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Sicurezza: Operazione "RESET" disarticolato gruppo criminale che operava a Cortina d'Ampezzo

 


Comando Provinciale di Belluno - Cortina d'Ampezzo (BL), 08/10/2025 09:10

Nella mattinata odierna, a Cortina d’Ampezzo (BL) e a Roma, i Carabinieri della Compagnia di Cortina d’Ampezzo, supportati da quelli dei Nuclei Investigativi di Belluno e della Capitale, sotto il coordinamento della Procura di Venezia, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal GIP di Venezia, su richiesta di quella DDA, a carico di 3 soggetti (1 destinatario di o.c.c. in carcere, 1 di o.c.c. agli arresti domiciliari, 1 di obbligo di dimora a Roma), gravemente indiziati, a vario titolo e in concorso tra loro, di “estorsione” aggravata dal “metodo mafioso” ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p. (ossia il comportamento tipicamente mafioso che genera timore e assoggettamento). Contestualmente, sono stati eseguiti dei decreti di perquisizione nei confronti di altre 4 persone, indagate per concorso negli stessi reati.

L’operazione, convenzionalmente denominata “reset”, è il risultato di un’indagine avviata nel giugno 2024 dall’A.g. antimafia, che, a propria volta, rappresenta lo sviluppo di un’attività in materia di stupefacenti coordinata dall’A.g. ordinaria di Belluno risalente alla fine del 2022.  

In particolare, l’indagine ha consentito di accertare lo spessore criminale di 2 fratelli provenienti dalla Capitale (uno destinatario di o.c.c. in carcere l’altro di o.c.c. ai domiciliari), con precedenti di polizia, militanti nella frangia degli “Irriducibili” degli ultras della S.S. Lazio ed aventi rapporti con esponenti della criminalità romana, tra cui il capo ultras Fabrizio PISCITELLI, meglio noto come “Diabolik”, ucciso in un agguato nell’agosto del 2019. Tali relazioni e cointeressenze, nonché l’appartenenza a tale frangia, vantate ed ostentate dai 2 indagati, venivano utilizzate come monito e simbolo della propria caratura criminale, ancor di più dopo l’omicidio di PISCITELLI.

Si tratta di 2 soggetti da tempo frequentatori di Cortina d’Ampezzo (soprattutto durante le vacanze natalizie), i quali, più recentemente, hanno adottato una strategia delittuosa progressiva, presentandosi quali “boss” della “malavita romana” e allargando i propri interessi illeciti. Un metodo, questo, che è stato confermato anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha confermato l’attualità dei loro interessi su Cortina D’Ampezzo.  

Un progetto delittuoso, quello dei due fratelli e dei loro sodali, sviluppato per fasi:

  • prima, l’acquisizione dell’egemonia sull’attività di spaccio di stupefacenti a Cortina d’Ampezzo, creando una propria rete di pusher, nonché minacciando e malmenando gli assuntori insolventi e gli spacciatori estranei al loro circuito;
  • poi, il controllo diretto e indiretto di alcuni locali pubblici che ospitano la movida ampezzana, imponendo con la minaccia e la violenza l’organizzazione di eventi, nonché l’ingaggio di PR, DJ e buttafuori compiacenti, attraverso una società di schermatura, con sede legale a Roma, di cui è amministratore lil terzo soggetto destinatario di misura (obbligo di dimora). Il tutto anche con l’obbiettivo di favorire e monitorare lo spaccio all’interno dei locali;
  • in ultimo, l’ingerenza negli eventi privati, già programmati a Cortina d’Ampezzo, in concomitanza delle prossime Olimpiadi Invernali “Milano-Cortina 2026”, nonché il tentativo di infiltrarsi, in chiave corruttiva, negli appalti connessi con i lavori per Olimpiadi;

In sintesi, tre precise fasi di un unico disegno illecito tipico della criminalità organizzata: controllo dello spaccio; controllo dei locali; controllo degli appalti.      

Tra gli episodi emblematici riportati sul provvedimento, risaltano:

  • l’agguato ai danni di un assuntore di stupefacenti moroso, chiuso a forza nel portabagagli di un’avt e minacciato di morte e nonché diversi precedenti episodi, già contestati nel p.p. ordinario, tra cui due pestaggi a danni di altrettanti dipendenti di un ristorante e di un albergo in quanto spacciatori “non autorizzati”;
  • le minacce di morte rivolte al titolare di un noto rifugio adibito a ristorante e discoteca, per l’imposizione dei propri servizi ed eventi;
  • l’aggressione ai danni di un organizzatore di eventi presso un altro analogo locale, trascinato in pieno inverno in un bosco, malmenato e minacciato con una pistola, affinché interrompesse ogni attività non avallata dal sodalizio e rendicontasse gli incassi;
  • la tentata estorsione ai danni di un componente della Giunta comunale di Cortina, al quale gli indagati si sono presentati quali “imprenditori” e persone influenti prima delle elezioni amministrative del giugno 2022, offrendo il proprio sostegno elettorale (non richiesto, né accettato dal politico) e manifestando l’intendimento di ottenere l’assegnazione di appalti per i lavori pre-olimpici. Successivamente, a elezioni avvenute, sulla scorta del presunto sostegno elettorale (di cui non c’è prova), hanno inviato al politico, tramite un conoscente comune, un messaggio minatorio con cui reclamavano l’assegnazione di lavori, circostanza che non si realizzava perché il politico non dava seguito alla richiesta.

Le indagini, durante più di un anno, si sono sviluppate attraverso attività tecniche, come intercettazioni telefoniche e installazione di telecamere, ma anche con attività investigative tradizionali, quali osservazioni, pedinamenti ed escussioni delle vittime e di persone informate sui fatti. Quest’ultima attività ha avuto un importante peso dal punto vista investigativo, atteso che gli escussi (sia comuni cittadini, che esercenti, che amministratori locali), sebbene inibiti - a causa delle minacce e delle intimidazioni - dal rivolgersi autonomamente ai Carabinieri, allorquando convocati hanno riposto piena fiducia negli investigatori, raccontando le interazioni avute con gli indagati e così agevolando la ricostruzione dei fatti.

Ciò nonostante le indagini proseguiranno e, quindi, l’invito che si rivolge ai cittadini ampezzani e a chiunque fosse a conoscenza di notizie d’interesse relative alla vicenda è quello di rivolgersi ai Carabinieri o alla Magistratura per riferirle.  

Il procedimento penale non risulta concluso, e la colpevolezza dei soggetti dovrà essere accertata con sentenza irrevocabile.

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