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LUMIA: PROVENZANO VAI DAI MAGISTRATI

Navigando in rete mi sono imbattuto in alcune critiche nei confronti di chi, come il sottoscritto, ieri ha manifestato la propria indignazione in relazione alla notizia secondo cui il figlio del boss Bernardo Provenzano da alcuni mesi lavora come guida raccontando a dei turisti americani la storia della sua famiglia ed il suo rapporto col padre. Il motivo della critica risiede nel fatto che anche il figlio di un boss ha diritto ad avere un lavoro ed una vita normale. Su questo non ci piove e sono io il primo ad averlo incoraggiato ad avere una vita normale quando nel 2011 gli chiesi, con una lettera aperta, di prendere le distanze dalla mafia, sull’esempio di Peppino Impastato, e di chiedere al padre di collaborare. Angelo Provenzano però non solo non raccolse il mio invito, ma addirittura quando il padre diede il segno di una possibile collaborazione si affrettò a recarsi alla Procura di Caltanissetta per farlo dichiarare incapace di intendere e di volere. Ecco perché ho voluto rinnovare il mio invito chiedendogli di andare dai magistrati e dire loro dove si trovano le ricchezze accumulate dal padre e chi le amministra. È questo il primo passo per avere una vita normale. Una vita che certamente non può accettare la cultura mafiosa e addirittura sfruttarla a fini commerciali. Ad Angelo Provenzano la scelta. Giuseppe Lumia

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