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Firenze: liberata la Fortezza dagli spacciatori (nigeriani), 26 arresti


Era diventata, da mesi, la centrale di smercio di stupefacenti a Firenze. La Fortezza da Basso o, meglio i giardini che la circondano, costituivano un formidabile nascondiglio per la droga che, a tutte le ore del giorno, veniva spacciata da un’organizzazione composta da nigeriani e marocchini. E oggi, con un’operazione che ha portato 26 arresti, la Polizia ha dato un grosso colpo allo spaccio nella zona. Esposti di cittadini ed associazioni e la morte di una giovane, nel settembre 2018 avevano messo sotto la lente della Polizia la Fortezza e le sue vicinanze. Nonostante i diversi blitz delle forze dell’ordine gli spacciatori non si erano però scoraggiati ed anzi, avevano ricominciato nei loro traffici subito dopo ogni intervento. Le difficoltà emerse per gli investigatori erano legate soprattutto alla presenza di vedette in bicicletta che “pattugliavano” la zona esterna allo spaccio, pronte a segnalare movimenti delle Forze di polizia; un’altra criticità era legata al fitto fogliame presente nella zona, dove poter nascondere le dosi da smerciare. Con il coordinamento investigativo della Direzione centrale per i servizi antidroga, del Servizio centrale operativo e del Servizio polizia scientifica, gli agenti della questura fiorentina hanno così sviluppato un approccio diverso alla situazione. Sono state istallate delle microcamere che registravano a distanza tutte le attività dei singoli spacciatori individuandone ruoli ed abitudini. Non solo, agenti “sottocopertura” si sono finti tossicodipendenti e hanno acquistato modiche quantità per certificare, anche con queste cessioni, l’effettiva sussistenza di un traffico di stupefacenti. L’attività è durata due mesi ed ha documentato moltissimi episodi di spaccio a carico di 26 persone. Eroina, hashish e marijuana generavano un notevole volume di affari per gli spacciatori che si erano organizzati con una struttura orizzontale. Pur non mancando personaggi con maggiori attitudini criminali rispetto agli altri, gli appartenenti al gruppo non erano legati gerarchicamente tra loro quanto da un mutuo sostegno nelle singole attività: c’era chi nascondeva la droga, chi la cedeva e chi prendeva il denaro dai clienti, in un continuo scambio di ruoli. L’intento era quello di confondere le attività investigative delle Forze di polizia ed occultare la droga sino all’ultimo momento prima della cessione. Uno dei metodi più usati era quello di nascondere in bocca la singola dose sigillata, per poterla ingoiare in caso di intervento della Polizia. Seguendo gli spostamenti dei pusher gli agenti della Mobile sono riusciti anche ad intercettare la consegna di mezzo chilo di eroina pura in un’area di sosta in autostrada.

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