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INTERROGAZIONE SEN. GIARRUSSO SU MAFIA A CORLEONE E SCIOGLIMENTO COMUNE

ePub Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06092 Atto n. 4-06092 Pubblicato il 12 luglio 2016, nella seduta n. 658 GIARRUSSO , GAETTI , BUCCARELLA , CAPPELLETTI , MORRA , PUGLIA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che per quanto risulta agli interroganti: si apprende da notizie di stampa, diffuse dal quotidiano "la Repubblica" del 21 novembre 2015, di presunti contatti di boss con l'attuale amministrazione comunale di Corleone e dell'arresto dei cosiddetti "nuovi padrini", considerati gli eredi di Riina, che avrebbero organizzato un incontro fra alcuni imprenditori romani e il sindaco di Corleone, Leoluchina Savona, grazie ad un intermediario d'eccezione, il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona; dalle citate notizie di stampa, si apprende, inoltre, delle indagini svolte dai Carabinieri di Monreale e di Corleone, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, che avrebbero scoperto una cosca attivissima formata da 6 boss, in grado di progettare, oltre ad estorsioni e danneggiamenti, anche omicidi; tra questi, comparirebbero i nomi di Rosario Lo Bue capo del mandamento, Vincenzo Pellitteri, Pietro Pollichino Roberto e Salvatore Pellitteri; il suddetto articolo informa che nell'atto d'accusa, firmato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pubblici ministeri Demontis e Malagoli, ci sarebbe anche un capitolo dedicato alle infiltrazioni nel Comune di Corleone; le intercettazioni su cui riferisce l'articolo citato dimostrerebbero che i boss di Corleone si sarebbero occupati di intrattenere rapporti con un gruppo di imprenditori romani, interessati a raccogliere il latte della zona dell'Alto Belice in un impianto di contrada Noce, di proprietà del Comune di Corleone; tra l'altro i manager romani si sarebbero rivolti a Giovanni Impiccichè, presidente del consiglio di amministrazione del "Consorzio per la tutela dei formaggi tipici della provincia di Trapani"; inoltre, "la Repubblica" evidenzia che nell'atto d'accusa i pubblici ministeri affermano che: «Per favorire gli imprenditori romani, il sig. Impiccichè si rivolgeva a Pietro Campo, esponente di vertice della famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice, il quale a sua volta decideva di avvalersi di Vincenzo Pellitteri per la realizzazione del progetto»; secondo quanto riportato dalla stampa, risulterebbe che la visita presso l'impianto lattiero di Corleone si sarebbe svolta il 3 settembre 2014 e che ad accompagnare gli imprenditori romani vi sarebbero stati, in prima fila, il boss Vincenzo Pellitteri, il fratello del sindaco Giovanni Savona, il sindaco di Corleone, 2 imprenditori romani, Giovanni Impiccichè e Sebastiano Tosto, quest'ultimo responsabile dell'area palermitana del comitato esecutivo del distretto lattiero-caseario regionale; anche se poi l'affare non si realizzò, la Procura scrive che «la vicenda comunque conferma il vincolo associativo che lega gli indagati, e la loro capacità di condizionamento territoriale ed ambientale»; considerato che secondo quanto risulta agli interroganti: l'indagine dei Carabinieri denominata operazione "Grande Passo", conclusasi nel settembre del 2014, ha permesso di far luce sul nuovo assetto di "Cosa nostra" tra Corleone e Palazzo Adriano ed ha visto l'arresto del signor Antonino Di Marco, dipendente comunale di Corleone e custode del campo sportivo, considerato dagli inquirenti un fedelissimo di Riina al vertice dell'attuale mandamento di Corleone; secondo gli investigatori, il signor Di Marco sarebbe riuscito a creare un sistema illecito d'assegnazione degli appalti comunali, favorendo aziende vicine a "Cosa Nostra" e imponendo agli imprenditori affidatari l'assunzione di personale scelto dai clan, percependo per regola non meno del tre per cento sull'importo totale dei lavori; inoltre, il custode del campo sportivo di Corleone, per i suoi affari, si sarebbe servito di altri soggetti, residenti nel vicino Comune di Palazzo Adriano, 4 dei quali sono stati arrestati nel corso dello stesso blitz: gli operai Franco e Pasqualino D'Ugo, manovalanza operativa del gruppo; Pietro Paolo Masaracchia detto "l'ingegnere", impiegato forestale e cassiere della famiglia e l'imprenditore edile Nicola Parrino, detto "svuota sacco", luogotenente del custode Di Marco. Fra di loro, secondo i Carabinieri di Corleone e del Nucleo investigativo di Monreale, vi sarebbe un sodalizio criminale d'eccellenza consolidato tramite furti, danneggiamenti all'interno dei cantieri, bottiglie incendiarie e richiesta di pizzo; il Comune di Corleone, con delibera di Giunta comunale n. 154 del 2 ottobre 2015 ha conferito l'incarico legale per costituzione di parte civile in procedimento penale nei confronti del dipendente Antonino Di Marco allo Studio legale dell'avvocato Stefano Siragusa di Palermo; inoltre, da recentissime notizie di stampa, pubblicate il 4 giugno 2016, dal quotidiano "la Repubblica", si apprende che l'ultima processione di San Giovanni Evangelista si sarebbe fermata per un "inchino" davanti alla casa dove abita Ninetta Bagarella, la moglie del capo di "Cosa Nostra" Totò Riina, sorella di Leoluca Bagarella e cugina di Leoluca Grizzaffi, che risulterebbe essere componente della Confraternita di San Giovanni e organizzatrice della processione; considerato inoltre che a quanto risulta agli interroganti: all'udienza del 12 ottobre 2015 il Comune di Corleone non si sarebbe costituito parte civile nel procedimento contro il dipendente comunale Antonino Di Marco; in data 18 gennaio 2016 si sarebbe insediata la Commissione ministeriale, composta da 2 funzionari della Prefettura di Palermo, dai comandanti dei Carabinieri e della Guardia di finanza e dal dirigente della Polizia di Stato di Corleone, per verificare l'esistenza di infiltrazioni mafiose all'interno del Comune di Corleone; risulta agli interroganti che la Commissione ministeriale avrebbe concluso, da alcuni mesi, le indagini presso il Comune di Corleone, ma ad oggi non se ne conosce l'esito, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non intenda riferire, quanto prima, l'esito delle indagini della Commissione ministeriale in questione ed avviare il procedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Corleone per infiltrazioni mafiose; quali azioni si intendano intraprendere per contrastare le evidenziate dinamiche di potere mafioso e per individuare misure di sicurezza pubblica atte a garantire trasparenza e libertà nella comunità corleonese.

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