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Promettevano finanziamenti e investimenti ad alto rendimento per oltre 100 milioni di euro Ravenna - Tre arresti e sequestri per circa un milioni di euro

 


I finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna, hanno dato esecuzione a due provvedimenti cautelari emessi nei confronti di tre soggetti indagati per truffa e abusivismo finanziario, per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere (per un soggetto trevigiano) e degli arresti domiciliari con apposizione del braccialetto elettronico (per due professionisti ravennati), con il contestuale sequestro preventivo dei relativi profitti illeciti.

Il provvedimento si pone a valle di articolate indagini, svolte sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, iniziate anche avvalendosi del contenuto di alcuni servizi giornalistici che stavano ponendo in luce una serie di presunte truffe perpetrate dai sopracitati professionisti ravennati: quest’ultimi, infatti, nell’ambito della gestione di un centro elaborazioni dati che si occupava di adempimenti fiscali, proponevano ai propri clienti soluzioni finanziarie destinate alla realizzazione di progetti di investimento con il conseguimento di elevate rendite finanziarie in Romania.

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna, sono state sviluppate tramite la ricerca e l’ascolto delle numerose vittime e l’effettuazione di perquisizioni locali nel citato centro di elaborazione dati e nelle abitazioni degli indagati. Tali attività investigative, corroborate dagli esiti delle indagini finanziarie e delle intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno fatto emergere come gli indagati, approfittando della fiducia che molti dei clienti (alcuni peraltro in situazione di crisi finanziaria o che avevano perso la casa durante l’alluvione) o dei risparmiatori riponevano nei professionisti, sono riusciti ad ottenere fraudolentemente cospicue somme di denaro.

In taluni casi, veniva proposto ai clienti la possibilità di ottenere ingenti profitti sotto forma di finanziamenti a “fondo perduto” erogati da soggetti terzi, che potevano essere conseguiti a seguito dell’apertura di società estere e della presentazione di progetti imprenditoriali da realizzare attraverso quest’ultime. In altri casi, l’investimento veniva descritto come un’operazione di finanza strutturata finalizzata ad ottenere dei profitti elevatissimi tramite “algoritmi” e mediante sistemi di circolazione del denaro attraverso più Paesi al mondo, prima del ritorno dei capitali in Italia.

Comune denominatore alle suddette proposte era però l’esponenziale rendimento delle iniziative promesse: per chi aveva investito 10.000 euro poteva essere prospettata la rendita di 100.000 euro, oppure con 30.000 euro si poteva conseguire un profitto di 3 milioni di euro. In questo modo gli indagati hanno promesso ai clienti truffati rendimenti o progetti per più di 100 milioni di euro, coinvolgendo 60 vittime e aprendo circa 50 società in territorio romeno.

Ai fini del raggiungimento dell’obiettivo era però richiesto sempre il versamento di una somma iniziale variabile (che poteva arrivare sino a circa quarantamila euro), che veniva trasferita in violazione delle norme antiriciclaggio o di monitoraggio fiscale. Addirittura alcuni clienti sono stati accompagnati in Romania per procedere agli adempimenti formali connessi alla costituzione o all’acquisto di partecipazioni di società romene. Logico a questo punto, per i clienti, attendere i risultati dei propri investimenti, che però tardavano ad arrivare, ingenerando la richiesta della restituzione dei patrimoni investiti. Richiesta che veniva sistematicamente posticipata accampando scuse di vario genere, fino a sostenere che il rientro dei denari avrebbe subito ritardi o sarebbe stato ostacolato anche dall’intervento nel frattempo eseguito dagli investigatori.

Le sopracitate indagini hanno permesso di avvalorare le ipotesi delittuose di truffa e abusivismo finanziario, individuando responsabilità penalmente rilevanti in capo alle sopracitate persone fisiche e quantificando il profitto illecito in circa un milione di euro.

L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza dimostra, ancora una volta, l’attenzione riservata dal Corpo alla tutela delle libertà economico-finanziarie dei contribuenti e degli interessi dei risparmiatori, contrastando tutti quei fenomeni fraudolenti che alterano la regolarità degli investimenti e il funzionamento dei mercati.

Occorre comunque evidenziare che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari, per il principio della presunzione di innocenza, le eventuali responsabilità derivanti dal contesto investigativo descritto saranno definitivamente accertate solo a seguito di sentenza irrevocabile di condanna.

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