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RIFIUTI. INCHIESTA FANGHI TOSSICI, ALLARME DILAGA NEL NORD ITALIA


 (DIRE) Bologna, 27 mag. - La vicenda delle 150.000 tonnellate di fanghi tossici sparsi nelle campagne del bresciano e del nord Italia, con coinvolgimento di imprenditori e dirigenti pubblici, sfruttamento di lavoratori, sequestro di capannoni e conti correnti per un valore di 12 milioni di euro, genera un allarme che supera i confini della Lombardia. Di quel territorio avvelenato si è saputo dall'ordinanza del Ggp di Brescia, Elena Stefana, in cui sono riportate le intercettazioni effettuate dai Carabinieri del Nucleo Forestale e quell'inchiesta "dimostra ancora una volta la presenza pervasiva delle mafie nell'economia lombarda. Emerge infatti un consolidato rapporto tra mafie e criminalità economica, testimoniato dal coinvolgimento di imprenditori, liberi professionisti e altri esponenti dell'area grigia", dice Fabio Bottero, sindaco di Trezzano sul Naviglio e coordinatore regionale di Avviso pubblico per la Lombardia. Ma appunto la preoccupazione travalica i confini regionali. "Non si tratta della salute dei cittadini di un'area circoscritta perché il rischio è che quanto coltivato su quelle terre abbia varcato i confini veneti", manda a dire la consigliera verde del Veneto Cristina Guarda, dicendosi scioccata "dalle intercettazioni", frasi come "Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente". Ci si preoccupa anche a Piacenza: "Nella brutta storia dei rifiuti tossici smaltiti in modo illecito" anche appunto nel piacentino, "le vittime sono anche gli agricoltori", dice il consigliere regionale di Fratelli d'Italia dell'Emilia-Romagna Giancarlo Tagliaferri. Inoltre, tra i 15 indagati c'è anche il direttore di AiPo, Luigi Mille, segnala il M5s dell'Emilia-Romagna.

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