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Foggia: ragazze sequestrate e costrette a prostituirsi

Riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona ai danni di ragazze minori. Queste sono le accuse per le sei persone, due delle quali minorenni, fermate stamattina dai poliziotti della Squadra mobiledi Foggia.
L’indagine nasce dalla fuga di una ragazzina, avvenuta nella notte del 3 settembre scorso, dal campo rom di via San Severo; la giovane era riuscita a scappare dopo essere stata colpita duramente con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni parte del corpo, nonché trascinata a terra per i capelli, all’interno della baracca nella quale veniva segregata, da uno dei fermati.
La minore era riuscita a chiedere aiuto ad alcune persone che occupavano un vicino accampamento e che avevano chiamavano la Polizia ed il 118.
Alla ragazza era stato imposto, inoltre, di prostituirsi anche durante la gravidanza, fino al settimo mese di gestazione, e gli arrestati stavano anche concordando la possibilità di vendere il nascituro per 28 mila euro.
Da questo episodio i poliziotti hanno accertato che le minori, provenienti da nuclei disagiati, una volta condotte nel campo nomadi con l’inganno e l’impiego degli stratagemmi più vari, venivano segregate all’interno di alcune baracche lì presenti, chiuse dall’esterno con una catena ed un lucchetto, picchiate continuativamente e costrette a prostituirsi sotto il diretto controllo dei loro aguzzini. Prassi consolidata era quella di costringere le minori a prostituirsi anche durante la gravidanza e, davanti al rifiuto opposto dalle vittime, le ragazze venivano percosse senza pietà da chi era eservitava il controllo su di loro.
Le ragazze, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, non avevano scampo. Erano controllate 24 ore al giorno, sia durante la permanenza nel campo, sia durante gli spostamenti dalla baracca, fino alla SS 16, strada in cui erano costrette a prostituirsi, dopo essere state accompagnate in automobile dagli indagati.

Comunicato tratto dal sito della polizia di stato

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