COMUNICATO STAMPA
CATANIA: LA D.I.A. SEQUESTRA BENI PER UN VALORE DI 1.000.000,00 DI EURO AD ESPONENTI DI SPICCO DEL CLAN TRIGILA DI NOTO.
Dalle prime ore della mattinata odierna personale della D.I.A. di Catania, diretta dal 1° Dir. della Polizia di Stato dr. Renato PANVINO, sta eseguendo due decreti di sequestro beni emessi dal Tribunale di Catania - Sezione Misure di Prevenzione - su proposte avanzate dal Direttore della D.I.A. Giuseppe GOVERNALE, in sinergia con la Procura della Repubblica di Catania diretta dal Procuratore dr. Carmelo ZUCCARO, nei confronti di TRIGILA Antonio Giuseppe cl. 1951, inteso Pinnintula capo indiscusso dellomonimo clan mafioso - operante nella zona sud della provincia di Siracusa, inserito nel più ampio cartello mafioso con il clan diretto dal noto boss NARDO Sebastiano e legato al pericoloso ed egemone clan mafioso catanese SANTAPAOLA - condannato alla pena dellergastolo, e TRIGILA Gianfranco, cl. 1974, fratello del predetto, esponente di spicco del medesimo clan.
La carriera criminale dei fratelli TRIGILA, Antonio Giuseppe e Gianfranco è costellata da numerosi precedenti penali tra i quali vanno evidenziati, a vario titolo, lassociazione mafiosa, la partecipazione ad associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, acquisto detenzione e vendita illeciti di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione in danno di esercizi commerciali, omicidio, porto illegale di armi e furto.
In data 26.09.2016, da ultimo, la Polizia di Stato di Siracusa, nellambito dellOperazione di Polizia denominata Ultimo Atto ha dato esecuzione allordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di BIANCA Nunziatina, moglie di TRIGILA Antonio Giuseppe e nei confronti di TRIGILA Gianfranco, in quanto indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per la gestione diretta della stessa attività di spaccio, il tutto aggravato dalla finalità mafiosa, al fine di agevolare le attività del sodalizio mafioso in questione.
I minuziosi e complessi accertamenti patrimoniali svolti dalla D.I.A. di Catania nei confronti di TRIGILA Antonio Giuseppe e del fratello TRIGILA Gianfranco, estesi anche ai rispettivi nuclei familiari, hanno consentito non solo di pervenire ad una puntuale ricostruzione del loro profilo criminale, che ne ha evidenziato la spiccata pericolosità sociale, ma anche di accertare, in base allattività svolta dagli stessi, la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e gli arricchimenti patrimoniali dei predetti, evidentemente provento dellattività delittuosa. Lesito della complessa e articolata attività svolta è stato condiviso dal Tribunale di Catania che ha disposto, con i provvedimenti ablativi in corso di esecuzione, il sequestro dei beni, complessivamente stimati in oltre 1.000.000,00 euro.
Nel corso delle indagini svolte nellambito delloperazione di Polizia denominata Ultimo Atto è stato accertato, infatti, che lomonimo clan mafioso, oltre ad essere dedito alle tradizionali attività illecite delle estorsioni, dello smercio di stupefacenti e del gioco dazzardo, gestiva, direttamente e/o indirettamente, altre attività legate alle risorse del territorio attraverso la fittizia intestazione a terzi di immobili e società.
Dai colloqui in carcere intercorsi fra TRIGILA Antonio Giuseppe ed i suoi familiari, captati nellambito delle attività investigative, emergeva inconfutabilmente linteressamento del capo clan nei confronti di unimpresa esercente lattività di fabbricazione di imballaggi in legno, operante nellindotto del mercato ortofrutticolo di Pachino.
Il TRIGILA, infatti, si informava in merito agli affari economici dellazienda ed alle somme di denaro provenienti dallattività svolta che dovrebbero entrare nelle casse del clan.
Al riguardo, infatti, il TRIGILA riferiva chiaramente di aver effettuato un cospicuo investimento nella suddetta impresa circa trecentocinquanta milioni, non meglio specificati - per lacquisto di un macchinario per la costruzione delle cassette.
Successivi accertamenti patrimoniali permettevano di acclarare che la predetta impresa era stata acquistata da BUONORA Graziano, genero del capo clan Pinnintula.
Il patrimonio oggetto dellodierno sequestro è composto da:
compendio aziendale di unimpresa individuale operante nel settore di bar e ristorazioni;
unimpresa individuale operante nel settore della fabbricazione di imballaggi in legno;
quattro autoveicoli ed un motoveicolo;
nr. 5 immobili;
rapporti finanziari e disponibilità bancarie;
per un valore complessivo di oltre 1.000.000,00 di euro.