Palermo, 3 marzo 2020
Comando Provinciale Palermo
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, con la collaborazione del e i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, hanno sottoposto agli arresti domiciliari due consiglieri comunali, due funzionari comunali di Palermo, un architetto di Palermo e due imprenditori, uno di San Giovanni Gemini (AG) e l’altro, originario di Ribera (AG), rispettivamente amministratore di fatto e di diritto di un’impresa con sede a Palermo operante nel settore edilizio.
Ad un altro architetto, originario di Alia (PA), è stato notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
I reati contestati ai predetti, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.
Le indagini hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali, i quali avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata.
Nel corso del 2016, il professionista di Palermo, e soggetti a lui riconducibili hanno presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) e conseguente realizzazione di complessive 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.
Per derogare al piano regolatore generale era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.
L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata dall’allora capo dell’Area Tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con il citato architetto di Palermo, con il quale manteneva assidua frequentazione, dall’altro, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata.
In cambio, il funzionario comunale accettava la promessa (formulata dai due imprenditori, interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare al proprio ex socio architetto la direzione dei lavori edilizi da realizzarsi, che, a sua volta, avrebbe destinato al funzionario stesso una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte di deliberazione.
Anche il funzionario, ex dirigente dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana e delle Infrastrutture, si adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.
I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.
In data 7 novembre 2019 il Consiglio Comunale ha comunque espresso parere contrario alle proposte costruttive.
In un'altra vicenda uno dei due funzionari, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia dell’impresa riferibile ai due imprenditori, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto, anche in questo caso, dal suo ex socio in affari architetto, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
L’ex dirigente dell’Area Tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dall’impresa interessate nelle indagini anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento al fine di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio i due imprenditori e l’architetto originario di Alia gli promettevano 15.000 euro. I primi due, inoltre, assegnavano a una strettissima amica dell’ex dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive, molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.
Le ipotesi delittuose sono state avvalorate anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, imprenditore edile nell’area metropolitana di Palermo, tratto in arresto dall’Arma dei Carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 (operazione Cupola 2.0) quale capo-mandamento di MisilmeriBelmonte Mezzagno, il quale ha riferito circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, con particolare riguardo agli interessi coltivati per anni dagli indagati e, in particolare, “alle numerose cointeressenze economiche che effettivamente i tre soggetti coltivavano insieme nel settore dell’edilizia”.