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OPERAZIONE PUPI DI PEZZA CATANIA

Su  delega  di  questa  Procura  della  Repubblica,  i  Finanzieri  del  Comando Provinciale  della  Guardia  di  Finanza  di  Catania  hanno  dato  esecuzione  a un’ordinanza  di  misure  cautelari  emessa  dal  G.I.P.  del  Tribunale  etneo  nei  confronti di  11  persone  (delle  quali  9  agli  arresti  domiciliari  e  2  destinatarie  di  interdittive dell’esercizio  di  imprese)  per  la  perpetrazione  sistematica  di  bancarotte fraudolente  (patrimoniali  e  documentali)  e  reati  tributari  (sottrazione  fraudolenta  al pagamento  di  imposte)  anche  in  forma  associata  nonché    delitti  di  favoreggiamento personale e reale. Con  il  medesimo  provvedimento  è  stato  altresì  disposto  il  sequestro  preventivo diretto  di  4  marchi  registrati  e  4  complessi  aziendali  per  un  valore complessivo  di circa  11  milioni di  euro,  tutti oggetto  di condotte distrattive. L’investigazione,  condotta  dal  Nucleo  di  Polizia  Economico-  Finanziaria  di  Catania (Gruppo  Tutela  Economia)  sotto  le  direttive  di  questa  procura  distrettuale, convenzionalmente  nota  come  “PUPI  DI  PEZZA”,  ha  disvelato  l’esistenza  di  un collaudato  sistema  fraudolento  in  grado  di  garantire  a  diversi  gruppi  familiari imprenditoriali  la  sottrazione  al  pagamento  di  un  complessivo  volume  di imposte  di  oltre  220  milioni  di  euro  e  la  contestuale  elusione  di  procedure esecutive e  concorsuali.   L’indagine  delle  Fiamme  Gialle  etnee  nasce  dal  costante  monitoraggio  delle posizioni  di  contribuenti  destinatari  di  ingenti  cartelle  esattoriali  che  avviano  la procedura  di  liquidazione  affidando  la  stessa  a  “prestanome”  così  da  escludere  gli effettivi  amministratori  da  ogni  responsabilità  penale  e  civile  con  l’unica  finalità  di continuare  l’attività  d’impresa  attraverso  una  differente,  solo  in  apparenza,  società commerciale.    Ad  orchestrare  e  scandire  le  fasi  del  circuito  criminale  era  lo  studio  associato POGLIESE,  che  assumeva  il  ruolo  di  “regista”  del  sistema  illecito  attraverso  l’opera diretta  del  commercialista  Antonio  POGLIESE  (cl.1944)  e  di  alcuni  suoi  associati, Michele  CATANIA  (cl.1966)  e  Salvatore  PENNISI  (cl.1973),  i  quali,  avvalendosi  di Salvatore  VIRGILLITO  (cl.1953),  anch’egli  agli  arresti  domiciliari,  costituivano   un’associazione  a  delinquere  (almeno  dal  2013)  dedita  ad  una  serie  indeterminata di condotte delittuose in materia societaria, fallimentare  e fiscale. In  pratica,  l’attività  svolta  dagli  specialisti  del  Nucleo  di  Polizia  Economico- Finanziaria  –  consistita  nell’esecuzione  di  intercettazioni  telefoniche  e  ambientali nonché  di  accertamenti  bancari  e  acquisizioni  documentali  presso  enti  pubblici  –  ha messo  in  luce  l’esistenza  di  un  articolato  sistema  illecito  che  si  sviluppava attraverso le  seguenti  fasi:
 - - - una  società  in  stato  palese  di  deficit  finanziario  –  caratterizzato,  in  particolare, da  consistenti  debiti  erariali  -  si  affidava  allo  studio  POGLIESE  al  fine  di  eludere eventuali  procedure  fallimentari  e  di  riscossione.  Nello  specifico,  i  professionisti indagati  subentravano  formalmente  quali  intermediari  abilitati  alla  trasmissione telematica  delle  dichiarazioni  fiscali  dei  gruppi  societari  ma,  di  fatto,  fornivano  un illecito  “pacchetto”  di  servizi  per  condurre  le  imprese  “sottopatrimonializzate”  al riparo  da possibili investigazioni delle Autorità preposte; con  il  subentro  dello  studio  POGLIESE,  le  imprese  venivano  poste  in liquidazione  (ancorché  la  loro  situazione  patrimoniale  imponesse  il  deposito delle  scritture  contabili  in  Tribunale  per  l’avvio  della  procedura  fallimentare), affidando  il  ruolo  di  liquidatore  a  persona  di  fiducia  dello  studio  POGLIESE,  priva di  competenze  professionali,  il  cui  compenso  mensile  (di  qualche  centinaio  di euro) era corrisposto  dagli effettivi  amministratori della società; il liquidatore  prestanome  favoriva  l’effettuazione  di  indebiti  pagamenti preferenziali  e  la  distrazione  degli  asset  patrimoniali  più  significativi  a  favore  di ulteriori  società  riconducibili  agli  stessi  amministratori  di  quella  posta  in liquidazione  (nei  fatti,  una  società  “specchio”  con  oggetto  sociale  similare,  sedi coincidenti  nonché  il  medesimo  personale  dipendente  e  stessi  fornitori  e  clienti, che  attraeva  dalla  società  decotta  gli  elementi  patrimoniali  positivi  acquisendoli  a condizioni  economiche  di  assoluto  vantaggio);  il  tutto  a  danno  dell’Erario  che restava l’unico creditore  non  soddisfatto; chiusura  della  liquidazione  e  cancellazione  dal  registro  delle  imprese  della società  originaria,  nel  frattempo  “svuotata”  di  tutto  tranne  che  delle  imposte iscritte  a  ruolo  che  restavano  le  uniche  passività  finanziarie  non  soddisfatte.  Si evidenzia  che,  trascorso  un  anno  dalla  cancellazione,  il  Pubblico  Ministero,  ai sensi della legge fallimentare,  non  può  più  chiederne il  fallimento. Il  fittizio  liquidatore  era  gestito  da  Salvatore  VIRGILLITO  che  rappresentava  l’anello di  congiunzione  tra  i  reali  amministratori  delle  società  decotte,  il  prestanome  e  lo studio  associato  POGLIESE.  Emblematiche  sono  diverse  conversazioni  telefoniche intercettate  nelle  quali  VIRGILLITO  lamentava  con  i  professionisti  dello  studio POGLIESE  il  mancato  versamento  delle  “paghe”  mensili  garantite  al  liquidatore  di comodo  dai reali amministratori delle società commerciali truffaldine.   Nei  casi  specifici  che  ora  saranno  brevemente  rassegnati,  questa  Procura, supportata  dalla  Guardia  di  Finanza  di  Catania  che  ha  assicurato  un’attività costante  di  analisi  e  un  monitoraggio  a  tappeto  delle  esposizioni  debitorie  maturate da  contribuenti  infedeli  nei  confronti  dello  Stato  e  penetranti  attività  investigative,
nel  corso  delle  indagini  ha  esercitato  tempestivamente  le  funzioni  attribuite  dalla legge  fallimentare  presentando  d’iniziativa  la  richiesta  per  la  dichiarazione  di fallimento  delle  società  insolventi.  Il  tempestivo  intervento  giudiziario  ha scompaginato  i  progetti  criminali,  da  tempo  avviati,  suscitando  le  immediate reazioni  degli  indagati  che,  contando  sulla  cronica  inerzia  dell’Agente  di riscossione,  non  avevano  tenuto  conto  della  possibile,  solerte  iniziativa  di  questo Ufficio  (artt.6 e  7, R.D. n.267/1942).      A  beneficiare  deliberatamente  dell’opera  criminale  dell’associazione  a  delinquere composta dai  professionisti  arrestati e da  VIRGILLITO,  i seguenti soggetti: - i  fratelli  Antonino  GRASSO  (cl.1965),  Giuseppe  Andrea  GRASSO  (cl.1968), Michele  GRASSO  (cl.1961),  sottoposti  agli  arresti  domiciliari,  amministratori  e proprietari  della  fallita  “DIAMANTE  FRUIT  S.R.L.”,  già  attiva  nel  commercio all’ingrosso  di  frutta  e  ortaggi  con  sede  ad  Acireale  (CT),  che,  in  ragione  di  un accertamento  effettuato  dall’amministrazione  finanziaria  nel  2002,  aveva maturato  nei  confronti  dell’Erario  un  debito  complessivo  di  circa  215 milioni  di  euro,  rappresentato  solo  in  parte  in  bilancio.  I  predetti  distraevano  i marchi aziendali registrati all’Ufficio Italiano Brevetti (“SAPORITA”, “GOLOSITA”,  DIAMANTE”,  “DIAMANTE  FRUIT”),  il  cui  valore  economico effettivo  è  di  circa  1,8  milioni  di  euro,  in  favore  di  un’ulteriore  loro  società (“KALIPSO  S.R.L.”,  avente  sede  a  Milano,  esercente  l’attività  di  gestione  di beni  immobili  propri)  al  prezzo  inferiore  di  520  mila  euro  (corrisposti,  tra  l’altro, con  crediti  inesistenti).  Inoltre,  va  evidenziato  che  gli  indagati,  al  fine  di  impedire agli  investigatori  la  ricostruzione  del  patrimonio  e  del  volume  d’affari  effettivi, occultavano  libri giornale, contabilità di  magazzino e scritture  contabili.   La  fase  finale  del  disegno  fraudolento  prevedeva  l’incorporazione  della “KALIPSO  S.R.L.”  (la  cui  effettiva  proprietà  era  stata  inizialmente  “schermata” attraverso  l’interposizione  di  fiduciarie  svizzere  e  inglesi,  dotata  nel  frattempo  dei marchi  e  degli  immobili)  nella  “GRASSO  DISTRIBUZIONI  S.R.L.”  costituita  nel 2012  per  diventare  l’erede  della  ““DIAMANTE  FRUIT  S.R.L.”.  Tale  fase  non  si  è concretizzata  grazie  al tempestivo intervento di questa  Procura; - Concetta  GALIFI  (cl.  1980),  destinataria  della  misura  degli  arresti  domiciliari, nella  sua  qualità  di  amministratore  della  “PRIMA  TRASPORTI  S.R.L.”, esercente  l’attività  di  trasporto  merci  su  strada,  avente  sede  in  Paternò  (CT),  in liquidazione  dal  2015,  dichiarata  fallita  nel  febbraio  2018.  Nello  specifico,  nel 2011  il  conseguimento  di  una  perdita  d’esercizio  determinava  l’azzeramento  del capitale  sociale  e  poneva  la  “PRIMA  TRASPORTI”  in  uno  stato  evidente  di insolvenza.  La  GALIFI,  supportata  dallo  studio  POGLIESE  e  dal  liquidatore “testa  di  legno”,  proseguiva  l’attività  d’impresa  aggravando  il  dissesto  e
sottraendosi  al  pagamento  di  debiti  erariali  superiori  a  2  milioni  di  euro, favorendo,  già  negli  anni  antecedenti  alla  liquidazione,  il  passaggio  di  forza lavoro,  automezzi,  avviamento  e  portafoglio  clienti/fornitori  alla  “GALI  GROUP S.R.L.”,  avente  sede  a  Ispica  (RG),  esercente  l’attività  di  trasporto  merci  su strada,  amministrata  dalla  cognata  di Concetta GALIFI; - Rosario  PATTI  (cl.1940),  agli  arresti  domiciliari,  amministratore  di  fatto  della “PATTI  DIFFUSIONE  S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  commercio  all’ingrosso  e  al dettaglio  di  abbigliamento  e  calzature,  avente  sede  in  Acireale  (CT),  dichiarata fallita  dal  Tribunale  etneo  nell’aprile  2017.  In  presenza  di  un  capitale  sociale eroso  dalle  perdite  sin  dal  2006,  il  PATTI  proseguiva  l’attività  d’impresa  anziché affidarsi  a  una  procedura  concorsuale,  aggravandone  il  già  palese  dissesto, omettendo  il  pagamento  di  debiti  erariali  e  previdenziali  superiori  a  2  milioni di  euro  nonché  redigendo  un  bilancio  non  veritiero  per  effetto  di  omissioni  e  falsi appostamenti  contabili.  Nello  stesso  frangente  temporale,  il  PATTI  contribuiva  a distrarre  il  complesso  aziendale  della  fallenda  a  beneficio  della  “CTA  FIN S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  commercio  al  dettaglio  di  confezioni  per  adulti, avente  sede  in  Misterbianco  (CT),  società  amministrata  di  fatto  dallo  stesso PATTI,  attraverso  la  simulazione  di  un  fitto  d’azienda  e  di  un  contratto estimatorio per il trasferimento delle merci.   Da  ultimo,  la  complessa  investigazione  delle  Fiamme  gialle  etnee  ha  fatto emergere  le  ulteriori  due  seguenti  vicende  societarie  caratterizzate  dall’attuazione del medesimo  e collaudato sistema  illecito:   -  la  prima  afferente  alla  “GRANDI  VIVAI  SOCIETA’  AGRICOLA  S.R.L.”,  avente sede  in  Paternò  (CT),  esercente  l’attività  di  coltivazioni  di  fiori  e  piante ornamentali,  fallita  nel  luglio  2018  e  amministrata  da  Alfio  SCIACCA  (cl.  1952), destinatario  del  divieto  temporaneo  di  esercitare  attività  imprenditoriali  per un  anno;  il  predetto,  attraverso  la  realizzazione  di  un’operazione  straordinaria  di scissione  societaria,  favoriva  la  distrazione  degli  asset  patrimoniali  più  redditizi della  società  deficitaria  a  vantaggio  di  “PLANETA  S.R.L.”,  avente  sede  a Catania,  esercente  l’attività  di  progettazione,  esecuzione  di  lavori  specializzati nel  verde,  società  quest’ultima  riconducibile  alla  medesima  compagine  societaria della  fallita.  In  più,  lo  stesso  Alfio  SCIACCA,  favorito  dallo  studio  associato POGLIESE,  si  sottraeva  dal  pagamento  di  imposte  per  un  volume complessivo  superiore  a  1  milione  di  euro.  Nel  caso  specifico,  tra  le  preziose “eredità”  ricevute  da  “PLANETA  S.R.L.”  vi  erano  rilevanti  commesse  pubbliche  in atto  nonché  le  credenziali  per  la  partecipazione  e  l’aggiudicazione  di  nuovi appalti  pubblici;
-  la  seconda  vicenda  vede  quale  ulteriore  destinatario  di  misura  interdittiva  del divieto  temporaneo  di  esercitare  attività  imprenditoriali  per  un  anno, Nunziata  CONTI  (cl.1954),  quale  amministratore  della  “F.LLI  CONTI PATERNO’  S.R.L.”,  avente  sede  a  Paternò  (CT),  esercente  il  commercio all’ingrosso  di  prodotti  ortofrutticoli,  dichiarata  fallita  nel  giugno  del  2018,  che contribuiva  ad  aggravarne  il  dissesto  proseguendo  dal  2008  l’attività  d’impresa pur  in  carenza  di  capitali  propri,  favorendo  la  distrazione  del  complesso aziendale  a  beneficio  di  altra  società  del  gruppo  (“F.LLI  CONTI  GROUP  S.R.L.”, con  sede  a  Paternò,  esercente  il  commercio  all’ingrosso  di  ortofrutta)  e sottraendosi  al  pagamento  di  imposte  per  oltre  1  milione  di  euro.  Anche  in questo  caso  venivano  effettuati  pagamenti  preferenziali  a  favore  di  soci  e amministratori,  occultamento  delle  scritture  contabili  e  l’apposizione  in  bilancio  di voci non  veritiere. Con  l’esecuzione  dell’odierno  provvedimento  giudiziario,  i  Finanzieri  del  Nucleo  di Polizia  Economico-  Finanziaria  di Catania  hanno  sottoposto  a  sequestro: -  i  seguenti  marchi  registrati,  oggetto  delle  condotte  distrattive:  “SAPORITA”, “GOLOSITA”,  DIAMANTE”,  “DIAMANTE  FRUIT”,  con  i  quali  i  fratelli  GRASSO operavano nel settore ortofrutticolo;   -  i  complessi  aziendali  appartenenti  alle  società  fallite  “PRIMA  TRASPORTI S.R.L.”,  “GRANDI  VIVAI  SOCIETA’  AGRICOLA  S.R.L.”,  “F.LLI  CONTI PATERNO’  S.R.L.”  e  “PATTI  DIFFUSIONE  S.R.L.”,  che  sono  stati  affidati  ad  un amministratore  giudiziario, per un  valore  complessivo  di circa 11  milioni di  euro. In  definitiva,  l’odierna  operazione  “PUPI  DI  PEZZA”  ha  consentito  di  far  luce  su  un sistema  affaristico  diretto  dallo  studio  associato  POGLIESE  e  alimentato  dall’opera di  liquidatori  “prestanome”  e  imprenditori  sleali,  i  quali,  adottando  fittizi  progetti  di riorganizzazione  aziendali  straordinari  o  predisponendo  bilanci  non  veritieri, riuscivano  sistematicamente  a  frodare  l’Erario  per  un  totale  di  oltre  220  milioni  di euro,  rendendo  vana  qualsiasi  azione  esecutiva.  Tale  vantaggio  competitivo criminale,  frutto  di  sistematiche  distrazioni  dei  valori  patrimoniali  più  redditizi, consentiva  ai  gruppi  imprenditoriali  indagati  di  continuare  a  operare  nel  mercato  in costante  dispregio  degli  obblighi  di  legge,  frodando  il  Fisco,  gli  enti  assistenziali  e quelli  previdenziali  nonché  arrecando  danni  economici  alle  imprese  concorrenti operanti nel  medesimo  segmento  commerciale. Catania,  13  febbraio  2019 

.  Soggetti  destinatari  delle misure  cautelari personali - - - - - - - - - - - Antonio  POGLIESE  (cl.1944); Michele  CATANIA (cl.1966); Salvatore PENNISI  (cl.1973); Salvatore VIRGILLITO (cl.1953); Antonino  GRASSO  (cl.1965); Giuseppe Andrea GRASSO (cl.1968); Michele  GRASSO (cl.1961); Concetta GALIFI (cl. 1980); Rosario  PATTI  (cl.1940); (arresti  domiciliari) Alfio SCIACCA  (cl.  1952); Nunziata  CONTI (cl.1954); (interdittive esercizio  d’imprese per  un anno) 2.  Società  commerciali destinatarie  del sequestro  d’azienda - - -  -  “GALI  GROUP  S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  trasporto  merci  su  strada, avente  sede  a Ispica  (RG); “PLANETA  S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  progettazione,  esecuzione  di lavori specializzati nel verde, avente sede a Catania; “F.LLI  CONTI  GROUP  S.R.L.”,  esercente  il  commercio  all’ingrosso  di ortofrutta, con  sede  a Paternò (CT). “CTA  FIN  S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  commercio  al  dettaglio  di confezioni per adulti,  avente  sede  in Misterbianco (CT); 3.  Marchi registrati sottoposti a  sequestro - - - - “SAPORITA”;   “GOLOSITA”;   “DIAMANTE”;   “DIAMANTE FRUIT”, relativi  a  prodotti  agricoli  e  alimentari;  riconducibili  alle  società  “DIAMANTE FRUIT  S.R.L.”,  esercente  il  commercio  all’ingrosso  di  frutta  e  ortaggi  con  sede ad  Acireale  (CT);  “KALIPSO  S.R.L.”,  esercente  l’attività  di  gestione  di  beni immobili  propri,  avente  sede  a  Milano;  “GRASSO  DISTRIBUZIONI  S.R.L.” esercente  il  commercio  all’ingrosso  di  frutta  e  ortaggi  con  sede  ad  Acireale (Ct).

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