Gli anni passano ma la memoria di nonno Nino Caponnetto rimane viva, per molti versi sempre più attuale.
La lotta alle mafie sta attraversando un momento difficile, ha perso un po’ mordente e non richiama l’attenzione di una volta.
Stiamo attraversando una fase di crisi, che può essere vissuta con un duplice atteggiamento: chi si è approcciato a questa lotta per moda o convenienza penserà a rinnegare o a tenersi lontano, chi invece ha creduto con passione nei valori dell’antimafia può fare di questo momento critico un’opportunità per capire meglio e progettare il futuro.
Ecco, ispirarsi a Caponnetto può dare stimoli ed energie per andare avanti a testa alta e con rinnovato impegno.
Dei dialoghi con nonno Nino, ricordo due passaggi che si adattano bene a questa fase.
Nel dicembre del 2000, quando a Palermo si organizzò la prima sessione dell’ONU sulla lotta alle mafie, nelle nostre conversazioni fu importante mettere a fuoco l’intuizione di Falcone di promuovere la legislazione Antimafia con il “doppio binario”: DIA, DNA, 41 bis, aggressione ai patrimoni, Interdittive Antimafia, scioglimento dei Comuni infiltrati.
L’Italia aveva scelto questa strada, pagando un prezzo altissimo, con il sangue, da Pio La Torre in poi. Proporre all’Onu tale indirizzo era una scelta lungimirante.
Oggi, ci avviciniamo ai 20 anni da allora è il “doppio binario” è sotto attacco. Caponnetto sarebbe in prima fila per difenderlo, motivarlo bene e rilanciarlo.
Anche del “mascariamento” parlavamo spesso. Questo è stato sempre presente nelle raffinate scelte che miravano a bloccare il cammino dell’antimafia, con l’obiettivo di delegittimare chi operava seriamente e concretamente. Anche oggi succede lo stesso. L’insegnamento di Caponnetto di andare avanti e a testa alta e rilanciare l’impegno è valido più che mai.
All’ultimo Vertice della Fondazione Caponnetto il suo spirito aleggiava così in molte iniziative che ancora animano i territori grazie alle sue grandi intuizioni e al suo stile umano, professionale e sociale.