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RELAZIONE DNA 2016 - MAFIA A FOGGIA

La  mafia  operante  nella  provincia  di  Foggia  presenta  delle  caratteristiche  del tutto  diverse  da  quelle  del  circondario  di  Bari:  storicamente  suddivisa  tra “Mafia  dei  Montanari”-  riferita  ai  sodalizi  della  zona  garganica  -  e  “Mafia della  Pianura”-  riferita  alla  zona  della  Capitanata-,  le  organizzazioni  mafiose operanti  nel  territorio  in  esame  –  pur  presentandosi  frammentate  e  prive  di  un vertice  aggregante  –  evidenziano  una  solida  strutturazione  interna,  forte  senso di  autodisciplina,  capacità  di  programmare  e  attuare  strategie  criminali  e  di intessere  alleanze  sia  tra  i  diversi  gruppi  operanti  sul  territorio;  sia  con sodalizi  mafiosi  campani  e  calabresi. La  duttilità  nell’  intessere  tali  relazioni  è  indotta  -  a  differenza  che  da improvvisate  mire  espansionistiche  o  personali  ambizioni  carrieristiche, tipiche  della  mafia  del  barese-  da  decisioni  strategiche  legate  a  variazioni  di equilibri  di  potere,  ovvero  allo  stato  detentivo  dei  vertici;  pertanto,  le  continue aggregazioni  e  disgregazioni  dei  gruppi  dei  quali  si  compone  la  “Società Foggiana”  appare  funzionale  a  perseguire  gli  interessi  criminali, riorganizzandosi  prontamente  per  contrastare  gli  effetti  dei  colpi  inferti  dall’ azione  di  contrasto  indefessamente  condotta  da  Magistratura  e  Forze  dell’ ordine. Un  elemento  di  supporto  alla  solidità  di  tali  organizzazioni  e  alla  loro impenetrabilità  deriva  dal  contesto  civile  della  zona,  caratterizzata  da arretratezza  culturale,  omertà  e  illegalità  diffusa:  sembra  quasi  impossibile che  da  tale  contesto  si  sia  sviluppata  una  criminalità  mafiosa  moderna  e flessibile,  vuoi  riguardo  gli  obiettivi  che  si  prefigge  –  essenzialmente finalizzati  ad  infiltrarsi  nel  tessuto  economico-politico-sociale  -  vuoi  riguardo i  modelli  relazionali;    una  mafia  proiettata  verso  il  più  moderno  modello  di “Mafia  degli  Affari”,  ma  che  trae  la  sua  forza  dalla  capacità  di  coniugare  la sua  proiezione  più  avanzata  con  i  tradizionali  modelli  culturali  del  territorio, primo  tra  tutti  l’  omertà;  nonché  con  una  metodologia  di  imposizione  delle proprie  regole  all’  interno  e  all’  esterno  dei  gruppi  basata  sulla  forza  che  si trasforma  in  ferocia;  con  regole  di  vendetta  e  di  punizione  mutuate  dalle  più arcaiche  comunità agricolo-pastorali. Il  risultato  di  questo  connubio  micidiale  tra  modernità  e  lungimiranza  negli obiettivi  con  valori  e    metodi  arcaici  è  un  capillare  controllo  del  territorio, ottenuto  e  consolidato  con  una  lunga  scia  di  sangue  ed  anche  con  un  numero impressionante  di  “lupare  bianche”,  su  cui  gli  inquirenti  del  Distretto  stentano a  far  luce:  nessun  apporto  collaborativo  da  parte  della  popolazione;  assenza  di collaboratori  di  giustizia;  morfologia  ostile  del  territorio  che  spesso  non consente  neanche  normali  servizi  di  pedinamento,  di  osservazione  e,  talvolta, neanche  di  attività  tecniche,  non  essendo  il  territorio  integralmente  coperto dai  servizi  di  telefonia.

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