Comando Provinciale di Agrigento - Agrigento, 10/07/2025 12:11
All’alba di oggi, 10 luglio 2025, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, in Agrigento, Favara (AG), Canicattì (AG), Porto Empedocle (AG), e San Cataldo (CL), con il supporto dei colleghi del Nucleo Eliportato Cacciatori di Sicilia e dei Nuclei Cinofili di Palermo e Nicolosi, hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziati di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia – sottoponendo a fermo 13 indagati (5 dei quali si trovano già detenuti in carcere), tutti cittadini italiani, gravemente indiziati, a vario titolo, di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver agito utilizzando il metodo mafioso ovvero per agevolare l’associazione mafiosa denominata “cosa nostra”.
Contestualmente sono state eseguite varie perquisizioni personali e domiciliari delegate dalla Procura distrettuale nei confronti di ulteriori soggetti indagati nel medesimo procedimento penale.
Il suddetto provvedimento trae origine dalle attività d’indagini svolte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Agrigento e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dal mese di dicembre 2024 a tutt’oggi, che costituiscono la naturale prosecuzione di quelle compendiate lo scorso 14 gennaio 2025 con l’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 48 persone, aventi ad oggetto la ricostruzione dell’organigramma e delle attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento-Villaseta, con probabilmente a capo rispettivamente MESSINA Fabrizio, pregiudicato di anni 49, e CAPRARO Pietro, pregiudicato di anni 39, a dimostrazione che, pur essendo stata sensibilmente intaccata nel corso degli anni da varie operazioni, “cosa nostra” agrigentina è tutt’oggi pienamente operante, dotata di ingenti disponibilità economiche e di numerose armi, per di più in un contesto caratterizzato da una instabilità degli equilibri mafiosi faticosamente raggiunti nel tempo, cui si aggiungono i sempre più pericolosi, persistenti e documentati collegamenti tra gli associati ristretti all’interno del circuito carcerario e gli ambienti criminali esterni.
È stato riscontrato, infatti, un sistematico utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli uomini d’onore, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i rispettivi periodi di detenzione, lasciandone in tal modo inalterate le capacità di comando e consentendo loro di mantenere i contatti con i correi in libertà e di impartire ordini e direttive.
In tale contesto, molto rilevante ai fini investigativi è stata l’analisi sui dati informatici contenuti nella copia forense dello smartphone utilizzato dall'indagato BURGIO James e sottoposto a sequestro in occasione della perquisizione eseguita nei suoi confronti il 17 dicembre 2024 presso la camera detentiva all'interno del Carcere di Augusta ove al momento si trovava recluso. La disamina, dunque, dei contenuti del citato dispositivo telefonico, unita agli esiti delle attività tecniche di videosorveglianza ed intercettazione, ha consentito di ricostruire la struttura di un'associazione criminale dedita al traffico di sostanza stupefacente del tipo cocaina e hashish, al cui vertice vi è anzitutto proprio il detenuto BURGIO James, il quale sfruttando appunto la sua capacità di mantenere con l'esterno elevate capacità comunicative, si è reso protagonista di una vera e propria esponenziale ascesa criminale che gli ha consentito di porsi quale interlocutore, in termini di sostanziale parità, con esponenti di primo piano di cosa nostra agrigentina quali CAPRARO Pietro e LICATA Gaetano, entrambi, come prima evidenziato, componenti della famiglia di Agrigento/Villaseta rispettivamente con il ruolo di capo e di principale gregario di quest'ultimo, nonché promotori di una distinta associazione criminale anch'essa dedita al traffico di sostanza stupefacente operante nella provincia di Agrigento ed in rapporti con esponenti di cosa nostra di Palermo. Proprio riguardo a tale attività di traffico di sostanze stupefacenti, il 27.05.2025 veniva arrestano in flagranza di reato TERRANA Cristian, fermato a Porto Empedocle a bordo di un motociclo privo di assicurazione e con all’interno di un borsello 506 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina e la somma in contanti di 780,00 euro in banconote di vario taglio. La successiva perquisizione domiciliare permetteva di rinvenire e sequestrare l’ulteriore somma di 4.880,00 euro.
La capacità dell’associazione di controllare le dinamiche criminali del territorio è emersa in modo evidente, essendosi raccolti chiari elementi dimostrativi della commissione di numerosi reati (estorsioni, detenzioni di armi, incendi e danneggiamenti) tutti realizzati avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p..
Dalle risultanze dell’attività investigativa, si ritiene dunque che i sodali siano stati responsabili:
- di plurimi atti intimidatori a Porto Empedocle ai danni di un imprenditore destinatario in due occasioni nel mese di settembre 2024 di colpi d’arma da fuoco nella facciata dell’abitazione e nel mese di ottobre 2024 dell’incendio della propria autovettura, al fine di costringerlo a versare una somma di denaro all’organizzazione criminale;
- dell’incendio di un’autovettura a Porto Empedocle nel mese di novembre 2024 con lo scopo di far desistere il proprietario di continuare a spacciare senza la loro autorizzazione;
- di colpi di arma da fuoco nel mese di dicembre 2024 nei confronti di un’abitazione a Porto Empedocle, al fine di indurre il proprietario a saldare un debito derivante da una fornitura di stupefacente;
- dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di svariati colpi di arma da fuoco ai danni di una rivendita di frutta e verdura di Agrigento;
- dell’incendio di un’autovettura a Porto Empedocle nel mese di ottobre 2024 a causa di diverbi di uno dei sodali con il proprietario;
- dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio ai danni di un’autovettura a Raffadali;
- dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di diversi colpi di arma da fuoco alla saracinesca di un esercizio commerciale a Porto Empedocle.
È emersa, quindi, un’ampissima disponibilità di armi – anche da guerra – in capo ai sodali, che utilizzavano per compiere gli atti intimidatori descritti. In particolare, negli atti intimidatori perpetrati rispettivamente nel mese di dicembre 2024 ai danni di una rivendita di frutta e verdura di Agrigento e nello scorso mese di giugno ai danni di un panificio di Porto Empedocle, venivano esplosi a raffica svariati colpi utilizzando un fucile mitragliatore AK-47, meglio noto come kalashnikov.
Ultimate le formalità di rito, tutti i fermati sono stati tradotti presso le Case Circondariali di Agrigento, Palermo, Sciacca e Caltanissetta.
Si rappresenta che, per il principio della presunzione di innocenza, la posizione degli indagati non è definitivamente accertata e il successivo giudizio di merito servirà a verificare le loro effettive responsabilità.