mercato vittoriese vengono immessi nella filiera nazionale frutta e verdura, che poi arrivano sulle tavole degli italiani, tramite il "triangolo dell'ortofrutta", Milano, Fondi e Vittoria. Anche su questa realtà commerciale vanno spese le giuste attenzioni, senza criminalizzare tutti o generalizzare indiscriminatamente. È necessario prendere atto che la contaminazione mafiosa inizia dalla base, sin da subito, a volte anche durante la raccolta, con il gravissimo fenomeno del caporalato, che di recente ha visto il Governo ed il Parlamento intervenire con una normativa che finalmente qualifica il reato e consente di poterlo colpire con il dovuto rigore. Problemi esistono anche sulla filiera del mercato di Vittoria, dal produttore ai padroncini, ai commissionari, ai famosi "posteggianti", ai concessionari, sino a coloro che confezionano gli imballaggi, le cassette, gli angolari ed i trasporti, settore quest'ultimo gestito anche dai Casalesi e dal clan degli Ercolano; recentemente, è stata pesantemente colpita l'azienda Caiir, un consorzio di autotrasporti del signor Giuseppe Biundo, socio fondatore dell'antiracket cittadina, con un atto intimidatorio, che ha ridotto quasi in fin di vita un autista. L'uomo è ancora ricoverato nel centro "grandi ustionati" di Catania; successivamente, a seguito di una trasmissione radiofonica su "Radio Rai1", che si è occupata di agromafie, trasmettendo proprio da Vittoria, i partecipanti hanno ricevuto pesanti intimidazioni: il presidio della Caritas è stato fatto oggetto di un atto intimidatorio e messo a soqquadro, il sindaco di Vittoria ha denunciato di aver ricevuto pesanti minacce ed al contempo reso pubblico che, nei messaggi ricevuti, vi erano minacce gravi nei confronti del giornalista Paolo Borrometi; la Polizia di Vittoria, con un comunicato stampa, ha reso noto di aver individuato e denunciato Francesco Battaglia, detto "Ciccio pizzetto", l'autore delle gravissime minacce nei confronti del sindaco e del giornalista Borrometi, affermando che "si tratta di un pluripregiudicato, già arrestato per estorsioni con l'aggravante mafiosa"; sono in corso diversi processi per mafia, dove si evidenzia, sia la ripresa di un'aggressiva attività mafiosa sia il ritorno di molti boss per fine pena, che assumono subito un ruolo devastante sul territorio. Processi contro componenti della famiglia Consalvo, arrestati nell'operazione "Box" della Polizia di Stato un anno fa e da poco ritornati in libertà. Giacomo Consalvo, insieme ai figli Giovanni e Michael, sono titolari di aziende per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli (cassette ed imballaggi in plastica); contro la famiglia Ventura, il primo processo vede imputato Giombattista Ventura, fratello di Filippo Ventura, detto "Filippo u Marmararu", capoclan della Stidda e odierno reggente del clan, per minacce di morte, aggravate dal metodo mafioso, nei confronti del giornalista Paolo Borrometi; il secondo processo invece vede coinvolti Angelo (detto Elvis) e Jerry, figli del capomafia Filippo. Ed ancora procedimenti contro il già condannato per mafia, Venerando Lauretta, per minacce di morte, aggravate dal metodo mafioso, nei confronti del giornalista Paolo Borrometi; contro gli autori della frode agroalimentare nei confronti della ditta del signor Maurizio Ciaculli, che ha denunciato la falsificazione dei prodotti confezionati dalla sua azienda; nel mercato e nella relativa filiera, rimangono operanti, secondo quanto ripetutamente denunciato dal sottoscritto in diverse e precedenti interrogazioni parlamentari e confermato da inchieste della testata giornalistica on line "la spia": Francesco Giliberto, Massimo Buzzone, Saro Nifosì, Angelo Ventura ("u checco") e Adriano Vona. Francesco Giliberto, cognato del figlio di Gionbattista Ventura, Angelo (detto "u checco"), gestirebbe la "Linea Pack", azienda di imballaggi che, fino a poco tempo fa, risultava intestata direttamente ai Ventura e che da un anno è passata di proprietà al Giliberto. Il mercato è una cassaforte, che vede diversi pluripregiudicati operare. Giambattista La Terra (detto "Pirrè") con importanti precedenti penali (anche per omicidio) risulterebbe come socio occulto di un box al mercato e che trafficherebbe con la droga. E ancora Giombattista Puccio (detto "Titta u Ballarinu"), Vincenzo Di Pietro (detto "Enzo u mastru"), Emanuele (detto "Elio") Greco, tutti già segnalati per l'articolo 416-bis del codice penale. Giombattista Puccio gestirebbe cassette ed imballaggi, con l'azienda MP Trade Srl. Stesso settore in cui si segnala Vincenzo Di Pietro (detto "Enzo u mastru"). Emanuele (detto "Elio") Greco, con la "Vittoria Pack Srl", intestata alla moglie, Concetta Salerno, si occuperebbe di realizzazione di vaschette in pet, cassette in plastica ed angolari in carta ed angolari in pvc. Da segnalare, inoltre, il cognato di Greco, Roberto Salerno, considerato il suo "factotum". Anche Pino Gueli (Packart) sarebbe coinvolto. Angelo Alecci inteso "Cocuzza" e Giovanni Busacca inteso "A veccia" (già coinvolti per 416-bis nella nota operazione di "Piazza pulita" del 1993) avrebbero acquisito un'azienda, che assembla pedane in legno da mettere all'interno del mercato ortofrutticolo di Vittoria. Sugli affari dell'agroalimentare, non mancano i collegamenti anche con l'ndrangheta. Viene indicato Giorgio Taudella come un "saldo ed imprescindibile punto di riferimento" dagli inquirenti nel mercato ortofrutticolo di Vittoria, che avrebbe aperto la rotta rumena dei Piromalli a Timisoara o Ojara in Romania; poi c'è il settore della droga, in cui sono segnalati anche Michele Marinelli (arrestato l'anno scorso), Marco Papa (arrestato nel 2004) e Marco Giurdanella, già incarcerato per risse, droga ed estorsioni e che, nel luglio 2015, ha violato ben 7 volte in 7 giorni le misure di prevenzione. Ed ancora, Rosario Greco, con diversi precedenti per mafia, che venne arrestato a seguito di diverse perquisizioni della Polizia di Stato nell'ottobre 2015, ma che da poco è in libertà. Ed Andrea Gambini (con precedenti per lesioni, percosse, ricettazione, minacce, porto di armi ed oggetti atti ad offendere, furto, guida in stato d'ebbrezza), arrestato l'ultima volta nel luglio 2015, dopo un tentato omicidio. Sempre in libertà sono tornati alcuni storici affiliati, come Paolo Cannizzo, inteso "Paulu U niuru", elemento di spicco del clan Carbonaro Dominante, che ha operato sul territorio vittoriese con agenzie di trasporti (avrebbe rilevato con un altro soggetto, Titta Luminoso, l'agenzia di trasporti di Guglielmo Costa); ancora, Salvatore Fede, già segnalato per 416-bis, scarcerato e successivamente arrestato nuovamente per pena definitiva e da pochi mesi tornato in libertà, avrebbe operato a fianco di Paolo Cannizzo citato nel settore trasporti; Venerando Lauretta, già condannato per 416-bis che, in attesa di condanna definitiva, opera con una concessionaria di auto nel vittoriese. Poi i fratelli pluripregiudicati per 416-bis, Angelo e Salvatore Di Mercurio. I due fratelli continuerebbero a fare parte della filiera del mercato (la Polizia ha sequestrato qualche tempo fa l'impresa di Angelo Di Mercurio) e avrebbero aperto un locale, da loro gestito, ma intestato a familiari incensurati. Il locale, come raccontato da un'altra inchiesta giornalistica sul sito on line "la spia", sarebbe assiduo luogo di ritrovo per diversi pluripregiudicati vittoriesi; inoltre, c'è il cosiddetto "affare della plastica", che è anche causa dell'inquinamento ambientale del ragusano. Il business lucrosissimo è stato denunciato già nell'aprile del 2015, con una inchiesta giornalistica sempre dal giornalista Paolo Borrometi e da poco oggetto di sequestro giudiziario. L'interrogante si riferisce all'attività, svolta con attenzione certosina, della Procura di Ragusa, che ha portato al sequestro di un'intera azienda, la Sidi Srl, intestata a Giovanni Donzelli (già condannato per 416-bis), alla moglie Giovanna Marceca ed al figlio, Raffaele; in ultimo, vi è il dato più preoccupante a giudizio dell'interrogante, cioè il ritorno indisturbato di alcuni storici pentiti che, ultimato il proprio periodo di collaborazione con lo Stato, hanno ripreso a calcare le scene dei loro crimini. Su tutti, vi sarebbero Claudio Carbonaro, che, secondo un articolo su "la spia", con l'aiuto di 2 pluripregiudicati (già segnalati per 416-bis) Nino e Crocifisso Minardi, si sarebbe inserito nel (fruttuoso) settore della plastica. E Roberto Di Martino che, per il tramite del fratello Daniele, sarebbe ritornato ad operare, sia nel mercato ortofrutticolo, che nel campo della droga; lasciare il mercato di Vittoria in un contesto opaco e di condizionamento criminale e mafioso produce dei danni incalcolabili, sia nei confronti dei tanti operatori onesti presenti al suo interno, sia nei confronti dell'economia agricola territoriale, che viene privata di un'importante risorsa di sviluppo e a sostegno di un momento delicato della filiera agricola, come quella della commercializzazione; il sistema di potere che ruota intorno ai grandi interessi illegali, pur presenti nel mercato di Vittoria, naturalmente alimenta anche una distorsione del consenso democratico nella comunità locale, che andrebbe analizzato con attenzione lungo tutto il percorso elettorale di questi ultimi anni, con particolare cura nei confronti dell'ultimo passaggio elettorale comunale. Questa distorsione produce, pertanto, ad avviso dell'interrogante, un forte condizionamento della vita democratica che non può essere più tollerato e che deve diventare un impegno di tutte le istituzioni per individuarne le responsabilità e rimuoverne le cause; rimane aperta la necessità di un intervento organico, in grado di rimuovere i problemi che stanno all'origine dei limiti strutturali, che accompagnano la vita del mercato ortofrutticolo di Vittoria. Limiti che vanno ricondotti all'assenza di una normativa capace di fare trasparenza sulla formazione del prezzo dei prodotti agricoli, che oggi non è per niente in grado di rispettare innanzitutto il lavoro ed i costi a cui vanno incontro i produttori; della gestione legale dei mercati ortofrutticoli in Italia, della tracciabilità, della qualità e dell'origine territoriale dei prodotti agricoli; del sistema dei trasporti che ruota intorno ai mercati; sino a valutare i costi di produzione più elevati che sopportano le aziende agricole italiane, rispetto ad altri Paesi concorrenti con il nostro; ai mancati controlli sugli approdi dei prodotti agricoli che provengono dall'estero e sulle tante contraffazioni, che trovano una facile collocazione nei mercati e nella rete commerciale dei nostri Paesi; sulla concorrenza sleale che subiscono le aziende agricole da Paesi privi di controlli fitosanitari, si chiede di sapere: quali iniziative il Ministro dell'interno intenda intraprendere, per rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di Polizia, supportare il movimento antiracket, sostenere la verifica del legale andamento del mercato ortofrutticolo e l'applicazione meticolosa dei protocolli di legalità; quali iniziative di competenza intenda intraprendere, per sostenere la Direzione distrettuale antimafia di Catania e la Procura di Ragusa nell'azione di repressione della mafia e dell'illegalità, volta a monitorare i boss scarcerati e l'attività criminale di corruzione e collusione intrapresa nuovamente nel territorio; quali iniziative si intendano assumere per colpire il meccanismo di riciclaggio, con una meticolosa prevenzione nei confronti delle attività finanziarie e bancarie e dei flussi mafiosi, che dalle altre province siciliane confluiscono nel ragusano; quale iniziativa il Ministro dell'interno intenda intraprendere, per supportare e tutelare dalle continue e gravissime minacce di morte il coraggioso giornalista Paolo Borrometi; quali iniziative di competenza il Ministro dell'interno intenda intraprendere per favorire e sollecitare nuove indagini che possano liberare il territorio da queste presenze così pervasive; quali normative e quali politiche agricole si intendano assumere, per portare a trasparenza la gestione dei mercati ortofrutticoli e la formazione del prezzo dei prodotti; quali politiche agricole si intendano realizzare, per colpire, con più efficacia, contraffazioni, concorrenze sleali, alti costi e valorizzare le qualità e le eccellenze territoriali presenti nel nostro Paese.

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