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SACRA CORONA UNITA, 15 ARRESTI NEL LECCESE

 (9Colonne) Lecce, 7 feb - I Carabinieri, su ordine della magistratura, hanno arrestato nel Leccese 15 persone (11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) per associazione mafiosa finalizzata all'usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico mafioso. L'indagine sviluppata sui territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d'Otranto è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. L'esecuzione degli arresti ha visto impegnati oltre 120 Carabinieri in forza ai reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Lecce, con il concorso dello Squadrone Eliportato Cacciatori "Puglia" e le unità antidroga e anti-esplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, supportate dall'alto da un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari. L'associazione mafiosa colpita, secondo gli inquirenti, rappresenta - sin dagli anni Settanta - un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina ed a capo della quale figurerebbero due esponenti della Sacra Corona Unita che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite, in particolare prestito di denaro a usura, estorsioni, imposizioni di versamento del "punto cassa" per l'esercizio di spaccio di stupefacenti (somma di denaro pagata dagli spacciatori per cedere gli stupefacenti in una determinata "piazza"), sottoscrizione di contratti assicurativi e fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della condizione di assoggettamento, presente nel contesto territoriale nel quale storicamente la Scu aveva esercitato una vis intimidatoria. I tentacoli malavitosi si sarebbero insinuati anche nei gangli della pubblica amministrazione sancendo un "contratto" criminale imbastito sullo scambio elettorale politico-mafioso, in base al quale la congrega delinquenziale avrebbe assicurato a un candidato alle ultime elezioni amministrative - tenutesi nel settembre 2020 in un Comune salentino - almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere che, nell'esercizio del mandato, avrebbe garantito l'asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell'organizzazione mafiosa. L'attività investigativa, inoltre, ha consentito di ipotizzare l'imposizione di un tasso usurario applicato dal sodalizio ai danni di molte vittime, tra cui diversi imprenditori della zona, oscillante dal 20 al 25% mensili ed in alcuni casi anche maggiore; individuare le attività formalmente "lecite" verosimilmente poste in essere dal clan, tra cui quelle gestite da un'agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurative; sostenere che, il titolare di una scuola guida, avrebbe stretto un patto criminoso con il clan, assumendo il figlio di uno dei due capi ai vertici dell'organizzazione, in forza del quale, avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato in danno di un'altra agenzia concorrente; in cambio di tale "sponsorizzazione" i relativi proventi dell'attività della scuola sarebbero confluiti, in parte, nelle casse dell'organizzazione criminale. 



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