Passa ai contenuti principali

LA DIA DI TRAPANI ARRESTA E PONE SOTTO SEQUESTRO I BENI DI CLEMENTE NICOLÒ, ELEMENTO DI SPICCO DI COSA NOSTRA TRAPANESE E UOMO DI FIDUCIA DI MATTEO MESSINA DENARO

DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA

COMUNICATO STAMPA

LA DIA DI TRAPANI ARRESTA E PONE SOTTO SEQUESTRO I BENI DI
CLEMENTE NICOLÒ, ELEMENTO DI SPICCO DI COSA NOSTRA TRAPANESE E UOMO DI FIDUCIA DI MATTEO MESSINA DENARO

Nel corso della mattinata odierna la DIA di Trapani ha eseguito unordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di CLEMENTE Nicolò, nato a Castelvetrano nel 1968, noto imprenditore edile, ritenuto responsabile di associazione a delinquere di stampo mafioso, e un provvedimento di sequestro preventivo delle società CALCESTRUZZI CASTELVETRANO s.r.l., avente ad oggetto il commercio di conglomerati cementizi, e CLEMENTE COSTRUZIONI s.r.l., impegnata nellattività di movimento terra e costruzione generale di edifici, entrambe con sede in Castelvetrano (TP) e a lui riconducibili.
Loperazione odierna si inserisce nellambito delle numerose iniziative investigative, sia preventive che giudiziarie, condotte dalla DIA, sotto la direzione della DDA di Palermo, tese a disarticolare la rete dei consociati mafiosi più vicini al latitante MESSINA DENARO Matteo, attraverso lindividuazione e leliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dellorganizzazione mafiosa castelvetranese.
Le attività dindagine che hanno portato allarresto di CLEMENTE Nicolò e al sequestro delle sue aziende, sono scaturite dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia CIMAROSA Lorenzo e, in misura minore, da GRIGOLI Giuseppe, entrambi condannati in via definitiva quali appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, che hanno indicato il CLEMENTE come una delle più attive espressioni imprenditoriali di quel sodalizio, capace di infiltrare e condizionare il tessuto economico locale nei settori delledilizia pubblica e privata e nel commercio del conglomerato bituminoso, al fine di assicurare alla citata famiglia significative risorse finanziarie.
Tratto caratteristico delloperatività del mandamento mafioso di Castelvetrano è, infatti, la presenza nel tessuto organizzativo della consorteria di mafiosi-imprenditori, che, allevidenza sfruttando la forza di intimidazione promanante da un sodalizio resosi responsabile notoriamente di gravissimi fatti di sangue, hanno finito per soffocare ogni possibilità di libera esplicazione delliniziativa economica nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo.
Il nucleo famigliare di CLEMENTE Nicolò è stato da sempre parte dello zoccolo duro dellassociazione mafiosa attiva nella città di Castelvetrano. Il fratello Giuseppe, associato di primissimo rango e facente parte della cerchia più ristretta e fidata degli amici di MESSINA DENARO Matteo, fu condannato per il reato di cui allart. 416 bis c.p. e per alcuni omicidi, commessi in concorso proprio con il citato latitante. Pericoloso killer di cosa nostra trapanese, CLEMENTE Giuseppe esercitò lattività imprenditoriale insieme al fratello Nicolò. Dopo la condanna allergastolo, Giuseppe, afflitto da crisi depressive, si è suicidato in carcere nel 2008, proprio nel giorno del compleanno dellamico MESSINA DENARO Matteo, scongiurando definitivamente il pericolo di poter cedere alla tentazione di collaborare con la giustizia, circostanza vissuta con grande timore dallassociazione mafiosa e dalla sua stessa famiglia.
I fratelli CLEMENTE, Giuseppe e Nicolò, sono figli di CLEMENTE Domenico, cugino dello storico capo mafia CLEMENTE Giuseppe, cl. 27, condannato per essere stato “capo decina” della famiglia mafiosa di Castelvetrano, allepoca in cui tale sodalizio, nonché lintero mandamento di Castelvetrano, erano diretti da MESSINA DENARO Francesco, padre del latitante Matteo.
Il legame tra la famiglia CLEMENTE e la famiglia MESSINA DENARO, risalente nel tempo, risulta anche di tipo imprenditoriale nella società ENOLOGICA CASTELSEGGIO s.r.l., attività costituita negli anni ottanta, oggi definitivamente confiscata in quanto diretta espressione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e strumento per riciclare il denaro di provenienza delittuosa. Lelenco dei soci era del tutto sovrapponibile a quello dei più importanti rappresentanti delle famiglie mafiose di Castelvetrano.
Le indagini hanno dimostrato che CLEMENTE Nicolò, forte del suo rapporto diretto e privilegiato con MESSINA DENARO Matteo, ha nel tempo sistematicamente partecipato, attraverso le due aziende oggi in sequestro, alla spartizione delle commesse nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo, che avveniva allinterno di un circuito mafioso/imprenditoriale del quale facevano parte, oltre al CLEMENTE, gli imprenditori FILARDO Giovanni, RISALVATO Giovanni, lo stesso CIMAROSA Lorenzo e FIRENZE Rosario (i primi tre condannati definitivamente per il reato di cui allart. 416 bis c.p. e FIRENZE attualmente detenuto per il medesimo reato, con condanna di primo grado).
CLEMENTE Nicolò è risultato pienamente inserito nel contesto mafioso-imprenditoriale castelvetranese attraverso una logica spartitoria ispirata dai vertici della famiglia mafiosa (tra tutti il latitante ed i suoi parenti in libertà) ed attuata mediante il sistematico ricorso alla violenza e alla minaccia nei confronti dei committenti riottosi a piegarsi di fronte alla sua caratura mafiosa. Il controllo del territorio veniva delineato “...come quannu lu attu va pisciannu dunni va camminannu (come fa il gatto che urina per delimitare il proprio territorio), manifesto programmatico confessato dallo stesso CLEMENTE nel corso di un dialogo di rara chiarezza e forza probante.
Tra i principali elementi probatori, richiamati nel corpo del provvedimento cautelare, spicca il rapporto di collaborazione di natura fiduciaria tra CLEMENTE Nicolò e CAPPADONNA Vito, condannato per aver aiutato MESSINA DENARO Matteo durante la sua latitanza, mettendogli a disposizione vari alloggi e fungendo da vivandiere e co-detenuto del fratello Giuseppe CLEMENTE.
Assai significativa è anche la vicenda, riscostruita nel corso delle indagini, relativa ad una richiesta di “messa a posto” che CLEMENTE Nicolò “subiva” dalla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo per dei lavori pubblici appaltati in quel territorio (secondo la regola per cui anche le imprese mafiose pagano il pizzo per i lavori pubblici appaltati in territorio di altra famiglia mafiosa), cui limprenditore castelvetranese si sottraeva adducendo di essere finanziariamente impegnato nel sostentamento degli affiliati della famiglia di Castelvetrano.
Attività di sostentamento che veniva espressamente attribuita da CIMAROSA a CLEMENTE nel corso di un colloquio registrato in carcere nel 2014, laddove il detenuto affermava che MESSINA DENARO Patrizia (arrestata dalla DIA di Trapani nel 2013), sorella del latitante, aveva ricevuto denaro da CLEMENTE Nicolò (oltre che da FIRENZE Rosario), ovvero dagli imprenditori che in quel momento si spartivano le commesse controllate dalla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Le attività dindagine hanno anche documentato alcuni riservati summit mafiosi cui hanno preso parte il CLEMENTE e MESSINA Dario, presunto reggente della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo (TP), recentemente sottoposto a fermo nellambito delloperazione ANNOZERO, nel corso dei quali si discusse della spartizione, tra le imprese di cosa nostra, delle commesse legate a lavori edili nel territorio del comune di Mazara del Vallo (TP).
Nel corso delloperazione la DIA di Trapani, congiuntamente allo SCO e alle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, ha eseguito anche diverse perquisizioni locali nei confronti di presunti esponenti mafiosi castelvetranesi.

Trapani, 6 luglio 2018


Post popolari in questo blog

Oro Rosso: rubano 15 chilometri di rame da una linea elettrica, denunciate 5 persone

  Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...

ANCORA CONTROLLI DELLA TASK FORCE COORDINATA DALLA POLIZIA DI STATO NELLE STALLE E NEGLI ALLEVAMENTI: DENUNCIATO UN UOMO PER MALGOVERNO DI ANIMALI E SEQUESTRATO UN CAVALLO. SOTTOPOSTO A SEQUESTRO SANITARIO ANCHE UN INTERO ALLEVAMENTO DI ANIMALI A VACCARIZO A CATANIA

  La Polizia di Stato ha denunciato per malgoverno di animali un catanese di 50 anni e ha sequestrato un cavallo maltrattato, affidandolo in giudiziale custodia. Nell’ambito dei controlli che vengono effettuati ogni settimana per la prevenzione e la repressione del fenomeno delle corse e della macellazione clandestina, i poliziotti della Squadra a Cavallo della Questura di Catania, unitamente ai medici del Dipartimento di Prevenzione – Servizio Veterinari – dell’Asp di Catania, hanno proceduto al controllo di una stalla in via Castromarino, in pieno centro storico. I poliziotti hanno rintracciato il proprietario del fatiscente box abusivo, che era stato adibito a stalla, priva di acqua e luce, al cui interno vi era un cavallo in evidenti condizioni di maltrattamento. L’equide era molto sporco e maleodorante, in condizioni igienico sanitarie estremamente precarie, senza cibo e acqua sufficienti, ed il box non aveva alcuna apertura per l’areazione degli ambienti. Unitamente ai polizi...

Tentarono un furto in banca

  Comando Provinciale di  Savona   -   Varazze (SV) , 30/05/2025 11:41 Al termine di una complessa ed articolata attività d’indagine durata sette mesi e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Savona, i Carabinieri della Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Savona, con il supporto dei colleghi dei comandi territorialmente competenti, hanno arrestato quattro persone, residenti in provincia di Torino, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal GIP del Tribunale di Savona. I soggetti sono ritenuti responsabili del tentato furto aggravato avvenuto nel settembre 2024 all’interno della filiale dell’istituto di credito Banca Intesa - Sanpaolo di Varazze.