Direzione Investigativa Antimafia
Sezione Operativa di Bologna
SEQUESTRATE DUE
Direzione Investigativa Antimafia
Sezione Operativa di Bologna
SEQUESTRATE DUE ATTIVITA’ COMMERCIALI A BOLOGNA
La Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e la Squadra Mobile della Questura del capoluogo emiliano, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro, nell’ambito di una più articolata indagine tesa al contrasto del traffico di stupefacenti, riferibili ai quarantacinquenni INDOVINO Giuseppe, leccese già noto alle forze dell’ordine, e a D’ERCOLE Luigi, originario della città di Monza, entrambi residenti a Bologna.
In particolare, in esecuzione del decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, Dr. Mirko Margiocco, oltre a diversi rapporti finanziari accesi presso ventuno istituti di credito, è stato sequestrato l’intero compendio aziendale delle società, con sede in Bologna – intestate a prestanomi, ma riconducibili a INDOVINO – denominate:
▷ I SAPORI DELLA TARANTA SRL UNIPERSONALE;
▷ LU FURNU TE LA TARANTA DI CHIRIATTI MARCO E C. SAS,
nonché un immobile, di proprietà del D’ERCOLE, adibito ad abitazione.
Sono, altresì, in corso diverse perquisizioni presso le dimore e le attività commerciali riconducibili agli indagati, disposte dai magistrati titolari dell’indagine, Dr. Francesco Caleca e Dr. Domenico Ambrosino.
In estrema sintesi, le indagini hanno accertato che i beni sequestrati sarebbero frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti praticato da INDOVINO e da questi investito nell’avvio dell’attività commerciale. Ad analoghe conclusioni si è pervenuti per il D’ERCOLE.
In particolare, gli investigatori hanno svolto mirati accertamenti patrimoniali, che hanno interessato anche i familiari ed i conviventi degli indagati, al fine di documentare la netta sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato ai fini delle imposte o dell’attività economica esercitata.
Al riguardo, il Gip ha accolto l’ipotesi investigativa, confermando che INDOVINO, oltre ad aver impiegato i proventi illeciti per la costituzione e l’esercizio de “I Sapori della Taranta Srl” (tra l’altro all’atto della sua costituzione era detenuto presso la Casa Circondariale di Bologna) e “Lu Furnu Te La Taranta di Chiriatti Marco Sas”, nel timore di sequestri, ha interposto nelle sue attività commerciali terzi soggetti fidati e privi di precedenti penali con lo scopo di salvaguardare e mettere al sicuro i propri investimenti commerciali.
Relativamente alla posizione di D’ERCOLE, oltre alla sproporzione tra redditi disponibili e ricchezza accumulata, è stato documentato il reimpiego di capitali illeciti, con ogni probabilità in parte frutto del traffico di sostanze stupefacenti.
Il G.I.P., infine, ha nominato un amministratore giudiziario al fine di garantire la continuità delle attività commerciali cautelate.
Bologna, 16 luglio 2015. COMMERCIALI A BOLOGNA
La Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e la Squadra Mobile della Questura del capoluogo emiliano, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro, nell’ambito di una più articolata indagine tesa al contrasto del traffico di stupefacenti, riferibili ai quarantacinquenni INDOVINO Giuseppe, leccese già noto alle forze dell’ordine, e a D’ERCOLE Luigi, originario della città di Monza, entrambi residenti a Bologna.
In particolare, in esecuzione del decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, Dr. Mirko Margiocco, oltre a diversi rapporti finanziari accesi presso ventuno istituti di credito, è stato sequestrato l’intero compendio aziendale delle società, con sede in Bologna – intestate a prestanomi, ma riconducibili a INDOVINO – denominate:
▷ I SAPORI DELLA TARANTA SRL UNIPERSONALE;
▷ LU FURNU TE LA TARANTA DI CHIRIATTI MARCO E C. SAS,
nonché un immobile, di proprietà del D’ERCOLE, adibito ad abitazione.
Sono, altresì, in corso diverse perquisizioni presso le dimore e le attività commerciali riconducibili agli indagati, disposte dai magistrati titolari dell’indagine, Dr. Francesco Caleca e Dr. Domenico Ambrosino.
In estrema sintesi, le indagini hanno accertato che i beni sequestrati sarebbero frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti praticato da INDOVINO e da questi investito nell’avvio dell’attività commerciale. Ad analoghe conclusioni si è pervenuti per il D’ERCOLE.
In particolare, gli investigatori hanno svolto mirati accertamenti patrimoniali, che hanno interessato anche i familiari ed i conviventi degli indagati, al fine di documentare la netta sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato ai fini delle imposte o dell’attività economica esercitata.
Al riguardo, il Gip ha accolto l’ipotesi investigativa, confermando che INDOVINO, oltre ad aver impiegato i proventi illeciti per la costituzione e l’esercizio de “I Sapori della Taranta Srl” (tra l’altro all’atto della sua costituzione era detenuto presso la Casa Circondariale di Bologna) e “Lu Furnu Te La Taranta di Chiriatti Marco Sas”, nel timore di sequestri, ha interposto nelle sue attività commerciali terzi soggetti fidati e privi di precedenti penali con lo scopo di salvaguardare e mettere al sicuro i propri investimenti commerciali.
Relativamente alla posizione di D’ERCOLE, oltre alla sproporzione tra redditi disponibili e ricchezza accumulata, è stato documentato il reimpiego di capitali illeciti, con ogni probabilità in parte frutto del traffico di sostanze stupefacenti.
Il G.I.P., infine, ha nominato un amministratore giudiziario al fine di garantire la continuità delle attività commerciali cautelate.
Bologna, 16 luglio 2015.
Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...