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INTERVENTO DIRETTORE DIA INAUGURAZIONE SEDE MILANO

Signor Ministro dellInterno, Signor Capo della Polizia, Eccellenza Reverendissima, Autorità, gentili ospiti,  porgo a nome di tutto il personale un caloroso benvenuto nella nuova sede di Milano della Direzione Investigativa Antimafia.

Un particolare ringraziamento a Lei, Signor Ministro Minniti, per aver voluto onorare con la Sua presenza lodierna cerimonia. Averla tra noi è motivo di grande orgoglio e cogliamo in questa sua presenza un segno di attenzione e motivo per porre sempre maggiore impegno nella nostra attività operativa.

Desidero, inoltre, ringraziare la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia  On. Rosy Bindi  per il sentito indirizzo di saluto e le parole di incoraggiamento e di apprezzamento che ha voluto esprimere per il nostro quotidiano impegno.

Come avete letto nellinvito, questo evento cade in un particolare momento storico della D.I.A. che celebra i suoi 25 anni di vita.

Venticinque anni fa, la consapevolezza che aveva dato vita ai decreti istitutivi (Decreti Legge 345 e 367 del 91), fu lespressione di una importante stagione riformista del Paese.

Si voleva cambiare pagina rispetto a un passato, culminato nel periodo delle stragi.

Si voleva affermare il senso che in Italia poteva prevalere un punto di vista diverso sui grandi problemi del Paese.

I provvedimenti del 91, ispirati da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (cui abbiamo voluto dedicare questa sala riunioni) marcano un segno di discontinuità. Rappresentano uno dei riferimenti di questo riformismo perché affrontano il tema del contrasto alla criminalità non più in termini di emergenza ma strutturali.

Una logica che punta al rafforzamento del coordinamento, ad una azione congiunta, ad un lavoro di squadra.
La D.I.A., infatti, si pone come elemento di arricchimento e di propulsione del sistema di contrasto. Non rivendica riserve di competenza, ma è destinata ad operare in sinergia con i Reparti specialistici delle forze di Polizia, di cui essa stessa è espressione.

Un ruolo di centralità servente che viene ulteriormente valorizzato dalle acquisizioni informative del Sistema di informazioni per la sicurezza della Repubblica in materia di criminalità organizzata.

Attribuzione che la D.I.A. ha ereditato dalla figura dellAlto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa. [lart.1, 9°co, D.L. 629/82 stabilisce obblighi informativi posti in capo alle due Agenzie di Intelligence].

La D.I.A., in questo senso, rappresenta un ambito in cui è possibile mettere insieme relazioni tra il comparto di polizia e quello dellintelligence in unottica tesa a perseguire maggiori sinergie, nel rispetto dei ruoli di ciascuno.

Nel campo della criminalità organizzata viene sperimentato (sin dal 91) un modello strutturato di collaborazione, tra il mondo della polizia e quello “dellintelligence”, che troverà applicazione in futuro (2004) in altri ambiti penso allantiterrorismo. (C.A.S.A. Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo).

Questo modello organizzativo, a mio avviso, conserva una innegabile attualità anche alla luce delle esigenze imposte dai profili evolutivi della criminalità sempre pronta a modificare volto, metodi, geografia e sempre più lontana dallo stereotipo di fenomeno arcaico, legato al sottosviluppo di alcune aree del sud Italia.

Ecco, dunque, che questa simbolica cerimonia racchiude in se molteplici significati.

Il primo, il più importante, è quello della ulteriore affermazione della presenza dello Stato, attraverso la D.I.A., come presidio fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata a Milano.

Una città importantissima, un polo industriale e sociale, un distretto economico di primo piano nel panorama nazionale ed internazionale.

Un luogo in cui le mafie, la cui duttilità operativa fuori Regione è ormai conclamata, hanno da tempo radicato la loro presenza  tentando di contaminare i gangli vitali, attraverso laffarismo e la ricerca spasmodica di una realtà reticolare che privilegia il metodo corruttivo ed evita, ove possibile, lo scontro frontale, quello che suscita allarme sociale.

Una realtà, lo ricordava lOn. Bindi, divenuta tra le più critiche del Paese. Un territorio in cui si manifesta lapproccio più avanzato e moderno delle mafie, ‘ndrangheta in primo luogo.

Unorganizzazione che, grazie soprattutto al traffico internazionale di stupefacenti, ha saputo colmare il vuoto criminale lasciato dalla cosa nostra siciliana, diventando oggi la prima mafia.

In passato si diceva che i mafiosi a Milano andavano in trasferta, per fare affari. La ndrangheta, invece, pur conservando la sede sociale in Calabria, ha radicato filiali riconosciute non solo in Italia ma anche in paesi esteri.

Secondo le sentenze emesse dallA.G. milanese, la ndrangheta agisce in Lombardia attraverso 18 locali. Nel bilancio di responsabilità sociale, presentato lo scorso venerdì (5 maggio) dallA.G. di Milano e dallUniversità Bocconi, la ndrangheta viene definita come una organizzazione unitaria su base federale costituita da più locali secondo un modello di organizzazione-rete.

Varie le condizioni di contesto che hanno consentito questo radicamento. Tra esse, la disponibilità di un certo mondo imprenditoriale, politico e delle professioni (il c.d. capitale sociale) ad entrare in rapporti di reciproca convenienza e il ricorso al metodo corruttivo.  

Un approccio che, evidenziava il Procuratore Generale  della Repubblica  Dott. Roberto Alfonso - in occasione dellinaugurazione dellanno giudiziario, non rappresenta una rinuncia al tradizionale metodo mafioso ma è una modalità di esso più raffinata.

Proprio per tali ragioni,  il Procuratore Capo di Milano, - Dott. Francesco Greco -, invoca la necessità di combattere la corruzione, uno dei reati spia per elezione della presenza della criminalità organizzata, “con gli strumenti propri dellantimafia.

Queste brevi considerazioni, (brevi per ragioni di tempo), ci fanno riflettere su un dato. Se le mafie modificano e rimodulano i loro comportamenti criminali a seconda delle loro esigenze, abbiamo lassoluta necessità di calibrare le azioni di contrasto aggiornando i nostri metodi di lotta.

In questo senso voglio cogliere questa imperdibile opportunità per sottolineare come sotto la guida dellAutorità politica di riferimento e del Capo del Dipartimento della P.S., la D.I.A. abbia perseguito una strategia basata su tre capisaldi:

rivitalizzazione dei fori del coordinamento, in primis del Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata. Foro presieduto dal Ministro dellInterno deputato allelaborazione delle politiche e degli indirizzi generali dellazione di contrasto nello specifico settore ed espressione di una funzione di forte azione congiunta e in cui siedono i vertici delle FF.PP., quelli dellintelligence e lA.G.;

 attuazione del principio della circolarità del flusso informativo tra FF.PP.  D.I.A. e viceversa, di tutte quelle segnalazioni comprensive di correlati provvedimenti dellA.G. riferite a reati di criminalità organizzata o ad essi collegati (Direttiva M.I. del 07.08.2015);

Elaborazione di linee di contrasto dinamiche, sia sul piano della prevenzione che su quello giudiziario.

Su questultimo punto desidero soffermarmi brevemente.

Nellambito della prevenzione la D.I.A. ha vissuto una sensibile evoluzione acquisendo crescenti impegni in tema di:

prevenzione delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici;
prevenzione delluso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio;
individuazione e aggressione dei patrimoni accumulati dalle organizzazioni criminali.

Gli impegni di prevenzione mirano ad anticipare sempre di più la soglia di sbarramento ai condizionamenti criminali.

In questo senso la D.I.A. costituisce un efficace perno, poichè assicura un apporto informativo e di analisi di assoluta rilevanza in virtù del suo patrimonio comune.

Questa soluzione è stata adottata in occasione dellassegnazione degli appalti pubblici per il terremoto in Abruzzo, poi in occasione dei lavori per lEXPO 2015, in cui il Centro Operativo di Milano e la Sezione Operativa di Brescia hanno svolto un ruolo fondamentale; e ora replicata per la ricostruzione delle località dellItalia Centrale colpite dagli eventi sismici (agosto-settembre 2016).

Ricostruzione per la quale il Ministro dellInterno, con direttiva del 28.12.2016, ha assegnato alla D.I.A. un ruolo baricentrico nello svolgimento delle attività di raccolta degli elementi informativi funzionali al rilascio dellinformazione antimafia.

Tra gli impegni di prevenzione vi è quello dellaggressione patrimoniale. Aggredire i beni illecitamente accumulati consente di colpire al cuore la criminalità.


Quanto questa strategia risulti vincente è sotto gli occhi di tutti al punto che, come ha ricordato il Ministro Minniti, grazie a questa leva lobiettivo di sconfiggerla definitivamente, prima molto lontano, ora è dentro un orizzonte percorribile.

In questi ultimi anni, sul piano investigativo, la Direzione ha sviluppato attività qualificate perseguendo obiettivi finalizzati a fornire elementi di riscontro sulle connotazioni strutturali delle organizzazioni attenzionate e sui collegamenti interni ed esterni.

Si tratta delle indagini di p.g. che il legislatore definisce collegate. Investigazioni che si prefiggono obiettivi complessi e, come tali, richiedono una preventiva condivisione delle informazioni a vantaggio dellazione inquirente delle magistratura.

A questo scopo è stato ulteriormente valorizzato il rapporto sinergico con la P.N.A.A. e le D.D.A., collaborazione che ha trovato nuova linfa nel Protocollo dintesa siglato con il Procuratore Nazionale Franco Roberti, nel maggio 2015 e che ha prodotto specifici atti di impulso verso le Distrettuali.

Tra le azioni perseguite devo menzionare gli importanti passi in avanti compiuti sul fronte della cooperazione internazionale.

Siamo chiamati a contrastare fenomeni che hanno una portata transnazionale. Le organizzazioni sono straordinariamente abili ad adattarsi ai vari ambiti territoriali sfruttando le opportunità offerte dai differenti ordinamenti giudiziari.

In questo settore la D.I.A. ha promosso e sviluppato in ambito europeo, durante il semestre di presidenza italiana, liniziativa denominata Rete Antimafia Operational Network e sviluppato al massimo lanalisi dei fenomeni criminali attenzionati che trovano una sintesi avanzata nelle Relazioni semestrali presentate al Parlamento in cui si da conto (fra laltro) dei risultati conseguiti.

 
Auspico, dunque, che questo importante processo di rinnovamento avviato ormai quasi tre anni fa, possa trovare un  importante riscontro qui a Milano, una sede da subito avvertita come strategica già nel  1992.

Il primo decreto che disciplinava le articolazioni periferiche della Direzione prevedeva una sede D.I.A. a Milano, unica nel Nord Italia a cui poi si sono aggiunte Torino, Genova, Padova, Trieste, Bologna e Brescia (questultima inaugurata lo scorso 10 febbraio).

La D.I.A., oltre alla Direzione di Roma, conta 21 articolazioni periferiche. Linaugurazione di oggi si colloca in un processo virtuoso di ottimizzazione e contenimento delle spese che la Direzione ha intrapreso da tempo.

Con lassegnazione di immobili demaniali, qui a Milano, ma anche a Catania e a Messina e la prossima consegna di una struttura confiscata a Catanzaro, tutte queste iniziative consentiranno, nel solo 2017, un cospicuo risparmio di risorse finanziarie (per oltre un milione di euro).

Risorse che potranno essere destinate allattività operativa.

Avviandomi alla conclusione, desidero evidenziare che gli sforzi compiuti hanno avuto positivi riscontri!

Grazie allimpegno dei suoi componenti e ai positivi esiti delle azioni preventive e investigative, oggi nel Paese vi è molta domanda di D.I.A..

Autorità istituzionali, politiche, in un caso comitati di cittadini, rappresentano la necessità di espandere la presenza della Direzione  in aree particolarmente a rischio.
Tutto questo ci onora e rende necessario uno specifico intervento di modifica sulle disponibilità organiche.
Ma testimonia anche come la D.I.A. rappresenti oggi un modello moderno, efficiente che sa fare squadra.

Un modello in cui trova risposta laffermazione, spesso ripetuta dal Prefetto Gabrielli, secondo la quale le diverse giubbe, espressione di storie, tradizioni culture e competenze diverse, sono un arricchimento e non un motivo di contrapposizione.

E la DIA è stata, appunto, pensata come una straordinaria occasione di riunire e far lavorare insieme professionalità investigative di scuole diverse. Una squadra armonica capace di affrontare le diverse minacce provenienti da organizzazioni criminali sempre più mimetizzate, tecnologiche, moderne e perciò ancora più insidiose.

Una realtà sulla quale è pagante continuare ad investire, così come si è fatto  qui a Milano.

Posta a regime la nuova sede, siamo pronti a fare il massimo sforzo per rendere il Centro Operativo di Milano sempre più allaltezza del delicato compito assegnato.

In questa sfida la D.I.A. potrà contare sullabnegazione e sulla professionalità del suo straordinario personale ma, sono certo, anche sullappoggio incondizionato di tutte le Istituzioni (FF.PP., Magistratura) e della società civile.

Grazie a tutti per la partecipazione e per lattenzione e buona fortuna al Centro Operativo di Milano.

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