Interrogazione
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02064
Atto n. 3-02064 (con carattere d'urgenza)
Pubblicato il 14 luglio 2015, nella seduta n. 483
GIARRUSSO , BERTOROTTA , BULGARELLI , DONNO , FATTORI , FUCKSIA , GAETTI , LEZZI , MANGILI , MARTON , MORRA , NUGNES , SANTANGELO , SCIBONA , TAVERNA - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
il 29 luglio 1983 il consigliere istruttore Rocco Chinnici veniva ucciso dalla mafia insieme ai 2 carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e, a seguito della potente esplosione provocata da un'auto imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione, perdeva la vita anche Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile in cui viveva il giudice;
la strage avvenuta in via Pipitone Federico a Palermo, nota come la "strage Chinnici", è il primo episodio di terrorismo mafioso avvenuto in un tempo nel quale la mafia governava Palermo e determinava le scelte dell'amministrazione locale;
in base alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, era finito sotto inchiesta il presidente della Corte d'assise d'appello di Messina, Giuseppe Recupero, che aveva emesso la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove nei confronti dei fratelli Michele e Salvatore Greco, boss della borgata palermitana di Ciaculli. Lo stesso veniva per questo definito "avvicinabile" in quanto, stando alle dichiarazioni di alcuni pentiti, sarebbe stato corrotto dalla mafia per influenzare l'esito del terzo processo d'appello, celebrato a Messina nel 1998;
considerato che:
la magistratura di Reggio Calabria, dove l'inchiesta che coinvolgeva il presidente Recupero era stata trasferita da Messina, si dichiarava incompetente a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in mafia e corruzione e trasferiva nuovamente il fascicolo alla procura della Repubblica di Palermo;
del fascicolo, spedito da Reggio il 7 luglio del 1998, per 15 anni non si è saputo più nulla;
a seguito delle ricerche effettuate da due giornalisti, Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli, autori del libro "Così non si può vivere" dedicato alla strage Chinnici emergevano diversi interrogativi sulla mancata riapertura del procedimento e dagli stessi veniva inoltrata al procuratore della Repubblica di Palermo la richiesta di revisionare l'iter del procedimento stesso;
il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, ritrovava il fascicolo e accertava che non era mai avvenuta l'iscrizione del procedimento all'ufficio del Ruolo generale, quindi, nell'aprile 2013, apriva ufficialmente una nuova indagine per concorso in mafia e corruzione nei confronti del giudice messinese Giuseppe Recupero, per verificare se, come sostenuto da alcuni collaboratori di giustizia, la mafia avesse mai "corrotto" lo stesso magistrato per ottenere una sentenza favorevole;
le indagini della procura della Repubblica di Palermo sono durate solo pochi mesi a seguito della constatazione della morte avvenuta, circa 6 anni fa, del giudice Giuseppe Recupero;
considerato inoltre che il giudice per le indagini preliminari di Palermo ha accolto il 29 luglio 2014 la richiesta di archiviazione dell'indagine avanzata dai magistrati della procura della Repubblica di Palermo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di propria competenza, adottare i provvedimenti necessari ad individuare eventuali responsabilità circa il presunto occultamento del fascicolo che riguarda una delle peggiori stragi del nostro Paese;
se, nei limiti delle proprie attribuzioni, non intenda assumere le opportune iniziative affinché vengano accertati i motivi della mancata iscrizione a ruolo del procedimento penale in questione, considerato che ad oggi restano ancora impuniti i responsabili della strage Chinnici.
Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...