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Estorsioni ed armi: 3 arresti ad Andria da parte della Polizia di Stato

 La Polizia di Stato, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha eseguito un' ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Bari nei confronti di tre soggetti andriesi presunti responsabili del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso perpetrata ai danni di commercianti locali.

Questa mattina, personale del Servizio Centrale Operativo - Sezione Investigativa di Bari e della Squadra Mobile di Barletta Andria Trani, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di 3 uomini, di età compresa tra i 34 e i 38 anni, due dei quali già ristretti in carcere per altra causa, verso i quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), a vario titolo ed in concorso, per i reati di estorsione – nella forma consumata e tentata – aggravata dal metodo mafioso, nonché detenzione e porto illegale di armi e materiale esplodente in luogo pubblico.

Tra i destinatari dell’ordinanza figurano soggetti ritenuti elementi di vertice del clan PESCE/PISTILLO di Andria nei confronti dei quali questa Direzione Distrettuale Antimafia, in data ottobre 2023, aveva già disposto dei provvedimenti cautelari in considerazione dell’escalation di violenza registrata dagli inquirenti in quel momento storico sul territorio andriese.

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Le indagini svolte a seguito della deflagrazione di un ordigno rudimentale collocato dinanzi al portone di ingresso dell’abitazione privata di una delle vittime di estorsione nel marzo del 2023, hanno consentito di ricostruire una serie di episodi estorsivi posti in essere nei confronti di almeno 4 quattro imprenditori locali, attivi in diversi settori, da parte degli odierni destinatari di provvedimento cautelare.

Le condotte estorsive, mai denunciate dalle vittime, nonostante le ripetute richieste accompagnate da minacce e aggressioni violente, sono state realizzate con l’aggravante del metodo mafioso, pienamente riconosciuto dall’Autorità Giudiziaria sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori. Emblematico, sul punto, il riconoscimento della capacità di controllo assoluto del territorio tale da poter garantire condotte di tal genere senza incorrere in denunce o ribellioni da parte delle vittime, che versano in un totale stato di sopraffazione per il timore nei confronti del potere dell’organizzazione criminale.

I toni ed il contegno utilizzati nell’esternare le pretese estorsive, così come emerso dalle svariate conversazioni intercettate dagli investigatori, hanno costituito evidente esteriorizzazione del potere di controllo, sia nell’arrivare a prospettare alla vittima l’impossibilità di lavorare nel caso di omesso versamento dell’importo richiesto: “...’ma fammi capire, dobbiamo fare che ti devo bloccare tutto? Come dobbiamo fare?...(...) saltate!...”; sia nel minacciare azioni violente: “...non ti ho fatto niente ancora...già vai zoppo!...Se scendo ti devo frantumare tutto...il cervello te lo devo pestare!...” “...mettiti in regola…” “…ti devi sistemare..” “…la testa te la tiro…”.

Attualmente gli indagati, nei confronti dei quali vale la presunzione di non colpevolezza, sono detenuti, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Occorre precisare che i provvedimenti adottati nel corso delle indagini non sono definitivi e gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino a quando la responsabilità non sia stata accertata con sentenza di condanna irrevocabile.


20/10/2025

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