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A TRENT’ANNI DALLA MORTE DEL GIUDICE ANTONINO SCOPELLITI NON DIMENTICARE È UN VALORE E UN DOVERE di Giuseppe Lumia

 



Sono passati ben trent’anni da quando Cosa nostra incaricò la ‘Ndrangheta di uccidere il giudice Antonino Scopelliti. 


Un giudice che va sempre ricordato e riproposto all’attenzione di tutti noi.


Intanto bisogna sottolineare che Antonino Scopelliti era un magistrato di altissimo livello. Aveva alle spalle un’esperienza di prim’ordine, con un curriculum di particolare pregio e professionalità. Basti pensare che si era occupato di processi delicati di mafia e terrorismo che hanno segnato la drammatica vita del nostro Paese: dal primo processo sull’uccisione di Aldo Moro a quello del sequestro della Achille Lauro, dal processo sulla strage di Piazza Fontana a quello della strage sul Rapido 904.


Era pronto in Cassazione a trattare il processo dei processi alla mafia: il maxiprocesso del Pool Antimafia di Palermo contro il gotha di Cosa nostra. 


Non fu possibile corromperlo. Sapevano che, con un magistrato simile per rigore e preparazione, per la Cupola di Cosa nostra non c’era scampo. 


Non dimentichiamo mai che per la mafia era essenziale tenere alti e impenetrabili i muri dell’omertà, della segretezza e dell’impunità. I primi due muri stavano crollando grazie alla gestione di Buscetta e del maxiprocesso e il terzo era in procinto di crollare. Mai era successo prima nella lunga e tragica storia del nostro Paese, dove il sistema collusivo della mafia aveva sempre prevalso sull’onestà e sulla capacità di singoli servitori dello Stato di indagare prima e processare dopo i vari boss del tempo.


Il giudice Scopelliti fu ucciso in Calabria, nei giorni del ritorno nella sua terra per passare le vacanze. 


È stato colpito anche Lui durante l’avvio del biennio più drammatico della storia del nostro Paese. Con le stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992, si chiude infatti il rapporto collusivo costruito fin da Portella delle Ginestre e lungo tutto il cammino travagliato della Prima Repubblica. Con le stragi del 1993, invece, si vogliono soprattutto rinegoziare i rapporti collusivi con la nascente Seconda Repubblica. 


Ancora molto c’è da scoprire e portare alla luce. Dei primi risultati sono arrivati ma ancora siamo lontani dall’accertamento di tutte le responsabilità, soprattutto quelle collusive interne alle istituzioni. 


Anche in tale contesto va inserita la richiesta di andare avanti sino in fondo sull’omicidio Scopelliti, nel quadro ormai accertato del pieno coinvolgimento della ‘Ndrangheta nella sanguinosa stagione delle stragi.

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