Passa ai contenuti principali

Indebite compensazioni d'imposta - Eseguite 30 misure cautelari

Catania, 10 luglio 2020

Comando Provinciale Catania

In data odierna, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 30 persone (3 ristrette in carcere, 21 agli arresti domiciliari e 6 raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno) indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari e, in particolare, di indebite compensazioni (attraverso l’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti) aggravate dalla partecipazione di professionisti. In forza del medesimo provvedimento cautelare, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania hanno eseguito anche il sequestro preventivo di 11 società commerciali, aziende utilizzate dagli indagati unicamente per perpetrare i reati tributari in contestazione. Al contempo, è in corso l’esecuzione di sequestri preventivi (anche per equivalente) finalizzati alla confisca di 9,5 milioni di euro.
Le 3 persone tratte in arresto, un commercialista un suo collaboratore e un libero professionista consulente amministrativo, sono state condotte in carcere.
Ristretti agli arresti domiciliari 6 professionisti, tra Roma, Milano, Napoli, Latina e Catania, consulenti commercialisti, che certificavano i crediti inesistenti.
Detti professionisti – unitamente ad altri 15 soggetti, amministratori di imprese commerciali – costituivano un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari e pertanto anch’essi ristretti agli arresti domiciliari.
6 rappresentanti legali societari, sono stati, invece, raggiunti dal provvedimento del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale.
L’operazione condotta dal Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo P.E.F. di Catania, convenzionalmente denominata “FAKE CREDITS”, sotto la direzione del gruppo di magistrati della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di accertamenti bancari unitamente alla disamina (a riscontro) di documentazione contabile ed extracontabile nonché di materiale informatico acquisito nel corso di una perquisizione locale disposta da questo Ufficio. La complessa investigazione, dispiegatasi da febbraio del 2019 all’aprile di quest’anno, ha tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni. L’efficace attività repressiva posta in essere dalla Guardia di Finanza di Catania trae origine dall’esecuzione di una verifica fiscale svolta nei confronti di un Istituto di Vigilanza Privata con sede in Belpasso (CT), conclusasi, tra l’altro, con la segnalazione al competente ufficio finanziario di violazioni in materia di indebite compensazioni per oltre 2,8 milioni di euro.
Lo schema fraudolento, ideato e alimentato da una rete di professionisti attivi su tutto il territorio nazionale, ricostruito dai Finanzieri, anche attraverso una meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari generati dalle operazioni commerciali finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori economico- finanziari, si snodava lungo le seguenti fasi:
  • reperimento e costituzione di società “farlocche” in mano a prestanome, titolari di crediti impositivi puntualmente emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate: è in questa fase che intervenivano i certificatori, chiamati ad apporre il cosiddetto visto di conformità (visto leggero) attestante la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza dei dati esposti in dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e alla relativa documentazione sia per le imposte sui redditi sia ai fini I.V.A.;
  • commercializzazione dei crediti tributari fasulli a beneficio delle società sopra specificate caratterizzate da consistenti esposizioni con l’Erario;
  • effettuazione delle operazioni di compensazione crediti tributari fittizi – debiti tributari reali mediante compilazione e inoltro telematico dei modelli di pagamento; fase realizzativa curata da uno degli indagati principali e dagli altri professionisti che certificavano i crediti fittizi delle società accollanti “farlocche”;
  • gestione dei corrispettivi originati dagli accolli e dalle operazioni di cessione del credito: in questa fase, i consulenti, attraverso un’associazione tra imprese e titolari di imprese che opera nell’area del Mediterraneo, gestivano direttamente, e a loro piacimento, tutti gli introiti generati dalle illecite compensazioni. Gli accertamenti bancari eseguiti nel corso delle indagini hanno permesso di constatare che le società indebitate, accollate/cessionarie, hanno versato alla predetta associazione oltre 6,3 milioni di Euro che, ovviamente, non venivano riversate alle accollanti/cedenti, ma trattenute dal sodalizio criminale; solo 700 mila euro risultavano impiegati per pagamenti a favore di un fideiussore svizzero e di alcune accollanti fittizie, queste ultime società strumentali allo svuotamento dei conti della citata C.
L’associazione tra imprese e titolari di imprese giocava, dunque, un ruolo decisivo nell’iter delittuoso appena descritto annoverando tra gli associati società costituite al solo fine di esporre nelle dichiarazioni fiscali, presentate nel corso della loro breve vita, crediti d’imposta fittizi. La stessa, che disponeva di professionisti incaricati di apporre il cd. visto di conformità nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali, offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari, la possibilità di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero (peraltro non abilitato a svolgere attività finanziaria in Italia) per garantire le operazioni commerciali e, da ultimo, incassare in nome e per conto delle accollanti/cedenti gli ingenti corrispettivi pattuiti per le operazioni di accollo/compravendita dei crediti.
Gli associati, imprese beneficiarie delle citate finalità illecite, sfruttavano la possibilità di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto; queste imprese non avevano remora ad affidare ingenti somme di denaro alle società accollanti/cedenti prima, e alla confederazione poi, ben consapevoli del vantaggio finanziario che ne sarebbe derivato. Plurimi sono gli elementi indiziari a sostegno della consapevolezza dei soggetti imprenditoriali beneficiari delle indebite compensazioni circa la partecipazione a un preciso disegno criminoso: un esame superficiale del bilancio pubblicato dalle società detentrici dei crediti fittizi pone pochi dubbi circa la non veridicità dei dati economici esposti; la scelta del fideiussore svizzero (nemmeno iscritto negli albi tenuti dalla Banca d’Italia) e la lettura della polizza assicurativa proposta inducevano a ritenere che le imprese accollanti non avrebbero prestato alcuna garanzia per l’adempimento degli obblighi assunti.
Altro elemento caratterizzante il modello evasivo fiscale ideato dal sodalizio criminoso è dato dalla partecipazione di imprese “portatrici” di crediti IVA certificati che in realtà erano soggetti economici inesistenti (solitamente di costituzione recente, dichiaravano la loro sede d’affari presso luoghi dove insistono realtà aziendali differenti, presentavano le dichiarazioni inziali necessarie ad avviare il circuito illecito e sono formalmente amministrate da persone prive di ogni capacità manageriali). Tali soggetti giuridici, in data odierna, sono stati raggiunti dal provvedimento cautelare del sequestro impeditivo delle quote societarie.
La complessa indagine, condotta dalle Fiamme Gialle di Catania, ha dunque consentito di interrompere uno schema delinquenziale attuale e ripetuto di evasione d’imposte orchestrato da figure professionali qualificate, imprenditori prestanome compiacenti e imprese pronte ad accaparrarsi benefici fiscali non spettanti; l’attività delle Fiamme Gialle etnee assume ancor maggior pregio ove si consideri l’attuale e generale crisi economica indotta dalla fase pandemica che già mette a rischio la sopravvivenza di molte imprese che verrebbero ulteriormente minacciate dalla presenza sul mercato di società commerciali sleali che operano mettendo continuamente a frutto ripetuti inadempimenti dell’obbligo di versare le imposte dovute.

Post popolari in questo blog

Oro Rosso: rubano 15 chilometri di rame da una linea elettrica, denunciate 5 persone

  Comando Provinciale di Lucca - Vagli Sotto (LU), 14/08/2024 10:44 Tutto è partito da una denuncia presentata la fine dello scorso anno presso il comando Stazione Carabinieri di Camporgiano dal competente ufficio ENEL Distribuzione s.p.a. che aveva lamentato nel comune di Vagli Sotto, la sottrazione di 15 chilometri del prezioso conduttore in rame che componeva la linea elettrica in alta tensione denominata “Gorfigliano”, al momento inoperante, che si dilunga parallelamente alla Strada Provinciale 50. Da quel momento erano partite le indagini dei militari che hanno dovuto eseguire minuziosi accertamenti, resi più complicati dal fatto che il furto, probabilmente consumatosi in momenti diversi, era avvenuto diverso tempo prima rispetto alla presentazione della denuncia. Dai sopralluoghi era emerso che i presunti autori avevano di fatto sfilato i cavi, del peso di circa 10 tonnellate e valore commerciale aggirante sui 40.000 euro, caricandoli poi su un camion della società per la qua...

INCHIESTA DDA SCUOTE LA LIGURIA

  Procura della Repubblica di Genova Direzione Distrettuale Antimafia COMUNICATO STAMPA Ravvisato l’interesse pubblico nella divulgazione di informazioni riguardanti l‘accertamento di episodi di corruzione ritenuti essere stati perpetrati in occasione di consultazioni elettorali riguardanti la Liguria, nonché nell’ambito della Autorità di sistema portuale e della P.A. regionale, e fatta salva la presunzione di innocenza – in base sagli artt. 27 della Costituzione, 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, 47 e 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea – delle persone sottoposte ad indagini preliminari, nonché la possibilità per queste e per le aziende coinvolte (ma allo stato non destinatarie di contestazioni), di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede Si comunica che: nella mattinata odierna militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Genova stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di...

FOCUS SU MAFIA A RAGUSA

FONDAZIONE CAPONNETTO: FOCUS ANALITICO SULLE INFILTRAZIONI CRIMINALI NELLA PROVINCIA DI RAGUSA 2015 a cura di Salvatore Calleri INDICE PROLOGO CLAN PROVINCIA DI RAGUSA SCIOGLIMENTO COMUNE DI SCICLI MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI VITTORIA INTERROGAZIONI PARLAMENTARI SULLA MAFIA NEL RAGUSANO CONCLUSIONI PROLOGO L'idea di questo focus nasce dal fatto che in provincia di Ragusa la sottovalutazione della presenza delle organizzazioni criminali è purtroppo molto alta. Non è raro assistere al fenomeno del negazionismo della presenza della mafia da parte di esponenti politici o della società civile. Da questo punto di vista Ragusa è assimilabile ad alcune realtà del centro nord non abituate alla criminalità organizzata. I fatti criminali però ci dimostrano l'esatto contrario tant'è che le relazioni della DNA e della DIA oramai da tempo mappano il territorio della provincia di Ragusa. Oggi quindi negare è impossibile e sorge il ragionevole dubbio che chi segue il negazioni...