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Droga, estorsioni, ricettazione e armi a Catania 24 arresti nel clan Scalisi

 

 

Eseguita in tutta Italia l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catania nei confronti di 14 persone.

Il provvedimento è stato adottato, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia catanese, perché gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e detenzione abusiva di armi, ricettazione, intimidazioni, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravati dall’essere stati commessi al fine di agevolare il clan mafioso Scalisi.

Il provvedimento si aggiunge a quello già eseguito lo scorso 16 settembre e che ha portato in carcere altre dieci persone appartenenti allo stesso gruppo criminale.

All’esecuzione dell’ordinanza hanno provveduto i poliziotti della Squadra mobile di Catania e del commissariato di Adrano, coordinati dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato con la collaborazione delle Squadre mobili di Napoli, Caserta, Taranto, Nuoro, Sassari, Udine, Pavia, Siracusa e Chieti e del commissariato di Caltagirone.

Nel corso delle indagini gli agenti hanno sequestrato oltre un chilo di droga, in particolare cocaina e marijuana, e tre pistole con relativo munizionamento.

I primi dieci provvedimenti sono stati eseguiti urgentemente con lo scopo di scongiurare una serie di omicidi che gli indagati avevano in programma di eseguire e che erano stati ideati dall’attuale reggente del clan Scalisi per ragioni legate alla morte del figlio diciassettenne, ucciso a coltellate durante una violenta rissa tra giovani avvenuta a Francofonte (Siracusa) il 20 aprile scorso.

Il proposito di eseguire gli omicidi è emerso durante le attività di intercettazione, che hanno evidenziato la forte volontà di vendetta dell’uomo che aveva pianificato di effettuare gli omicidi negli ultimi giorni di settembre.
Le intercettazioni hanno inoltre evidenziato che i piani per la realizzazione delle uccisioni interessavano anche lo zio e altri appartenenti al nucleo familiare, residenti a Chieti.

In particolare, questo ramo della famiglia era stato incaricato di confezionare delle finte divise da carabiniere e noleggiare un furgone senza localizzatore satellitare, che sarebbe stato utilizzato per reperire armi e per il viaggio di andata e ritorno da Chieti alla Sicilia.

Gli investigatori hanno anche scoperto che per crearsi un alibi lo zio avrebbe partecipato ad un matrimonio previsto per il 20 settembre, per poi scendere in Sicilia, partecipare all’omicidio e tornare in Abruzzo subito dopo.

Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 150 operatori appartenenti alle questure di Catania, Napoli, Caserta, Nuoro, Sassari, Pavia, Siracusa, Udine, Taranto e Chieti, ai Reparti prevenzione crimine di Catania, Palermo e Siderno, alle Unità cinofile della Polizia di Stato di Catania, Palermo, Napoli e Ancona, oltre a un elicottero del Reparto volo di Palermo.

24/09/2025

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