–Città di Bari
La criminalità organizzata del capoluogo continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di un vertice aggregante, capace di impartire precise direttive ai vari sodalizi, nonostante abbia dimostrato, in più occasioni, di poter dar vita a vere e proprie confederazioni finalizzate al perseguimento di obiettivi criminali comuni. Sul piano generale, la criminalità barese manifesta una tendenza espansionistica verso i comuni dell’hinterland barese, non disgiunta da persistenti tentativi di instaurare “legami” con imprenditori, professionisti e amministratori locali. In tale contesto insorgono ciclicamente tensioni e conflitti, determinati sia da figure emergenti che spingerebbero per conquistare spazio nell’ambito del gruppo criminale di appartenenza, sia da interessi contrapposti tra differenti sodalizi in relazione alle estorsioni e ai traffici di sostanze stupefacenti e di armi. I risultati investigativi conseguiti, inoltre, hanno indotto diversi associati a collaborare con la giustizia, consentendo di far luce su alcuni omicidi e tentati omicidi commessi negli ultimi anni e rendendo noti i nuovi assetti della criminalità barese, per quanto ancora in via di definizione. L’attuale situazione criminale del capoluogo e dell’hinterland barese è stata puntualmente descritta e ben evidenziata nell’ambito dell’operazione “Attila 2”, conclusa nel mese di dicembre dall’Arma dei Carabinieri con l’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di affiliati al clan DI COSOLA.
Si tratta dell’ultimo di una serie di interventi repressivi delle Forze di polizia406 che, unitariamente letti, hanno messo in chiara luce:-le fibrillazioni e l’instabilità interna ai clan dell’area, conseguente alla decisione dei vertici di collaborare con la giustizia, e la conseguente lotta per assumere la leadership; -la nuova articolazione del clan DI COSOLA nell’area d’influenza, la cui strategia d’azione si è rivolta anche al condizionamento delle locali elezioni amministrative;-la formazione di una confederazione mafiosa con le altre compagini baresi dei “CAPRIATI”, dei “PARISI” e dei “DIOMEDE-MERCANTE”, contro il clan avverso degli “STRISCIUGLIO”, nei confronti del quale ciascun gruppo aveva ingaggiato, già in passato, pesanti scontri. Un ulteriore spaccato delle dinamiche del capoluogo è stato offerto dalle investigazioni della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri che, nel mese di agosto, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre soggetti, ritenuti responsabili di due tentati omicidi, di porto e detenzione di armi da fuoco (anche da guerra), con l’aggravante del metodo mafioso. Nel corso delle indagini è emerso il tentativo, non riuscito, dei CAPRIATI - DI COSOLA di affermarsi nel quartiere periferico San Pio su rivali del clan STRISCIUGLIO. Inoltre, è stato possibile ricondurre i fatti di sangue commessi nei primi mesi del 2016, alla lotta contro il clan STRISCIUGLIO. A fattor comune, la criminalità organizzata barese continua a caratterizzarsi per la disponibilità di armi provenienti dai Paesi dell’area Balcanica e la propensione ad avvalersi sempre più di persone incensurate, costrette, per evitare rappresaglie, a custodire in appartamenti armi o sostanze stupefacenti, con quest’ultime che rimangono un prioritario ambito di interesse delle organizzazioni. Allo stesso modo persiste, nonostante la costante azione repressiva, il ricorso all’attività estorsiva, come confermato il 17 novembre dall’arresto in flagranza, eseguito nel quartiere Libertà, di tre giovani elementi contigui al clan STRISCIUGLIO di Bari, accusati di aver preteso il “pizzo” dai responsabili di un’azienda edile impegnata nei lavori di ristrutturazione di uno stabile. La mappatura geo-criminale del capoluogo consente di segnalare l’operatività dei seguenti gruppi:-TELEGRAFO-MONTANI-MISCEO, strutturato su legami familiari, attivo nel quartiere San Paolo;-STRISCIUGLIO (in rapporti di parentela con il precedente clan e rivale dei CAPRIATI), storicamente legato al Borgo Antico di Bari, opera sui quartieri Libertà, Stanic, San Paolo, San Girolamo, Palese, San Pio, Santo Spirito e Carbonara;-CAPRIATI: attivo nel Borgo Antico di Bari e con zone d’influenza a San Girolamo ed a Modugno, come detto in contrasto il clan STRISCIUGLIO;-DIOMEDE/MERCANTE: opera soprattutto nei quartieri Libertà e San Paolo, ma con influenza anche su Poggiofranco e Carrassi, in contrasto con il clan TELEGRAFO-MONTANI-MISCEO; -PARISI: si espande verso il sud-est barese. Opera in sinergia con il gruppo PALERMITI (attivo nel quartiere Japigia e in comuni del sud-est barese) e con il gruppo ex STRAMAGLIA;-DI COSOLA, attivo soprattutto nel quartiere di Carbonara, con influenza anche su Ceglie del Campo e Loseto, nonché nei comuni di Valenzano, Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari e Giovinazzo; -CAMPANALE (articolazione del clan STRISCIUGLIO): opera nel quartiere San Girolamo, ove insiste la storica faida con il clan LORUSSO (vicini ai CAPRIATI) per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti e del racket delle estorsioni. A questi si affiancano gruppi minori, come i FIORE/RISOLI, attivi nel quartiere San Pasquale, su cui opera anche il gruppo VELLUTO; gli ANEMOLO, operativi nei quartieri Carrassi e Poggiofranco e i DI COSIMO/RAFASCHIERI, presenti nel quartiere Madonnella.
La criminalità organizzata del capoluogo continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di un vertice aggregante, capace di impartire precise direttive ai vari sodalizi, nonostante abbia dimostrato, in più occasioni, di poter dar vita a vere e proprie confederazioni finalizzate al perseguimento di obiettivi criminali comuni. Sul piano generale, la criminalità barese manifesta una tendenza espansionistica verso i comuni dell’hinterland barese, non disgiunta da persistenti tentativi di instaurare “legami” con imprenditori, professionisti e amministratori locali. In tale contesto insorgono ciclicamente tensioni e conflitti, determinati sia da figure emergenti che spingerebbero per conquistare spazio nell’ambito del gruppo criminale di appartenenza, sia da interessi contrapposti tra differenti sodalizi in relazione alle estorsioni e ai traffici di sostanze stupefacenti e di armi. I risultati investigativi conseguiti, inoltre, hanno indotto diversi associati a collaborare con la giustizia, consentendo di far luce su alcuni omicidi e tentati omicidi commessi negli ultimi anni e rendendo noti i nuovi assetti della criminalità barese, per quanto ancora in via di definizione. L’attuale situazione criminale del capoluogo e dell’hinterland barese è stata puntualmente descritta e ben evidenziata nell’ambito dell’operazione “Attila 2”, conclusa nel mese di dicembre dall’Arma dei Carabinieri con l’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di affiliati al clan DI COSOLA.
Si tratta dell’ultimo di una serie di interventi repressivi delle Forze di polizia406 che, unitariamente letti, hanno messo in chiara luce:-le fibrillazioni e l’instabilità interna ai clan dell’area, conseguente alla decisione dei vertici di collaborare con la giustizia, e la conseguente lotta per assumere la leadership; -la nuova articolazione del clan DI COSOLA nell’area d’influenza, la cui strategia d’azione si è rivolta anche al condizionamento delle locali elezioni amministrative;-la formazione di una confederazione mafiosa con le altre compagini baresi dei “CAPRIATI”, dei “PARISI” e dei “DIOMEDE-MERCANTE”, contro il clan avverso degli “STRISCIUGLIO”, nei confronti del quale ciascun gruppo aveva ingaggiato, già in passato, pesanti scontri. Un ulteriore spaccato delle dinamiche del capoluogo è stato offerto dalle investigazioni della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri che, nel mese di agosto, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre soggetti, ritenuti responsabili di due tentati omicidi, di porto e detenzione di armi da fuoco (anche da guerra), con l’aggravante del metodo mafioso. Nel corso delle indagini è emerso il tentativo, non riuscito, dei CAPRIATI - DI COSOLA di affermarsi nel quartiere periferico San Pio su rivali del clan STRISCIUGLIO. Inoltre, è stato possibile ricondurre i fatti di sangue commessi nei primi mesi del 2016, alla lotta contro il clan STRISCIUGLIO. A fattor comune, la criminalità organizzata barese continua a caratterizzarsi per la disponibilità di armi provenienti dai Paesi dell’area Balcanica e la propensione ad avvalersi sempre più di persone incensurate, costrette, per evitare rappresaglie, a custodire in appartamenti armi o sostanze stupefacenti, con quest’ultime che rimangono un prioritario ambito di interesse delle organizzazioni. Allo stesso modo persiste, nonostante la costante azione repressiva, il ricorso all’attività estorsiva, come confermato il 17 novembre dall’arresto in flagranza, eseguito nel quartiere Libertà, di tre giovani elementi contigui al clan STRISCIUGLIO di Bari, accusati di aver preteso il “pizzo” dai responsabili di un’azienda edile impegnata nei lavori di ristrutturazione di uno stabile. La mappatura geo-criminale del capoluogo consente di segnalare l’operatività dei seguenti gruppi:-TELEGRAFO-MONTANI-MISCEO, strutturato su legami familiari, attivo nel quartiere San Paolo;-STRISCIUGLIO (in rapporti di parentela con il precedente clan e rivale dei CAPRIATI), storicamente legato al Borgo Antico di Bari, opera sui quartieri Libertà, Stanic, San Paolo, San Girolamo, Palese, San Pio, Santo Spirito e Carbonara;-CAPRIATI: attivo nel Borgo Antico di Bari e con zone d’influenza a San Girolamo ed a Modugno, come detto in contrasto il clan STRISCIUGLIO;-DIOMEDE/MERCANTE: opera soprattutto nei quartieri Libertà e San Paolo, ma con influenza anche su Poggiofranco e Carrassi, in contrasto con il clan TELEGRAFO-MONTANI-MISCEO; -PARISI: si espande verso il sud-est barese. Opera in sinergia con il gruppo PALERMITI (attivo nel quartiere Japigia e in comuni del sud-est barese) e con il gruppo ex STRAMAGLIA;-DI COSOLA, attivo soprattutto nel quartiere di Carbonara, con influenza anche su Ceglie del Campo e Loseto, nonché nei comuni di Valenzano, Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari e Giovinazzo; -CAMPANALE (articolazione del clan STRISCIUGLIO): opera nel quartiere San Girolamo, ove insiste la storica faida con il clan LORUSSO (vicini ai CAPRIATI) per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti e del racket delle estorsioni. A questi si affiancano gruppi minori, come i FIORE/RISOLI, attivi nel quartiere San Pasquale, su cui opera anche il gruppo VELLUTO; gli ANEMOLO, operativi nei quartieri Carrassi e Poggiofranco e i DI COSIMO/RAFASCHIERI, presenti nel quartiere Madonnella.