
Nel pomeriggio di mercoledì, la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto, chiesto dalla Procura di Prato ed emesso dal giudice delle indagini preliminari, di un ventottenne, cittadino cinese, per l’aggressione ai danni di un cittadino cinese avvenuta in data 9 aprile u.s. in un locale notturno a conduzione cinese.
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 maggio u.s., con il proseguo di una serrata attività di investigazione di questa Squadra Mobile, in relazione alla violenta aggressione avvenuta in un locale a gestione cinese, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato ha emesso un altro provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cittadino cinese ventottenne, individuato tra gli aggressori del brutale pestaggio avvenuto in questa via Filzi nel privé di un locale notturno a conduzione cinese, nel corso del quale sono rimasti feriti cinque cittadini cinesi, uno dei quali, è tutt’ora ricoverato presso l’Ospedale “Careggi” di Firenze, per le gravissime lesioni riportate alla testa, causate da colpi di bastone e bottiglie di vetro, in data 9 aprile u.s.
L’uomo, insieme ad altri quattro aggressori è accusato di tentato omicidio.
Le indagini avevano già portato all’emissione, in data 12.04.2025, di altri due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti del fratello del ventottenne, fuggito alla cattura, e della sua compagna, la quale è stata tratta in arresto il giorno stesso.
Al termine degli atti di rito, l’uomo è stato associato alla Casa Circondariale “La Dogaia” di Prato e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Le investigazioni si sono nutrite del fondamentale supporto della Polizia di Stato in particolare degli investigatori della Squadra Mobile di Prato, coadiuvati da personale del Servizio Centrale Operativo di Roma, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria.
“La responsabilità del soggetto fermato dovrà essere vagliata nelle successive fasi del procedimento. In virtù della presunzione di non colpevolezza, il medesimo potrà considerarsi colpevole solo sulla base di una sentenza passata in giudicato”.