— Criminalità Nigeriana
La criminalità nigeriana si caratterizza per l’alta specializzazione nei traffici di stupefacenti, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. La presenza di comunità di cittadini nigeriani, tra i quali numerosi irregolari, riguarda buona parte del territorio nazionale, dal nord (Piemonte, Lombardia e Veneto), al centro e sud Italia (in Campania, nell’area domiziana, ed in Sicilia, in particolare a Palermo). In Italia, così come in altri Paesi, è stata da tempo riscontrata l’operatività delle organizzazioni criminali nigeriane, di matrice “cultista”, tra le quali emergono per il numero dei componenti la “Supreme Eye Confraternity (SEC)” e la “Black Axe Confraternity”. Tali gruppi, ramificati a livello internazionale, si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o ju-ju, che va ad influire in maniera sostanziale sul reclutamento e sull’operato dei partecipanti, nonché, data l’alta valenza suggestiva, anche sulle stesse vittime del reato di tratta che restano, così, indissolubilmente legate, per timore di ritorsioni, ai trafficanti. I rituali, praticati con unghie, capelli e sangue delle vittime, mediante la pronuncia di un giuramento nella mani delle cd. maman –donne più anziane, a loro volta nel passato vittime, spesso, di tratta –inducono le malcapitate a perdere il senso della propria individualità, nella convinzione di essere oramai divenute “proprietà” di altri. In tale contesto, proprio la tratta degli esseri umani finalizzata alla prostituzione costituisce un’importante fonte di finanziamento per la criminalità nigeriana. Si può, ormai, parlare di una collaudata metodologia operativa che interessa l’intera filiera connessa allo sfruttamento della prostituzione, che inizia con il reclutamento delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentazione, per la regolarizzazione sul territorio nazionale della loro posizione. Lo sfruttamento della prostituzione - anche minorile - viene tendenzialmente gestito, nei diversi contesti territoriali, cercando di evitare qualsiasi tipo di conflittualità con le organizzazioni criminali già radicate sul territorio. Continua, tuttavia, ad essere frequente il ricorso a minacce e violenze per l’assoggettamento delle vittime dello sfruttamento, con un analogo trattamento spesso esteso anche ai familiari in patria, da parte di referenti delle organizzazioni. Anche nel contrasto allo sfruttamento della prostituzione è risultata particolarmente incisiva l’azione condotta nel semestre dalle Forze di polizia. Nel mese di luglio, a Bologna, nell’ambito dell’operazione “Falsa-Speranza”, l’Arma dei carabinieri, coordinata dalla locale DDA, ha disarticolato un’organizzazione criminale, composta da 11 nigeriani, tutti arrestati, dedita allo sfruttamento della prostituzione, praticato con modalità particolarmente violente nei confronti delle vittime. Il sodalizio, guidato da una cittadina nigeriana, è risultato ben strutturato ed articolato su varie aliquote destinate a specifici compiti: una parte del gruppo operava direttamente in Nigeria, provvedendo alla selezione delle potenziali vittime, scelte ovviamente tra le fasce più povere della popolazione, alle quali veniva prospettata l’allettante ipotesi di un lavoro “normale”. Proprio questa falsa speranza induceva le ragazze ad accettare di legarsi all’associazione sottoponendosi a riti iniziatici, in seguito ai quali si impegnavano a saldare il debito contratto per il viaggio in Italia. La mancata corresponsione del debito avrebbe legittimato le violenze non solo nei loro confronti, ma anche dei familiari rimasti in Nigeria. L’organizzazione criminale poteva, tra l’altro, contare su personaggi in grado sia di organizzare il viaggio in Italia, tramite il passaggio in Libia, sia gestire la fuga dai centri di accoglienza, fino al trasferimento a Bologna. Importante sottolineare come le ragazze venivano indottrinate in modo da aggirare le procedure di gestione dei flussi migratori italiani, invitandole, ad esempio, qualora necessario, a dichiarare alle Autorità italiane un’età superiore a quella reale. Altri componenti dell’organizzazione avevano il compito di gestire materialmente le ragazze, infliggendo loro gravi coercizioni fisiche in caso di opposizione, qualora le pressioni psicologiche derivanti dai riti di affiliazione non fossero state sufficienti. Modalità analoghe sono state riscontrate in altre, complesse attività di indagine concluse in Emilia Romagna, in Campania, in Sicilia, in Lombardia nei mesi di luglio, agosto, novembre dalla Polizia di Stato e, nel mese di dicembre, in Calabria, nell’ambito dell’operazione “Locomotiva”, dall’Arma dei carabinieri: il metodo di reclutamento in Nigeria, la sottoposizioni a riti di “magia nera”, la permanenza forzata presso le “connection house” in Libia in attesa della partenza – ove le ragazze vengono istruite su come contattare la maman e sul comportamento da tenere una volta giunte in Italia – sono tutti elementi che costituiscono il comune denominatore di tali lucrosi traffici. Con riferimento al traffico di stupefacenti, diverse attività investigative hanno, nel tempo, dimostrato la professionalità acquisita da gruppi criminali nigeriani nella gestione del trasferimento di droga dai Paesi di produzione o di transito verso l’Europa, secondo direttrici consolidate, per via aerea, marittima o terrestre. Il trasporto viene realizzato principalmente attraverso corrieri “ovulatori”, anche di altre nazionalità, con una notevole capacità di diversificare le rotte di ingresso e di avviare sinergie con altri gruppi etnici, di supporto per le altre fasi del traffico.
La criminalità nigeriana si caratterizza per l’alta specializzazione nei traffici di stupefacenti, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. La presenza di comunità di cittadini nigeriani, tra i quali numerosi irregolari, riguarda buona parte del territorio nazionale, dal nord (Piemonte, Lombardia e Veneto), al centro e sud Italia (in Campania, nell’area domiziana, ed in Sicilia, in particolare a Palermo). In Italia, così come in altri Paesi, è stata da tempo riscontrata l’operatività delle organizzazioni criminali nigeriane, di matrice “cultista”, tra le quali emergono per il numero dei componenti la “Supreme Eye Confraternity (SEC)” e la “Black Axe Confraternity”. Tali gruppi, ramificati a livello internazionale, si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o ju-ju, che va ad influire in maniera sostanziale sul reclutamento e sull’operato dei partecipanti, nonché, data l’alta valenza suggestiva, anche sulle stesse vittime del reato di tratta che restano, così, indissolubilmente legate, per timore di ritorsioni, ai trafficanti. I rituali, praticati con unghie, capelli e sangue delle vittime, mediante la pronuncia di un giuramento nella mani delle cd. maman –donne più anziane, a loro volta nel passato vittime, spesso, di tratta –inducono le malcapitate a perdere il senso della propria individualità, nella convinzione di essere oramai divenute “proprietà” di altri. In tale contesto, proprio la tratta degli esseri umani finalizzata alla prostituzione costituisce un’importante fonte di finanziamento per la criminalità nigeriana. Si può, ormai, parlare di una collaudata metodologia operativa che interessa l’intera filiera connessa allo sfruttamento della prostituzione, che inizia con il reclutamento delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentazione, per la regolarizzazione sul territorio nazionale della loro posizione. Lo sfruttamento della prostituzione - anche minorile - viene tendenzialmente gestito, nei diversi contesti territoriali, cercando di evitare qualsiasi tipo di conflittualità con le organizzazioni criminali già radicate sul territorio. Continua, tuttavia, ad essere frequente il ricorso a minacce e violenze per l’assoggettamento delle vittime dello sfruttamento, con un analogo trattamento spesso esteso anche ai familiari in patria, da parte di referenti delle organizzazioni. Anche nel contrasto allo sfruttamento della prostituzione è risultata particolarmente incisiva l’azione condotta nel semestre dalle Forze di polizia. Nel mese di luglio, a Bologna, nell’ambito dell’operazione “Falsa-Speranza”, l’Arma dei carabinieri, coordinata dalla locale DDA, ha disarticolato un’organizzazione criminale, composta da 11 nigeriani, tutti arrestati, dedita allo sfruttamento della prostituzione, praticato con modalità particolarmente violente nei confronti delle vittime. Il sodalizio, guidato da una cittadina nigeriana, è risultato ben strutturato ed articolato su varie aliquote destinate a specifici compiti: una parte del gruppo operava direttamente in Nigeria, provvedendo alla selezione delle potenziali vittime, scelte ovviamente tra le fasce più povere della popolazione, alle quali veniva prospettata l’allettante ipotesi di un lavoro “normale”. Proprio questa falsa speranza induceva le ragazze ad accettare di legarsi all’associazione sottoponendosi a riti iniziatici, in seguito ai quali si impegnavano a saldare il debito contratto per il viaggio in Italia. La mancata corresponsione del debito avrebbe legittimato le violenze non solo nei loro confronti, ma anche dei familiari rimasti in Nigeria. L’organizzazione criminale poteva, tra l’altro, contare su personaggi in grado sia di organizzare il viaggio in Italia, tramite il passaggio in Libia, sia gestire la fuga dai centri di accoglienza, fino al trasferimento a Bologna. Importante sottolineare come le ragazze venivano indottrinate in modo da aggirare le procedure di gestione dei flussi migratori italiani, invitandole, ad esempio, qualora necessario, a dichiarare alle Autorità italiane un’età superiore a quella reale. Altri componenti dell’organizzazione avevano il compito di gestire materialmente le ragazze, infliggendo loro gravi coercizioni fisiche in caso di opposizione, qualora le pressioni psicologiche derivanti dai riti di affiliazione non fossero state sufficienti. Modalità analoghe sono state riscontrate in altre, complesse attività di indagine concluse in Emilia Romagna, in Campania, in Sicilia, in Lombardia nei mesi di luglio, agosto, novembre dalla Polizia di Stato e, nel mese di dicembre, in Calabria, nell’ambito dell’operazione “Locomotiva”, dall’Arma dei carabinieri: il metodo di reclutamento in Nigeria, la sottoposizioni a riti di “magia nera”, la permanenza forzata presso le “connection house” in Libia in attesa della partenza – ove le ragazze vengono istruite su come contattare la maman e sul comportamento da tenere una volta giunte in Italia – sono tutti elementi che costituiscono il comune denominatore di tali lucrosi traffici. Con riferimento al traffico di stupefacenti, diverse attività investigative hanno, nel tempo, dimostrato la professionalità acquisita da gruppi criminali nigeriani nella gestione del trasferimento di droga dai Paesi di produzione o di transito verso l’Europa, secondo direttrici consolidate, per via aerea, marittima o terrestre. Il trasporto viene realizzato principalmente attraverso corrieri “ovulatori”, anche di altre nazionalità, con una notevole capacità di diversificare le rotte di ingresso e di avviare sinergie con altri gruppi etnici, di supporto per le altre fasi del traffico.