Roma, 21 marzo 2019 – La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha audito oggi il presidente della commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio di Utilitalia, Alberto Ferro.
Ferro ha delineato le caratteristiche del flusso degli abiti usati da raccolta differenziata e si è poi focalizzato sulle possibili fattispecie di illeciti riscontrabili nella filiera. Oggi, sul totale dei rifiuti da raccolta differenziata urbana, gli abiti usati rappresentano circa l’1% in termini di quantità, pari a 133mila tonnellate nel 2017. Nonostante i volumi ridotti di questo flusso, Ferro ha riconosciuto il suo peso in termini di immagine e sensibilità dell’opinione pubblica, essendo gli indumenti usati al centro di una delle più storiche catene di solidarietà.
Oggi, gli abiti usati si distinguono in tre flussi: una parte, scambiata attraverso negozi dell’usato o raccolta direttamente dalle parrocchie e altre associazioni benefiche non diventa mai rifiuto. Il resto, raccolto principalmente attraverso i cassonetti stradali o nei centri di raccolta, entra nella filiera del rifiuto: materiale che viene selezionato, e da qui rivenduto previa igienizzazione, oppure avviato a riciclo delle fibre tessili.
Concentrandosi sulla filiera dell’abito usato come rifiuto, secondo quanto riferito da Ferro si osservano problemi comuni ad altre filiere rispetto alle impurità del rifiuto, i rischi di saccheggio, ma anche all’organizzazione delle modalità di raccolta, il controllo su di essa e la rendicontazione, con dei materiali che sono di valore contenuto e mal sopportano ingenti costi di rendicontazione e controllo.
Secondo Ferro, invece, caratteristica specifica della filiera degli abiti usati è il fatto che dovrebbe essere a valore positivo, dato che in molti casi questo servizio viene affidato agli operatori della raccolta a costo zero, o a fronte dell’assunzione di alcuni impegni, per esempio legati all’occupazione. Gli operatori, ha spiegato ancora l’audito, sono di diversi tipi: piccoli o strutturati, non profit o aziende; in linea di massima, ci sono operatori integrati che fanno raccolta e gestiscono impianti di igienizzazione e trattamento, e altri che di occupano solo dell’aspetto logistico.
Rispetto alle diverse fattispecie di illecito osservabili nel settore, Ferro ha parlato in primo luogo di contabilizzazioni scorrette a danno dei Comuni rispetto agli abiti raccolti. Altri illeciti osservabili, secondo l’audito, riguardano l’uso di personale, apparecchi e modalità di raccolta non in regola, o casi in cui chi fa la raccolta effettua da subito una cernita. Si arriva poi, ha spiegato Ferro, a situazioni di peggiori illiceità, come l’immissione sul mercato degli indumenti usati senza igienizzazione, seguendo un ciclo non aderente ai dettami, e il traffico di questi materiali, con triangolazioni internazionali che rendono opaca la destinazione finale dei materiali. Una filiera su cui ricade anche, ha detto Ferro, l’attenzione della criminalità organizzata, a diversi livelli.
Di fronte a questi illeciti, Ferro ha spiegato che Utilitalia, pur non avendo poteri di controllo, come associazione di categoria ha avviato delle azioni volontarie per far sì che le aziende di igiene urbana possano riappropriarsi delle fasi di controllo della filiera a valle. L’associazione, ha riferito l’audito, ha istituito un tavolo promosso anche con rete Onu e il centro Nuovo modello di sviluppo, a cui hanno partecipato diverse realtà settoriali tra cui il consorzio degli operatori degli abiti usati Conau. Il tavolo ha l’obiettivo di mettere a punto delle linee guida per l’elaborazione dei bandi del servizio di raccolta e avvio a recupero degli abiti. Un documento su base volontaria che, ha dichiarato Ferro, è in procinto di essere licenziato, insieme anche alla bozza di bando e di capitolato.
«Nonostante gli abiti usati rappresentino circa l'1% dei rifiuti da differenziata, sono al centro di una filiera con numerose criticità, legate sia agli illeciti commessi dagli operatori del settore, sia a rapporti con la criminalità organizzata. Spero che le linee guida di Utilitalia contribuiscano ad aumentare il livello di legalità di questa filiera, su cui invito le aziende di igiene urbana a tenere alto il livello di attenzione», ha dichiarato il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli.