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COMUNICATO DIA REGGIO CALABRIA

 


PROCURA DELLA REPUBBLICA DI REGGIO CALABRIA

DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA


REGGIO CALABRIA – Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Direzione Investigativa Antimafia - con il supporto di personale delle Questure e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e di Roma - nella mattinata di oggi ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 34 persone (29 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso (artt. 378 e 416 bis.1 c.p.) e detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate (artt. 1 e 2 legge 895/67 e art. 416 bis.1 c.p.).

L’attività investigativa è stata avviata nel 2016 dalla Direzione Investigativa Antimafia - Centro Operativo di Roma, con il coordinamento della DDA della Procura di Roma. Successivamente, a seguito dell’emersione di numerosi e significativi punti di contatto con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini, per tale parte, sono proseguite con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. 

Le risultanze investigative hanno fornito gravi indizi, allo stato degli atti e fatti salvi i successivi sviluppi di merito, dell’esistenza, nell’ambito della associazione di tipo mafioso unitaria denominata 'Ndrangheta - operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi, nonché su quello di diverse altre regioni italiane ( ad es. Lazio, Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) e sul territorio estero (ad es. Svizzera, Germania, Canada, Australia), costituita da molte decine di locali e con organo collegiale di vertice denominato ‘la Provincia’- di un locale di ‘ndrangheta operante nel territorio di Sinopoli, peraltro già emerso nel corso di precedenti operazioni giudiziarie, dove è radicata la famiglia mafiosa degli Alvaro, cui è legata altresì la famiglia Penna. Dalle indagini è emerso, inoltre, come la cosca Alvaro, oltre ad essere operativa nel territorio di Sinopoli, domini anche il centro urbano di Cosoleto, paese aspromontano, ove insiste un locale di ‘ndrangheta autonomo nelle attività illecite ordinarie ma funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli. Gravemente indiziati, nell’ambito della presente indagine, di ricoprire i ruoli verticistici delle organizzazioni calabresi sono Alvaro Carmine detto ‘u cuvertuni’, capo locale di Sinopoli, nonché, quali capi locale di Cosoleto, Alvaro Francesco detto ‘ciccio testazza’, Alvaro Antonio detto ‘u massaru’, Alvaro Nicola detto ‘u beccausu’, Carzo Domenico detto ‘scarpacotta’. 

Le complesse indagini svolte hanno consentito di appurare, altresì, come i sodali della cosca Alvaro abbiano dato vita, nel territorio della capitale, ad un’articolazione (denominata locale di Roma), che rappresenta un ‘distaccamento’ autonomo, del sodalizio radicato a Sinopoli e Cosoleto. 

È emersa, sempre allo stato degli atti e fatte salve le successive verifiche processuali, un’immagine nitida dell’esistenza di una propaggine romana, oggetto della corrispondente attività di indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, connotata da ampia autonomia nella gestione delle attività illecite, ed al contempo della permanenza dello stretto legame con la ‘casa madre sinopolese’, interpellata per la soluzione di situazioni di frizione tra i sodali romani o per l’adozione di decisioni concernenti l’assetto della gerarchia criminosa della capitale. La stessa costituzione del ‘distaccamento’ romano è stata in origine autorizzata dai massimi vertici della ‘Ndrangheta, operanti in Calabria. 

L’associazione sinopolese è risultata, allo stato delle indagini e fatti salvi i successivi sviluppi giudiziari, pienamente operativa nel controllo del territorio; le indagini hanno mostrato un forte attivismo degli indagati nella risoluzione immediata di situazioni di criticità e frizioni, quali ad esempio quelle connesse all’avvicendamento delle nuove leve nella gestione del locale di Cosoleto, affidato a capi ormai anziani, quelle relative alla cura dei rapporti con i vertici della propaggine romana (Alvaro Vincenzo, figlio di Alvaro Nicola detto u beccausu, e Carzo Antonio, figlio di Carzo Domenico detto scarpacotta), nonché quelle relative alle problematiche scaturenti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dal disaccordo tra i capi dei diversi ceppi della famiglia Alvaro. 

L’operatività delle locali di Sinopoli e Cosoleto è risultata fortemente improntata al rispetto delle doti di ‘ndrangheta; l’osservanza dei riti e dei linguaggi tradizionali è stata esportata anche nella capitale, ove la ‘Ndrangheta, ed in particolare la cosca Alvaro, si è trasferita con la propria capacità di intimidazione ed ha creato una stabile ed autonoma struttura criminale. 

Gli interessi del sodalizio mafioso si sono, peraltro, estesi all’amministrazione locale. Il compendio indiziario raccolto mediante l’attività investigativa ha evidenziato, sempre fatte salve le successive valutazioni di merito, un forte interesse dei sodali all’esito della competizione elettorale del Comune di Cosoleto del 2018: Carzo Antonio, capo locale romano, è stato ritenuto, infatti, gravemente indiziato del delitto di cui all’art. 416 ter c.p. in favore dell’attuale sindaco del Comune di Cosoleto.  

Anche prescindendo dalle singole vicende illecite, il legame tra la ‘casa madre’ sinopolese e la propaggine romana è stato sempre attivo e gestito con estrema cautela: le indagini hanno disvelato che, secondo una strategia ben specifica, i due capi del locale di ‘ndrangheta romani limitavano al minimo gli incontri di persona con i vertici calabresi, facendoli coincidere con eventi particolari, quali matrimoni o funerali, in occasione dei quali si sono svolti incontri fugaci ma risolutivi; nei casi di estrema urgenza, poi, gli incontri sono stati concordati mediante l’intermediazione di ‘messaggeri’. 

Alcuni dei destinatari della misura sono stati già condannati per l’appartenenza alla cosca Alvaro con sentenze passate in giudicato.

Sono attualmente in corso anche attività di perquisizione presso le abitazioni degli indagati e di acquisizione del materiale di rilievo probatorio.

Nel corso dell’attività di indagine, svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia con il supporto della rete @ON finanziata dall’Unione Europea, è stato avviato un coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che in data odierna ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari custodiali nei confronti di n. 43 persone (38 in carcere e 5 agli arresti domiciliari). 


Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari; conseguentemente per gli indagati opera il principio di presunzione di innocenza. 


Si riporta l’elenco degli indagati destinatari della ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere: 

ALVARO Carmelo inteso “Bin Laden”, nato a Sinopoli (RC) il 02.01.1960

ALVARO Carmine inteso “U Cuvertuni”, nato a Sinopoli (RC) il 16.06.1953

ALVARO Domenico inteso “Micu u Merru”, nato a Sinopoli (RC) il 27.05.1976

ALVARO Domenico, nato a Cinquefrondi (RC) il 14.09.1988

ALVARO Francesco inteso “Ciccio Testazza”, nato a Taurianova (RC) 03.06.1957

ALVARO Giuseppe inteso “Stelio”, nato a Sinopoli (RC) il 08.09.1969

ASCRIZZI Alfredo, nato a Polistena (RC) 17.01.1998

ASCRIZZI Ferdinando inteso “Nando”, nato a Catanzaro 10.12.1972

CARMELITANO Francesco, nato a Taurianova (RC) 10.11.1966

CARZO Antonio inteso “Ntoni Scarpacotta”, nato a Sinopoli (RC) il 20.03.1960

CARZO Domenico inteso “Scarpacotta”, nato a Scido (RC) il 13.02.1941

CASELLA Vincenzo, nato a Cinquefrondi (RC) 01.04.1988

DURANTE Palermino Giuseppe inteso “Peppe u Palerminu”, nato a Cinquefrondi (RC) 20.05.1984

LICASTRO Angelo inteso “Micu u Biondo”, nato a Taurianova (RC) il 03.04.1973

LUPPINO Francesco inteso “Ciccio Mazza”, nato a Cosoleto (RC) 10.08.1948

MODAFFERI Giuseppe, nato a Taurianova (RC) 26.09.1986

MODAFFERI Raffaele, nato a Cosoleto (RC) il 16.01.1964

PENNA Antonino, nato a Sinopoli (RC) il 21.05.1985 

PENNA Carmela, nata a Palmi (RC) il 06.10.1983

PENNA Carmine inteso “Zanchi”, nato a Sinopoli il 22.11.1979

PENNA Giovanni, nato a Reggio Calabria il 23.08.1997

RECHICHI Angelo, nato a Gioia Tauro (RC) 05.02.1978

RECHICHI Antonino, nato a Cosoleto (RC) 19.11.1961

RECHICHI Giovanni, nato a Polistena (RC) 06.08.1997

SURACE Domenico inteso “Pulentuni”, nato a Cosoleto (RC) 14.11.1950

VERSACE Antonio inteso “Ntoni u Brizzi”, nato a Cosoleto (RC) 29.10.1968

VERSACE Carmelo “Melo u Jack”, nato a San Procopio (RC) 03.10.1960

VERSACE Francesco inteso “Ciccio Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 14.04.1984

VERSACE Giuseppe inteso “Peppe Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 10.06.1989

e della misura degli arresti domiciliari: 

ALESSI Salvatore, nato a Polistena (RC) il 03.05.1995 – 

ALVARO Antonio inteso “Massaru ‘Ntoni”, nato a Sinopoli (RC) il 01.01.1937 

GIOFFRE’ Antonino, nato a Taurianova (RC) il 24.06.1975

PANUCCIO Eugenio inteso “Genio”, nato a Oppido Mamertina (RC) il 04.08.1973

RUSTICO Maurizio, nato a Cinquefrondi (RC) il 22.11.1980


Reggio Calabria, 10 maggio 2022



BREVE LANCIO PER LA MATTINA:


REGGIO CALABRIA – Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è in corso una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia per dare esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 34 persone (29 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso (artt. 378 e 416 bis.1 c.p.) e detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate (artt. 1 e 2 legge 895/67 e art. 416 bis.1 c.p.).

Le indagini sviluppate dal Centro Operativo D.I.A. di Roma hanno fornito gravi indizi dell’esistenza dell’associazione di ‘ndrangheta denominata cosca Alvaro/Penna, i cui sodali risultano detentori di un radicato controllo del territorio e delle attività economiche, nonché infiltrate nella gestione di alcune amministrazioni locali. Il possesso di armi, anche da guerra, da parte dei componenti dell’associazione criminosa determina la pericolosità dell’associazione stessa. 

Sono tuttora in corso perquisizioni e sequestri nonché l’esecuzione di misure cautelari disposte dal GIP di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Seguirà comunicato stampa.






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