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Prato - Applicato il codice antimafia a un evasore fiscale socialmente pericoloso. Accertata una grave sproporzione patrimoniale


 Il Gruppo della Guardia di Finanza di Prato, nell’ambito dell’attività di contrasto alla criminalità economico-finanziaria, ha eseguito un provvedimento di misura di prevenzione patrimoniale, emesso dal Tribunale Misure di Prevenzione di Firenze e richiesto dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di un soggetto di origine sinica già coinvolto in un procedimento penale per reati tributari (di cui agli articoli 2, 5, 8 e 11 del D.Lgs.74/2000), gestore di fatto di una filiera di imprese “apri e chiudi”.

L’imprenditore sottoposto a misura, attivo nel settore tessile del distretto pratese sin dal 1999, è stato riconosciuto un evasore fiscale seriale socialmente pericoloso. Egli ha potuto contare, nel corso di oltre vent’anni di operatività illecita, sulla collaborazione costante, qualificata e strategica di consulenti compiacenti, il cui apporto si è rivelato essenziale per l’ideazione e l’attuazione di un articolato schema fraudolento.

Con il loro supporto tecnico–professionale, l’imprenditore ha fittiziamente intestato la titolarità di almeno sette ditte individuali a prestanome – anch’essi di origine cinese – predisponendo assetti societari volutamente opachi e funzionali a dissimulare la gestione di fatto da parte del medesimo soggetto, il quale ha dato vita a un modello unico per durata, che ha preso le mosse il 27 maggio 2021, per come riconosciuto dal tribunale.

I consulenti coinvolti, sfruttando le proprie competenze in ambito fiscale, contabile e amministrativo, hanno fornito un contributo decisivo nella costituzione, gestione e chiusura pilotata delle imprese, garantendo la continuità del disegno fraudolento attraverso la redazione di atti, bilanci e dichiarazioni finalizzati a eludere i controlli e a schermare i movimenti economici reali.

Ciascuna di tali imprese, dopo un breve periodo di operatività, veniva sistematicamente cessata con l’insorgere dei primi rilevanti debiti erariali, al fine di neutralizzare sul nascere eventuali azioni di accertamento o riscossione da parte dell’Amministrazione finanziaria. Attraverso questa modalità seriale e strutturata di evasione – resa possibile anche grazie al concorso consapevole dei professionisti – l’imprenditore si è fraudolentemente sottratto al pagamento delle imposte per un ammontare complessivo, comprensivo di sanzioni e interessi, ben superiore a 3,5 milioni di euro.

Analogamente, oltre alla sistematica sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte con imprese “apri e chiudi”, rientrano nel modus operandi delle predette imprese l’omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali (anche rilevante alla luce delle soglie di cui all’art. 5 d. lgs. 74/2000), nonché la sistematica emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzata alla movimentazione delle ingenti disponibilità di denaro contante che vengono riscosse e impiegate nell’ambito degli acquisti e delle cessioni “in nero” di merce.

Analogamente, oltre alla sistematica sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte con imprese “apri e chiudi”, rientrano nel modus operandi delle predette imprese l’omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali (anche rilevante alla luce delle soglie di cui all’art. 5 d. lgs. 74/2000), nonché la sistematica emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzata alla movimentazione delle ingenti disponibilità di denaro contante che vengono riscosse e impiegate nell’ambito degli acquisti e delle cessioni “in nero” di merce.

Le indagini patrimoniali successive all’esecuzione delle prime misure cautelari (personali e reali) nei confronti dell’imprenditore e dei suoi familiari e conviventi, approfondite dalla Procura della Repubblica e dal Gruppo della Guardia di Finanza di Prato, hanno consentito di ricostruire un’incoerenza tra la sua posizione reddituale/dichiarativa e le possidenze patrimoniali accumulate nel corso degli anni, tale da dimostrare un ingente arricchimento patrimoniale mediante una sistematica evasione delle imposte dovute.

Alla luce di tale sproporzione, è stata predisposta una proposta di misure di prevenzione e il Tribunale Misure di Prevenzione di Firenze, in aderenza a quanto richiesto, ha emesso un decreto di sequestro ai sensi dell’articolo 20 del d.lgs. 159/2011 (c.d. Codice Antimafia), con il quale è stato disposto il sequestro di due unità immobiliari, di cui un immobile commerciale sito in Prato dal valore di oltre un milione di euro, nonché di una società immobiliare fittiziamente interposta dall’imprenditore di fatto per la realizzazione di tale investimento immobiliare.

Si tratta del primo caso, nella provincia di Prato e in Toscana, di applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un evasore fiscale qualificato, va ribadito, come socialmente pericoloso.

Un’applicazione che segna un importante punto di svolta nell’approccio repressivo verso le più insidiose forme di illegalità economica, riconoscendo espressamente come l’evasione fiscale seriale – quando connotata da reiterazione, strutturazione organizzativa, impiego sistematico di strumenti fraudolenti e impatto economico rilevante – possa integrare una pericolosità sociale equivalente a quella delle condotte tipiche della criminalità economica tradizionale.

Il provvedimento adottato rappresenta una risposta concreta e innovativa da parte dell’Autorità giudiziaria e della polizia economico-finanziaria, che riconoscono nell’evasore fiscale professionale non solo un soggetto che si sottrae agli obblighi tributari, ma un vero e proprio attore di un disegno criminoso capace di compromettere l’equilibrio del mercato, inquinare la concorrenza, sottrarre risorse pubbliche essenziali e favorire il radicamento di economie parallele.

L’utilizzo delle misure di prevenzione patrimoniali, tipicamente impiegate per contrastare mafie e criminalità organizzata, assume in questo caso un valore emblematico: evidenzia la strategia di equiparazione funzionale tra chi utilizza il potere della violenza e chi, sfruttando l’apparente legalità degli strumenti giuridici ed economici, mina dall’interno la tenuta del sistema fiscale e produttivo del Paese.

Questa azione segna l’avvio di una nuova linea di indirizzo istituzionale, fondata sull’impiego sinergico degli strumenti investigativi penali e di prevenzione, e dimostra la volontà della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Prato di non lasciare zone grigie nell’area dell’evasione organizzata, soprattutto quando essa si presenta con i caratteri della sistematicità, dell’intenzionalità fraudolenta, del mascheramento patrimoniale e dell’impiego di professionalità esterne compiacenti.

La portata del provvedimento, dunque, va ben oltre la singola operazione giudiziaria: rappresenta un precedente significativo e un messaggio chiaro a tutela dell’economia sana, delle imprese oneste e della credibilità dell’azione pubblica di contrasto alle forme più pericolose di illegalità economica.

Si è assicurata la continuità dell’impresa attraverso la nomina di un amministratore giudiziario per la società oggetto di sequestro preventivo.

Le risultanze delle attività eseguite saranno vagliate dal giudice preposto e, dunque, la responsabilità delle persone sottoposte alle indagini dovrà essere valutata nelle successive fasi del procedimento penale. Il 25 giugno 2025 inizierà il procedimento nel contraddittorio delle parti. Pur trattandosi di una misura applicata nei confronti di beni di presunta origine illecita con la finalità di impedire l’arricchimento ingiusto, che non costituisce una pena ma un ostacolo all’indebito arricchimento, privando la persona interessata e i terzi che non hanno un valido diritto sulla proprietà da confiscare dei profitti delle attività criminali, è comunque necessario le fondamentali regole di garanzia impongono di evidenziare che la confisca potrà dirsi definitiva solo all’esito di una pronuncia ablativa definitiva.

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