Mutilavano braccia e gambe per intascare i soldi delle assicurazioni. Trentaquattro persone sono state arrestate stamattina durante l’operazione “Tantalo bis” compiuta dalle Squadre mobili di Palermo e Taranto. L’operazione fa seguito a quella compiuta nell’agosto 2018, sempre a Palermo, che portò all’arresto di 11 persone.
L’organizzazione criminale era specializzata nelle frodi assicurative realizzate attraverso le mutilazioni di arti di vittime compiacenti, che avvenivano in maniera cruenta. I componenti infatti non esitavano a scagliare pesanti dischi di ghisa come quelli utilizzati nelle palestre, sugli arti delle vittime, in modo da procurare delle fratture che spesso menomavano le parti coinvolte costringendole, anche per lunghi periodi, all’uso di stampelle e sedie a rotelle.
Tra le trentaquattro persone fermate c'è anche un avvocato palermitano che curava la parte legale di molti dei falsi incidenti. Centinaia risultano inoltre essere le persone indagate. Importanti, ai fini delle indagini, sono state le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori arrestati nel corso dell’operazione della scorsa estate.
Le vittime venivano reclutate dai membri delle organizzazioni in luoghi frequentati da soggetti ai margini della società. Spesso si trattava di tossicodipendenti, persone con deficit mentali o affetti da dipendenza da alcool e con grandi difficoltà economiche, attratti dalle promesse di facili e cospicui guadagni, mai corrisposti dall´organizzazione criminale. Oltre 50 le vittime che, con i loro racconti colmi di disperazione, hanno consentito di avvalorare le accuse nei confronti dei componenti l’organizzazione criminale.
Una volta scelte le vittime, queste venivano trasportate in appartamenti o magazzini e passavano sotto le mani violente di “spaccaossa” incaricati delle fratture. Il metodo era sempre lo stesso: le vittime venivano anestetizzate con del ghiaccio o con farmaci, gli arti appoggiati in sospensione tra due blocchi di pietra o cemento, poi veniva lanciata con violenza, sulla parte dell’arto sospesa, una borsa piena di pesi in ghisa o di grosse pietre, in modo da provocare fratture nette, e possibilmente scomposte.
I malcapitati, in preda a lancinanti dolori, venivano trasportati presso gli ospedali. Dopo il ricovero, si apriva la fase amministrativa e burocratica dell’istruzione della pratica assicurativa entrando in scena i vertici dell’associazione, che curavano la presentazione delle richieste di risarcimento presso le compagnie assicurative e la successiva suddivisione delle “quote” del premio da liquidare.