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Operazione "Partenone". Oltre 60 misure cautelari per traffico di stupefacenti ed altro

 


Comando Provinciale di Bari - Bari e province , 27/09/2023 12:31

Questa mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati in fase esecutiva dai militari dei reparti territorialmente competenti, dal Nucleo Cinofili di Modugno e dal personale dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Puglia”, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nella quale vengono riconosciuti, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) gravi indizi di colpevolezza a carico di oltre 60 indagati ritenuti appartenenti ad un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti.

Sono contestati anche reati di riciclaggio, sequestro di persona e rapina, detenzione di armi, estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il provvedimento scaturisce dall’indagine, convenzionalmente denominata “Partenone”, condotta dal 2019 al luglio 2022 dalla Sezione Operativa del Comando Compagnia di Monopoli e dalla Stazione Carabinieri di Putignano - mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, nonché servizi di OCP e attività di perquisizione e sequestro - che ha consentito di lumeggiare l’esistenza di una radicata associazione per delinquere dedita al narcotraffico, operante sotto l’egida del clan CAPRIATI, composta da numerosi adepti e strutturata su base piramidale, con ramificazioni in diverse parti del territorio barese (Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti).

L’attività investigativa trae origine dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia sul ruolo di Recchia Carmelo, 47enne di Castellana Grotte, indicato quale referente del Clan su quel comune.

I riscontri a tali dichiarazioni hanno consentito di documentare, dapprima, un’intensa attività di spaccio condotta e gestita dallo stesso nel territorio di Castellana Grotte (anche per il tramite di familiari e pusher), nonché i suoi legami con un noto pregiudicato di Putignano, operante nel quartiere di San Pietro Piturno, dal quale si riforniva abitualmente da lungo tempo (prevalentemente per cocaina e, all’occorrenza, hashish).

A segnare una svolta per l’indagine è stato il decesso, nel gennaio 2020, del referente del clan Capriati nel comune di Putignano, evento che ha determinato un “vuoto di potere” che ha permesso agli investigatori di disvelare gli assetti organizzativi preesistenti e i possibili successori nella redditizia gestione del narcotraffico nei Comuni di Castellana Grotte e Putignano, che sarebbero stati designati dal clan.

Proprio a seguito del decesso erano captate importanti conversazioni nel cui ambito veniva commentato il “passaggio di consegne”, così documentando il subingresso di un altro indagato nella posizione verticistica.

Venivano, quindi, alla luce l’esistenza e la struttura organizzativa dell’associazione, con emersione delle zone di competenza territoriale, dei ruoli e degli assetti di potere. In particolare, era ricostruita una struttura organizzativa basata su articolazioni territoriali (Castellana Grotte, Putignano, Noci, Polignano a Mare, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti), tutte funzionalmente indipendenti ma correlate fra loro attraverso forniture incrociate di stupefacenti e sottoposte alla direzione unitaria garantita dalla famiglia Capriati.

Il sodalizio presentava, a monte, una struttura piramidale con in cima la famiglia Capriati e, in posizione immediatamente subordinata, C.D., alias “La Bionda”, quarantunenne di Putignano. Quest’ultimo accentrava a sé la gestione della cassa e delle forniture, versando il dovuto alla famiglia Capriati, dopo aver raccolto i proventi dello spaccio dai vari referenti territoriali. I responsabili delle varie articolazioni provvedevano alla successiva distribuzione agli spacciatori, stabilivano il prezzo di vendita all’ingrosso e al dettaglio, organizzavano l’attività degli spacciatori sul territorio e, talvolta, provvedevano direttamente allo spaccio, poi, personalmente o per il tramite di altri sodali, riscuotevano i proventi e ripartivano le quote tra gli appartenenti al gruppo, reclutando infine nuovi spacciatori.

Nel corso dell’indagine, oltre ad essere emersa la disponibilità di armi per alcuni componenti del clan operanti nel territorio di Putignano nonché una richiesta estorsiva ai danni di un esercizio commerciale del posto, perpetrata facendo espressamente riferimento alla appartenenza al clan Capriati, sono stati acquisiti rilevanti riscontri rappresentati dal sequestro di 4 pistole clandestine, un silenziatore e svariati kg di sostanze stupefacenti di diverse tipologie (Hashish, Eroina e Cocaina) e da arresti nella flagranza della detenzione di sostanze stupefacenti.

Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico degli indagati è stato condiviso dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha avanzato la richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha disposto la cattura dei soggetti.

All’esito dell’operazione, 43 indagati sono stati tradotti in carcere, 17 posti in regime di arresti domiciliari (uno di essi è stato raggiunto dal provvedimento mentre si trovava in Francia) presso le proprie abitazioni mentre per altri 2 indagati è stata disposta la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla P.G. L’operazione odierna testimonia la costante attenzione dell’Autorità Giudiziaria e dell’Arma dei Carabinieri nel contrasto al traffico di sostanze stupefacenti che rappresenta, a pieno titolo, una delle principali fonti di ricchezza per i Clan. 

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione delle misure cautelari odierne, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

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