Atto n. 4-02695
Pubblicato il 14 gennaio 2020, nella seduta n. 180
LA PIETRA , IANNONE - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
ha suscitato clamore e preoccupazione quanto denunciato pubblicamente a Firenze dalla fondazione di studi sulla mafia "Antonino Caponnetto" nel corso della conferenza stampa di inizio anno; particolarmente allarmante è il rischio, rappresentato in questa occasione dal presidente della fondazione, Salvatore Calleri, che la Toscana sia «divorata dalla mafia in silenzio» e della circostanza per cui «il triangolo Firenze, Prato e Osmannoro» sarebbe, per la mafia cinese, «quello che Corleone era per la mafia siciliana»;
a tale dichiarazione si aggiungono le parole del sostituto procuratore antimafia Cesare Sirignano, che, nel corso della medesima conferenza stampa, ha evidenziato come si stia assistendo a un «aumento esponenziale» della criminalità straniera, che interessa anche la Toscana;
sebbene tale rappresentazione dei fatti abbia destato clamore mediatico e conseguentemente la legittima e comprensibile preoccupazione da parte dell'opinione pubblica, non ha affatto sorpreso invece quanti da tempo sono impegnati nel segnalare e denunciare alle istituzioni competenti le più svariate situazioni di illegalità diffuse e reiterate da parte di stranieri sul territorio, a discapito del fisco, della sicurezza e della legalità, proponendo altresì contestualmente soluzioni e strumenti di intervento o, ancora, chiedendo specifici impegni ad adottare soluzioni efficaci a contrastare tale crescente fenomeno;
sulle dimensioni, la natura e gli effetti del crescente fenomeno criminale da parte degli stranieri, registrato oramai in maniera consolidata in questo territorio, non sono mancate reazioni di diversa natura, volte in alcuni casi ad escludere la qualificazione del fenomeno come "mafioso", o comunque a ridimensionare i contorni di una modalità dell'azione criminale che invece appare sempre più strutturata e organizzata;
in tale contesto, si registra la recente dichiarazione del sindaco di Prato, che di fatto ha manifestato perplessità per la qualificazione del fenomeno come "mafioso", evidentemente disconoscendo o non tenendo conto dei dati che ormai da anni emergono dall'attività svolta e dei risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia: risultati che lo stesso Ministro dell'interno semestralmente trasmette al Parlamento;
in particolare, l'attività investigativa della DIA sistematicamente riferisce proprio sulle caratteristiche della criminalità cinese in Italia: un'organizzazione definita come stanziale, che concentra i propri interessi in una serie di reati tra cui il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina finalizzata al lavoro nero, la prostituzione e la tratta di esseri umani, i reati contro la persona, talvolta commessi nell'ambito di azioni intimidatorie, rapine ed estorsioni in danno di connazionali, eccetera;
condotte delittuose che la DIA, peraltro, qualifica quali "reati-presupposto" per altri delitti, quali il riciclaggio e il reimpiego di capitali tramite la creazione di aziende fittizie; un'organizzazione che si basa su una fitta rete di rapporti ramificati alimentata da legami familiari solidaristici, ma anche dal reclutamento di giovani leve, un sistema chiuso caratterizzato da un alto livello di omertà;
tralasciando i profili di perplessità rispetto alla circostanza per cui, alla luce di una simile dettagliata descrizione, si registri ancora un'incomprensibile reticenza nel riconoscere l'identità e coincidenza tra schemi criminali di carattere conclamatamente mafioso, si ritiene necessario sollecitare un intervento urgente e un piano straordinario, al fine di contrastare con adeguate misure un fenomeno che sta corrodendo l'economia nazionale e distruggendo lentamente il settore produttivo, per effetto delle evidenti distorsioni della concorrenza, degli effetti nefasti sul fisco per l'incontrollata evasione fiscale, per i profili di sicurezza delle merci, per la tutela della persona e della dignità umana e molto altro,
si chiede di sapere:
quali interventi urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di contrastare con decisione lo sviluppo e la proliferazione delle attività della criminalità straniera in Italia ed evitare la stabilizzazione della fenomenologia mafiosa emergente ad essa collegata;
se non ritenga necessario ed urgente adottare un piano straordinario per il contrasto di questo fenomeno.