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Bologna - Sequestrati auto e beni di lusso a un commerciante di autoveicoli sconosciuto al fisco.

 


Nella mattinata del 29 gennaio, Ufficiali ed agenti di Polizia Giudiziaria dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Bologna e di Parma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca, nonché probatorio, emesso dalla Procura della Repubblica di Parma a carico di una persona parmigiana –di fatto sconosciuta al Fisco- risultato commerciante di autoveicoli di pregio (perlopiù d’epoca e comunque da considerarsi di lusso).


Con il decreto di sequestro si ipotizzano a carico dell’indagato i reati di autoriciclaggio e di omessa dichiarazione.

Gli accertamenti, condotti dalle fiamme gialle bolognesi, hanno permesso di acquisire, a carico dell’indagato, elementi indiziari in ordine allo svolgimento, da parte del predetto, di una lucrosa attività commerciale, che si sarebbe protratta di fatto quantomeno per gli ultimi 25 anni.

La particolarità -ed in ciò appaiono ravvisabili i reati oggetto di imputazione provvisoria- è che, a fronte di tale attività commerciale, non risulta che la persona in esame abbia mai presentato le previste dichiarazioni fiscali, il che gli avrebbe permesso di reinvestire nella medesima attività i proventi delittuosi di volta in volta conseguiti.

Per non attirare le attenzioni del Fisco, l’indagato avrebbe adoperato vari escamotages, quali l’interposizione fittizia di diversi prestanome, false radiazioni “per esportazione” delle autovetture (che, private delle targhe, potevano essere commercializzate senza alcuna formalità), l’utilizzo di metodi di pagamento non tracciabili (prevalentemente contante) e conti correnti esteri (in parte detenuti in Paesi a fiscalità privilegiata).

Da ultimo - tra il 2019 ed il dicembre u.s. - il suddetto avrebbe posto in vendita diverse autovetture di alta gamma (con evasione di II.DD. e IVA per circa 1,2 milioni di euro), che a loro volta sarebbero state acquistate reinvestendo proventi delittuosi dallo stesso realizzati in anni precedenti dalla seriale commissione di reati tributari.
Quella che è emersa, in sostanza, è una sorta di catena infinita, nella quale, per un verso, le vendite di auto di lusso avrebbero alimentato il patrimonio dell’interessato e, per altro verso, le omesse dichiarazioni dei redditi, protrattesi negli anni, avrebbero consentito al soggetto in esame di accantonare altra liquidità da investire in ulteriori acquisti, che -a loro volta- avrebbero generato altri proventi; e così via.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso in via di urgenza da questa Procura al fine di impedire l’ulteriore protrarsi di un’attività che -grazie allo schermo costituito da società in ogni caso riconducibili al soggetto ed alla utilizzazione di familiari risultati intestatari di auto e/o di attività commerciali apparse inserite nel complessivo meccanismo illecito- sembrava destinata a perpetuarsi ulteriormente nel tempo, proprio grazie al meccanismo della catena infinita innanzi descritto.

Il decreto è stato dunque adottato dalla Procura di Parma -a seguito di articolate indagini- al fine di pervenire al sequestro di risorse finanziarie (quale profitto diretto) per circa 7,7 milioni di euro, con possibilità -in caso di incapienza- di procedere al c.d. sequestro per equivalente ed in ogni caso al c.d. sequestro per sproporzione, atteso che è emerso un divario di notevoli proporzioni tra i redditi ufficiali (pressochè inesistenti) e le disponibilità finanziarie.

Oltre alla finalità preventiva appena descritta, il provvedimento ha avuto natura probatoria, giacchè è apparso necessario avere la disponibilità delle auto al fine di verificare, in concreto, i dati identificativi delle auto stesse, onde ricostruire nei dettagli, per ciascuna, la storia effettiva, al di là delle risultanze cartolari sovente ingannevoli.

In forza del citato decreto di sequestro, la Polizia Giudiziaria ha avuto modo di sottoporre a vincolo cautelare i beni di seguito descritti, suddivisi tra somme di denaro in contanti, somme depositate su conti bancari, auto, orologi di valore:

a) denaro contante: € 435.000;
b) deposito su c/c bancario: € 176.209,31;
c) Orologi: N. 61;
d) Autovetture:
1. Ferrari 340 MM Vignale Spider;
2. Ferrari 275 GTB di colore verde pino;
3. Ferrari 599 GTB Fiorano;
4. Ferrari Daytona;
5. Ferrari 458 Italia;
6. Ferrari Dino 246 GTS;
7. Ferrari 512 BB;
8. Ferrari Daytona;
9. Bizzarrini 5300 GT Strada;
10. Lamborghini Murcielago;
11. Lamborghini Miura;
12. Lamborghini Countach;
13. Porsche 996;
14. Porsche 997;
15. Lancia Aurelia B24 Spider America;
16. Mercedes AMG;
17. Vw Golf;
18. Furgone Peugeot Rifter.

Tra le auto va segnalata la Ferrari 340 MM Vignale Spider (appena tre esemplari costruiti dalla casa di Maranello che, negli anni ’50 del secolo scorso, ha gareggiato in competizioni motoristiche di prim’ordine, quali la 24 ore di Le Mans, Mille Miglia e Trofeo Internazionale di Silverstone) e la Ferrari 275 GTB/2 di color verde pino prodotta, in tale colorazione, in appena sei esemplari.

Contestualmente alle operazioni di sequestro, i militari della Guardia di Finanza hanno eseguito altresì, sempre su delega di questo Ufficio, un provvedimento di perquisizione (locale, personale e informatica) a carico di ulteriori n. sei soggetti (indagati in concorso) e di n. tre aziende, nelle province di Bologna, Parma, Reggio Emilia, Cremona e Firenze.

All’esito della esecuzione, il decreto viene ora trasmesso al Giudice per le indagini preliminari, chiamato a pronunziarsi sulla convalida del provvedimento adottato in via di urgenza dalla Procura.

Vanno infine rimarcate due circostanze:

• in primo luogo, le aziende costruttrici delle auto sono del tutto estranee agli illeciti ipotizzati nel decreto di sequestro;

• in secondo luogo -nel rispetto della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva e della direttiva europea in tema di comunicazione- al di là della presente fase cautelare, la presente vicenda andrà poi portata al vaglio del dibattimento e, in ogni caso, le persone coinvolte nelle investigazioni possono sin d’ora esporre alla Autorità Giudiziaria la loro linea difensiva.


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