Alla “Banda della ferrovia” è stata fatale un’impronta digitale, tecnicamente "impronta papillare latente", trovata dalla Polizia scientifica sulla scena del crimine di uno dei furti messi a segno a Bologna dal gruppo criminale.
L’impronta era di uno straniero, espulso dal territorio nazionale nel 2015 per violazione delle norme sull’immigrazione, che aveva anche numerosi precedenti per reati analoghi.
Grazie agli elementi forniti dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia, è stato accertato che lo scorso settembre, nel proprio Paese di origine, l’Albania, il 25enne aveva assunto nuove generalità, riuscendo così a rientrare in Italia con un altro nome.
Dopo aver individuato il criminale, gli investigatori della Squadra mobile bolognese hanno iniziato ad indagare su di lui, e, analizzando i tabulati telefonici delle utenze ad esso collegate, hanno ricostruito la sua rete di frequentazioni, identificando altri due membri della banda.
Si tratta di due suoi connazionali di 20 e 25 anni che, insieme al primo, facevano parte del gruppo criminale al quale i poliziotti hanno attribuito altri tre furti caratterizzati dalle stesse modalità operative.
In particolare, i ladri colpivano nella zona San Donato-Masserenti, a ridosso della linea ferroviaria, utilizzata per raggiungere a piedi le abitazioni prese di mira, per poi essere recuperati, dopo il furto, da un complice a bordo di un'auto.
Ulteriori sviluppi dell’indagine hanno permesso agli investigatori di attribuire allo stesso gruppo di criminali, che nel frattempo era stato integrato da un 31enne connazionale degli altri tre, ulteriori cinque furti in appartamento e una tentata rapina, commessi sempre nella stessa zona, l’ultimo dei quali il 24 novembre scorso.
Il 27 novembre è scatto il blitz della Mobile che ha portato al fermo dei quattro criminali: tre di loro sono stati bloccati all’aeroporto Marconi di Bologna poco prima di imbarcarsi su un volo per Tirana, mentre il quarto è stato scovato nel nascondiglio che la banda usava come base logistica.